È scomparso mercoledì 11 novembre all’età di 92 anni il professor Mario Randelli, uno dei grandi maestri dell’ortopedia italiana. Già presidente Siot, è stato il fondatore della scuola italiana di chirurgia e artroscopia della spalla con la Società italiana spalla e gomito (Sicseg).
«Un uomo a cui tutto il mondo ortopedico deve molto per la capacità che ebbe di capire già allora, con lungimiranza e non comune visione del futuro, l’importanza della chirurgia della spalla, facendo dell’Italia, di Milano, prima all’Istituto Ortopedico Gaetano Pini e poi all’Istituto Clinico Humanitas, un prestigioso punto di riferimento a livello nazionale e internazionale» si legge in una nota di Siagascot, in cui la società scientifica «si stringe con affetto e amicizia all’amico Pietro, che ne ha seguito brillantemente le orme raccogliendone l’impegnativa eredità, in questo momento di grande dolore».
Accanto al ricordo dei colleghi, c’è quello dei nipoti: Filippo, Pietro e Gemma Randelli, che lo descrivono come «un grande combattente. Pacato, onesto, logico, gentile, modesto ed educato fino all’estremo. Allo stesso tempo rigoroso e determinato a compiere il suo dovere, fino all’ultimo. E così ha fatto. Il suo dovere è stato in primis dare un esempio. Un esempio di presenza, umanità, forza, coraggio e amore. Un esempio per noi familiari e per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Un medico amato dai suoi pazienti e dai suoi colleghi. Un chirurgo sublime che raramente ripeteva un gesto durante la chirurgia. Un appassionato dell’ortopedia. Una passione estrema ed epidemica, una marea, che ha travolto tutti noi. Grazie alle sue innate doti ha vissuto una grande, bella e lunga vita, vincendo le avversità con il suo sorriso compito e tenendo sempre dentro di sé le sue sofferenze. Non gli è piaciuto pesare sugli altri. Ha combattuto negli ultimi anni, aiutato strenuamente dal suo amato figlio Luca. Ha lottato, in modo incredibile, anche quest’ultima battaglia, forse la sola che abbia perso. Ma con onore e dignità. Insegnandoci, anche questa volta, in questo tragico frangente, come ci si deve comportare. Donandoci un ultimo, preziosissimo, esempio».