La Società italiana degli specializzandi in ortopedia e traumatologia (Aisot) è una società ancora giovane, che si prepara al suo terzo congresso nazionale, in programma il 10 giugno presso il Campus Aquae Meeting Center di Pavia. Giovane, ma nata per sopperire a una mancanza molto sentita, l’Aisot si è costituita qualche anno fa a Bologna quando, contattati dai colleghi della European Federation of National Associations of Orthopaedics and Traumatology (Forte), gli specializzandi italiani si sono resi conto che erano da tempo frammentati e chiusi nelle diverse scuole di appartenenza e che non esisteva a livello nazionale un punto di incontro.
A presiedere il meeting di Pavia sarà Simone Perelli, che spiega come l’Aisot si sia presto diffusa in tutta Italia, soprattutto negli ultimi due anni, aumentando i suoi iscritti, la sua presenza a livello dei congressi nazionali ed europei e la sua autonomia anche dal punto di vista scientifico. I primi due congressi nazionali (2014 e 2015) si sono tenuti presso il Rizzoli di Bologna, poi, di comune accordo, si è deciso di eleggere ogni anno una sede diversa (come accade per la Società italiana di ortopedia e traumtologia) e a novembre, nell’assemblea generale Aisot presso il congresso Siot, si è votato per Pavia come sede del congresso 2016.
Ad appoggiare fin da subito l’idea di portare a Pavia il congresso è stato Francesco Benazzo, direttore della Clinica ortopedica e traumatologica presso la Fondazione Irccs del Policlinico San Matteo, presidente onorario dell’evento: «ci supporta nel lavoro che stiamo facendo e che faremo con un entusiasmo che tutti i direttori di scuola di specialità dovrebbero avere per le iniziative dedicate ai giovani chirurghi. A differenza dei precedenti due congressi – continua Perelli – dopo averne discusso con il professor Benazzo, abbiamo voluto introdurre un format nuovo, sulla falsariga degli instructional course dell’American Academy: lo scopo è quello di poter far diventare il nostro congresso nazionale non solo un evento in cui presentare dei lavori scientifici ma un momento di confronto e di didattica in cui poter imparare da relatori “anziani” e dalle esperienze di scuole di specialità vicine e lontane».
Gli organizzatori hanno pensato dunque a tre sessioni: per ognuna ci saranno due senior surgeon che terranno una lezione magistrale, uno di questi sarà un professore e direttore di scuola di specialità, l’altro un ospite non universitario di attestata fama ed esperienza relativa al topic in questione. «Siamo anche riusciti a far venire per la prima volta a un congresso dell’Aisot un ospite straniero – dice soddisfatto Simone Perelli –. Si tratta di Joan Carles Monllau che sarà il presidente del prossimo congresso Esska (European society of sports traumatology, knee surgery & arthroscopy). Dopo le lezioni magistrali dei due relatori senior, per ogni topic, specializzandi provenienti da tutta Italia porteranno l’esperienza e casi clinici complessi della propria scuola; al termine vi sarà un momento di discussione guidato dai senior surgeon e infine un test time all’americana per verificare l’apprendimento dell’argomento».
Dal punto di vista scientifico, sono tre gli argomenti scelti per il programma di quest’anno: il trattamento delle lesioni multilegamentose di ginocchio, la gestione e il trattamento del paziente politraumatizzato e l’approccio alla patologia displasica e degenerativa dell’anca.
«Naturalmente ci aspettiamo la partecipazione maggiore possibile da parte degli specializzandi di tutta Italia – si augura il presidente del congresso – sia per la buona riuscita del congresso in sé, sia perché questi momenti, a mio avviso, sono importanti per la nostra crescita durante la formazione per stringere contatti, conoscere il modus operandi di altre scuole e quindi altre tradizioni ortopediche: ogni cosa si può affrontare in modi differenti tutti allo stesso modo corretti, per un giovane chirurgo avere la capacità di capire questo è fondamentale».
Inoltre l’importanza del congresso nazionale dell’Aisot sta nella crescita della società stessa: «in Italia, a differenza di altri Paesi, gli specializzandi non hanno ancora grande autonomia chirurgica e scientifica, negli anni questo sta cambiando lentamente anche grazie alla nostra società; avere un congresso nazionale e riuscire a costruirlo come punto fisso annuale con sempre maggiore partecipazione, prefiggerci uno scopo didattico al suo interno, avere uno spazio scientifico tutto nostro significa prenderci le nostre responsabilità».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
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