Presentati i primi dati del questionario Fnomceo sulla violenza contro i medici: la metà subisce aggressioni verbali, il 4% violenza fisica. Mentre il governo lavora a un disegno di legge, parte un corso Fad per conoscere meglio il problema
A Bari, nell’ambito della Giornata dedicata ai medici vittima di violenza, la Fnomceo ha presentato i primi risultati della survey aperta a tutti gli operatori sanitari italiani. Il 50% degli intervistati ha subito, nell’ultimo anno, aggressioni verbali; il 4% è stato vittima di violenza fisica. Sono questi i primi dati che vengono fuori dall’analisi del questionario messo on line a fine luglio dalla Fnomceo con l’obiettivo di avere numeri aggiornati e completi sul fenomeno della violenza contro i medici. Fenomeno che sta diventando sempre più una vera emergenza di sanità pubblica, tanto da stimolare l’intervento del Governo che, ad agosto, ha presentato un disegno di legge per arginarlo.
«Come medici – ha spiegato Filippo Anelli, presidente Fnomceo – abbiamo chiesto che il reato delle aggressioni contro gli operatori sanitari fosse perseguibile d’ufficio.
Questo perché il più delle volte il medico aggredito non denuncia, per vergogna, per rassegnazione, ma anche per paura, se minacciato dagli aggressori che gli intimano il silenzio. Abbiamo notato inoltre, nei progetti di legge presentati, un salto di qualità: per la prima volta, infatti, non si interviene solo modificando il Codice penale, inasprendo le pene e introducendo, per il reato, la procedibilità d’ufficio, ma si pongono in atto soluzioni di tipo strutturale. Il progetto di legge si chiude infatti proponendo che tutte le guardie mediche siano ricollocate in ambiente protetto» ha riferito Anelli.
Intanto, secondo i dati di un’indagine condotta da Federsanità Anci e Fnomceo tra sessanta aziende sanitarie, a dieci anni dalla raccomandazione del ministero della Salute numero 8 del novembre 2007 “sulla prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”, nel 77% delle strutture è stato elaborato un programma di prevenzione specifico per le aggressioni e il 50% ha avviato accordi con forze dell’ordine pubblico o altri soggetti in grado di fornire un supporto per identificare le strategie atte a eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari.
L’indagine tra i medici
I dati sono stati presentati in settembre a Bari, al Teatro Royal, dove si è celebrata la Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, dedicata alla memoria di Paola Labriola, la psichiatra uccisa da un suo paziente, e a quella di tutte le altre vittime.
Al questionario hanno risposto più di 5.000 professionisti sanitari, per la maggior parte medici (il 73%), seguiti da ostetrici (5%), infermieri (3%), odontoiatri (3%) e altri operatori, e in maggioranza (il 56%) donne. Sono arrivate risposte da tutte le Regioni, con in testa il Piemonte (circa il 21%), seguito dalla Lombardia (16%), dalla Puglia (12%) e dalla Toscana (9%).
Più del 56% di chi ha subito violenza ritiene che l’aggressione potesse essere prevista, anche se il 78% degli intervistati non sa se esistano o meno procedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza. Oltre il 38% degli operatori sanitari si sente poco o per nulla al sicuro e più del 46% è abbastanza o molto preoccupato di subire aggressioni.
«Uno dei dati a nostro avviso più allarmanti – ha commentato Filippo Anelli – è la rassegnazione che emerge dalle risposte dei nostri colleghi: il 48% di chi ha subito un’aggressione verbale ritiene l’evento abituale, il 12% inevitabile, quasi come se facesse parte della routine o fosse da annoverare tra i normali rischi professionali. Le percentuali cambiano di poco in coloro che hanno subito violenza fisica: quasi il 16% ritiene l’evento inevitabile, il 42% lo considera abituale. Questa percezione falsata e quasi rassegnata del fenomeno porta con sé gravi effetti collaterali, come la mancata denuncia alle autorità, l’immobilismo dei decisori, ma anche il burnout dei professionisti, con esaurimento emotivo, perdita del senso del sé e demotivazione nello svolgimento della professione».
Probabilmente l’impatto con soggetti violenti in sanità è davvero inevitabile: il fatto stesso che le strutture siano aperte al pubblico (il Pronto Soccorso H24) non riesce a impedire azioni di questo tipo. Tra le strutture più colpite da atti di violenza ci sono le aree di emergenza, i servizi psichiatrici, i Ser.T, la continuità assistenziale e i servizi di geriatria.
Un corso Fad per conoscere il problema
Ci sarà anche la storia vera del molestatore seriale, fatto arrestare grazie a una chat tra colleghe di guardia medica, tra i casi di studio del nuovo corso Fad della Fnomceo, che sarà dedicato alla violenza contro gli operatori sanitari, alle strategie di prevenzione e all’analisi dei dati. Il corso è online sulla piattaforma FadInMed.it dai primi di ottobre, dura circa 8 ore, è aperto a tutti i medici, è gratuito e sarà disponibile per 12 mesi.
«Obiettivo del corso Fad, centrato su un dossier e cinque casi di pratica quotidiana che rispecchiano situazioni realmente accadute, è quello di sensibilizzare medici e odontoiatri sul tema della violenza subita dagli operatori sanitari, sottolineando l’importanza della denuncia dei fatti e quella di non sottovalutare mai alcun comportamento violento, sia esso verbale, fisico o psicologico – spiega Roberto Stella, coordinatore dell’Area Strategica Formazione della Fnomceo –. Innanzitutto, il dossier definirà la violenza nelle sue diverse manifestazioni, per insegnare a riconoscerne anche le forme più subdole. È necessario dare un nome a comportamenti che, spesso, vengono sottovalutati e non denunciati. Si passerà poi a esporre i dati ad oggi disponibili del fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari, a livello nazionale e internazionale. Si analizzeranno quindi i principali fattori di rischio, i motivi che innescano gli episodi di violenza e i setting più a rischio, con un focus sui pronto soccorso e sui reparti psichiatrici, e poi le conseguenze fisiche e psichiche degli abusi. Altro tema importante affrontato sarà quello della prevenzione: si valuteranno, alla luce delle migliori evidenze scientifiche, le strategie di prevenzione delle istituzioni pubbliche. Un intero capitolo sarà dedicato alla normativa e alla giurisprudenza. Infine, analizzeremo un setting particolare: la tutela degli operatori sanitari impegnati in missioni in contesti di guerra».
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia