Quella di gomito è un’artroplastica poco frequente, che ha visto diversi cambiamenti nei decenni scorsi, fino a diventare un’opzione di trattamento consolidata per tutta una serie di condizioni. Come sempre, una delle possibilità di ottenere ulteriori miglioramenti è imparare dai fallimenti comprendendone le ragioni: è con questo scopo che un gruppo di chirurghi ortopedici operanti in due ospedali olandesi, a Breda e Amsterdam, hanno esaminato la letteratura, per poi pubblicare i risultati della loro analisi su Archives of Orthopaedic and Trauma Surgery (1).
Sul totale di 9.308 artroplastiche totali di gomito documentate, gli interventi di revisione sono stati 1.253, il 13,5%. La percentuale è più elevata in caso artrite reumatoide rispetto a quando il medesimo intervento è effettuato per osteoartrosi traumatiche e post-traumatiche. «Questo può essere spiegato – scrivono gli autori – dalla patofisiologia, dato che l’artrite reumatoide tende a colpire anche le strutture capsulo-legamentose e ha una natura progressiva. L’osteoartrosi post-traumatica ha più influenza sull’articolazione stessa e non è progressiva dopo che l’articolazione è stata asportata ed è stata impiantata la protesi».
La principale causa di revisione è stata la mobilizzazione asettica (38%), seguita dalle infezioni profonde (19%) e dalla fratture periprotesiche (12%).
Riguardo alla tipologia di protesi di gomito, articolate o non articolate, le prime mostrano una frequenza inferiore di mobilizzazione asettica, che può essere dovuta a problemi che insorgono in corrispondenza dell’interfaccia tra osso e cemento oppure a osteolisi prodotta da particelle di polietilene o dallo stesso cemento. Le protesi non articolate e semi-articolate comportano dunque miglioramento da questo punto di vista, non cambia invece la percentuale di infezioni e di fratture periprotesiche.
Nell’artroplastica di gomito l’infezione profonda è un’evenienza più frequente rispetto ad altri tipi di interventi protesici: oltre al fatto che questa articolazione è ricoperta da uno strato molto sottile di tessuti molli, c’è da notare che molti dei pazienti arrivano all’intervento dopo pesanti terapie farmacologiche (per esempio per artrite reumatoide) che ne indeboliscono il sistema immunitario.
Le fratture periprotesiche costituiscono un’altra complicanza temuta; sembra che si verifichino soprattutto in seguito a cadute e quando è già presente una mobilizzazione confermata radiologicamente. Comportano interventi di revisione particolarmente complessi, data la limitata riserva ossea a disposizione, sia nell’ulna che nell’omero.
Nel complesso, nonostante gli sforzi condotti dai chirurghi per migliorare gli outcome dell’artroplastica di gomito, questa revisione conferma che si tratta di un compito particolarmente difficile e gli studiosi olandesi hanno registrato una percentuale di fallimenti simile a quelli osservati una dozzina di anni fa da un analogo esame della letteratura condotta da Christopher Little (2).
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
1. Prkic A, Welsink C, The B, van den Bekerom MPJ, Eygendaal D. Why does total elbow arthroplasty fail today? A systematic review of recent literature. Arch Orthop Trauma Surg. 2017 Jun;137(6):761-769.
2. Little CP, Graham AJ, Carr AJ. Total elbow arthroplasty: a systematic review of the literature in the English language until the end of 2003. J Bone Jt Surg Br 87:437–444.