
Pasquale Farsetti e Carmelo D’Arrigo
Contenzioso, vocazioni, pari opportunità e medicina di genere sono dinamiche che plasmano la vita professionale quotidiana. Se ne parla al congresso Siot di Roma a novembre che intanto, dopo il cambio del format, apre a ortopedici e società scientifiche internazionali
Giovani, medicina di genere, pari opportunità… Oltre alla consueta ricchezza di temi clinici e scientifici, al congresso nazionale della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) non mancano i temi di politica sanitaria, con uno sguardo a tutto tondo sullo stato attuale della professione.
Giunto all’edizione numero 106, l’evento si tiene a Roma dal 9 all’11 novembre. Dal 2019 il format del congresso non prevede i due temi classici del passato ma, in collaborazione con le società superspecialistiche affiliate alla Siot, si occupa di tutti i settori che riguardano l’ortopedia e la traumatologia. «Questa nuova impostazione rappresenta un importante strumento didattico soprattutto per i giovani, che possono migliorare le loro conoscenze ed essere stimolati all’aggiornamento scientifico. Pertanto le nostre impressioni sono sicuramente favorevoli a questo tipo di impostazione, che abbiamo cercato di implementare ulteriormente» ci hanno detto i due presidenti del congresso Pasquale Farsetti (ordinario di Malattie dell’apparato locomotore all’Università di Roma “Tor Vergata”) e Carmelo D’Arrigo (primario di Ortopedia e traumatologia all’Ospedale San Paolo – Asl Roma 4 di Civitavecchia).
Presidenti, il congresso dà ampio spazio anche a giovani specialisti e medici in formazione, ben più operativi rispetto al passato in questa fase di carenza degli organici. Quale supporto e quale messaggio vuole dare la Siot a questi giovani?
L’attuale organizzazione del congresso prevede di affrontare, in collaborazione con le società superspecialistiche, la maggior parte delle tematiche che riguardano l’ortopedia e la traumatologia, con l’intento di aggiornare i partecipanti sugli attuali orientamenti diagnostici e terapeutici delle varie patologie. Com’è noto, la nostra disciplina ha avuto nel corso degli anni un notevole impulso innovativo in tutti i campi di interesse, basti pensare alla sempre maggiore diffusione delle tecniche chirurgiche mininvasive o all’utilizzo della chirurgia computer assistita e robotica.
Riteniamo che tale impostazione congressuale sia particolarmente utile per i giovani specialisti e i medici in formazione specialistica che, sempre più frequentemente, si trovano a ricoprire ruoli operativi di maggior impegno e responsabilità, già dai primi anni del corso di specializzazione. In effetti, come tutti sanno, negli ultimi anni è emersa una grave carenza di medici alla quale si è cercato di far fronte coinvolgendo in maniera sempre maggiore i giovani colleghi in formazione specialistica che, tuttavia, durante il loro percorso formativo avrebbero la necessità soprattutto di migliorare le loro conoscenze piuttosto che svolgere ruoli di assistenza clinica. Nell’ottica di conciliare queste esigenze apparentemente contrastanti fra di loro, ci proponiamo, nei limiti del possibile, attraverso le varie sessioni del congresso, di migliorare le conoscenze dei partecipanti più giovani e cercare di dar loro un indirizzo professionale che possa stimolarli a un continuo aggiornamento scientifico.
Come affrontate al congresso la medicina di genere e come questo approccio moderno può orientare la chirurgia ortopedica?
La medicina di genere, come ribadito dall’Organizzazione mondiale della sanità, analizza l’influenza delle differenze anatomo-fisiologiche (definite dal sesso) e socio-economiche, psicologiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia delle persone. Infatti, molte malattie comuni a uomini e donne presentano spesso differente incidenza, sintomatologia e gravità, con una risposta differente alle terapie.
Relativamente alla nostra disciplina, per quanto concerne la medicina di genere, esiste una netta differenza relativa alle fratture da fragilità, che coinvolgono soprattutto il sesso femminile in quanto maggiormente affetto da osteoporosi. Questa condizione, negli anni passati, ha avuto un trattamento condizionato dalle condizioni socio-economiche del paziente. Per esempio, le fratture del collo del femore, se trattate precocemente, consentono, soprattutto nei pazienti anziani, una migliore ripresa funzionale con evidente riduzione della mortalità. Negli anni passati però tale trattamento precoce era riservato soltanto alle classi sociali più abbienti che avevano la possibilità di usufruire della sanità privata. Questa discriminazione è stata attualmente superata in quanto, anche nelle strutture pubbliche, si riserva particolare attenzione al trattamento chirurgico di queste fratture, che viene generalmente effettuato entro le 48 ore.
Un altro settore in cui è stato dato ampio spazio al congresso e che interessa la medicina di genere è il dolore, con particolare riguardo al dolore localizzato alla colonna vertebrale. Tali problematiche incidono maggiormente nel sesso femminile e in passato venivano sottostimate e spesso correlate ad aspetti psicologici. Attualmente invece vengono affrontate dal punto di vista ortopedico, rispettando le differenze di genere e utilizzando, quando necessario, un approccio chirurgico.
In relazione alla medicina di genere è stata inoltre organizzata una tavola rotonda dedicata alla commissione “Diversity & Inclusion Siot” che mira a promuovere un ambiente di lavoro eterogeneo e inclusivo, senza discriminazioni, la cui forza lavoro sia rappresentativa della nostra società. Per la tavola rotonda sono previste due sessioni, la prima relativa alla policy Diversity & Inclusion Siot e la seconda alla leadership inclusiva e tutele legali.
Col tempo il tema delle pari opportunità rischia di perdere vigore. Perché va mantenuto vitale e quali vantaggi anche concreti può portare al movimento ortopedico?
Le pari opportunità rappresentano una condizione di parità e uguaglianza sostanziale introdotta per garantire a tutte le persone lo stesso trattamento e per prevenire forme di discriminazione sulla base di determinati aspetti come il genere, il sesso, ecc. Al tema è stata rivolta una particolare attenzione negli ultimi tempi, tuttavia, come è successo per altre problematiche, rischia di perdere vigore col passare del tempo. Nella nostra disciplina le pari opportunità hanno sempre rappresentato un problema in quanto l’ortopedia e la traumatologia venivano comunemente considerate una specializzazione di esclusiva pertinenza maschile. Tale aspetto discriminatorio traeva origine dall’idea che la forza fisica costituisse un elemento indispensabile per l’espletamento dell’atto chirurgico ortopedico. Attualmente, tuttavia, questa discriminazione è stata parzialmente superata, tanto che il numero delle specializzande è progressivamente aumentato negli anni. Tuttavia, è fondamentale continuare ad aver una particolare attenzione a questa tematica perché possa essere mantenuta vitale nel tempo.
A tale proposito nel nostro congresso è stato dato ampio spazio alle colleghe ortopediche sia per quanto riguarda le relazioni che per le moderazioni, e addirittura nell’ambito delle moderazioni di tutte le sessioni che riguardano le comunicazioni e la presentazione dei poster, sono state selezionate soltanto colleghe di sesso femminile, ovviamente con una particolare expertise sugli argomenti trattati. Il coinvolgimento sempre maggiore delle colleghe ortopediche non può che apportare notevoli vantaggi a tutto il movimento ortopedico, considerato che molte hanno qualità cliniche e scientifiche di elevato livello che con il loro maggiore interessamento vengono evidenziate e implementate.
Avete previsto incontri con ortopedici di società scientifiche internazionali. Su quali temi è importante un confronto a livello mondiale?
In accordo con la Siot ci siamo proposti di internazionalizzare il congresso coinvolgendo numerosi colleghi ortopedici di elevato profilo scientifico, provenienti da altre nazioni, allo scopo di migliorare la qualità dell’evento. Inoltre abbiamo dedicato alcune sessioni congressuali a società scientifiche internazionali come le società europea e americana di ortopedia e traumatologia (Efort, Aaos), la Società europea di ortopedia pediatrica (Epos), le società europee dell’anca (Ehs), del ginocchio (Eks, Esska, Isakos) e della spalla (Secec). Vogliamo sottolineare che per la prima volta saranno presenti al congresso illustri rappresentati dell’American Academy per un proficuo confronto con colleghi italiani sulla protesica d’anca e sugli attuali orientamenti in tema di chirurgia della spalla. Tali spazi congressuali, condivisi con i colleghi stranieri, possono essere di stimolo per gli ortopedici più giovani e i medici in formazione specialistica a migliorare le loro conoscenze e a programmare eventuali esperienze all’estero.
Gli argomenti sui quali sarebbe importante avere un confronto a livello internazionale sono molteplici. Nel nostro congresso abbiamo focalizzato l’attenzione su alcuni temi di particolare interesse scientifico e sociale come la chirurgia protesica, che sta conoscendo un incremento esponenziale negli anni, eventualmente coadiuvata dalle nuove tecnologie come la robotica; le infezioni ortopediche, che rappresentano una problematica emergente, anche in relazione al progressivo aumento degli interventi chirurgici praticati e alla selezione di germi sempre più difficili da eradicare; l’ortopedia pediatrica, che costituisce un settore di minore interesse per i giovani ma che va considerata la base della nostra disciplina e infine la chirurgia vertebrale, che ormai condividiamo con i neurochirurghi ma che deve essere presente nel bagaglio culturale di tutti gli ortopedici. Non meno importante è il tema che riguarda la fragilità ossea, con un notevole impatto sociale ed economico anche in considerazione del progressivo invecchiamento della popolazione.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia