Il dodicesimo Convegno di traumatologia clinica e forense, in programma a Salsomaggiore il 4 e 5 novembre, con il titolo “Le cause di insuccesso in ortopedia e in medicina riabilitativa: dal planning al contenzioso”, approfondirà quest’anno le tematiche giuridiche e medico legali connesse agli insuccessi in ortopedia e in medicina riabilitativa, anche in relazione alle più recenti evoluzioni della professione sanitaria. Sviluppi che determinano, inevitabilmente, l’insorgere di nuove problematiche di ordine clinico e medico-legale inerenti al trattamento medico, chirurgico e riabilitativo.
Tra le varie sessioni in programma sono previsti momenti specifici di approfondimento sulle nuove tecnologie informatiche e sul loro impatto economico a livello sanitario. Una sessione sarà dedicata alla traumatologia sportiva, con attenzione particolare alle terapie innovative in chirurgia mininvasiva. In programma anche una sessione di riabilitazione innovativa e una per fisioterapisti. Di particolare interesse, infine, la sessione clinica che indagherà la non guarigione della frattura e descriverà i fattori di rischio, sino alle implicazioni medico-legali.
Il congresso terminerà con il seminario di traumatologia forense, in programma sabato 5 novembre e con una sessione medico legale militare.
«Di fronte a un difetto di risultato e/o a un danno derivato appare oggi quanto mai centrale la valutazione della condotta dello specialista, al fine di comprendere se l’eventuale danno biologico lamentato dal paziente sia da ricondurre a comportamenti censurabili o sia espressione di una complicanza imprevista e imprevedibile e, dunque, non imputabile al sanitario – spiega Fabio Donelli, presidente del congresso insieme a Mario Gabbrielli e Giorgio Varacca –. A questo fine è, innanzitutto, necessario analizzare il nesso di causa fra condotta terapeutica ed evento traumatico. Va inoltre precisato che le complicanze sono condizioni che vanno sempre preventivate nel bilancio di un intervento e previste sulla base degli specifici fattori di rischio».
Il risultato di un trattamento, sia chirurgico sia conservativo, presenta infatti difficoltà di interpretazione in rapporto a diversi fattori: le caratteristiche cliniche e anagrafiche del paziente; l’indicazione all’intervento in base al quadro anatomo-clinico o alla tipologia della frattura subita; la valutazione dei fattori di rischio; l’informazione; la tecnica chirurgica; la verifica del risultato; la necessità di un’attiva collaborazione con il paziente. Risulta quindi necessario valutare il rapporto rischio/beneficio del trattamento prescelto alla luce della normativa vigente e in particolare la legge Gelli-Bianco, che fa riferimento alle «buone pratiche cliniche assistenziali e raccomandazioni previste dalle linee guida».
«La metodologia per stabilire se l’insuccesso di una prestazione medica derivi da una complicanza o da un errore, e pertanto se insorga la possibilità di un’eventuale responsabilità professionale, si basa sull’analisi della cartella clinica, della documentazione sanitaria, del consenso e dell’attinenza delle linee guida e della buona pratica clinica – spiega Donelli –. Tutti questi aspetti saranno presi in considerazione e approfonditi durante il congresso, che prenderà l’avvio con la valutazione della criticità del management e degli interventi programmati con la navigazione (computer assistita) e con l’utilizzo di software di pianificazione pre-operatoria. Saranno quindi analizzati l’approccio conservativo o chirurgico e il ruolo dell’ortopedico pediatra, quello dell’ortopedico geriatra e l’effettivo ruolo dello specializzando».