«Perché parlare ancora di artrosi dell’anca?» A chiederselo è Marco Monteleone, che in risposta alla sua domanda ha organizzato il congresso “Coxartrosi: passato, presente e futuro” per fare il punto attuale, partendo dal passato, «sulle più moderne conoscenze relative a eziopatogenesi, diagnosi e trattamenti della coxartrosi, anche in considerazione del fatto che questa patologia colpisce una popolazione sempre più giovane e con condivisibili esigenze di migliorare la qualità della vita». Monteleone spiega infatti che «la continua evoluzione delle possibilità di trattamento non sostitutivo, quello farmacologico e fisioterapico, e le sempre più avanzate tecnologie protesiche, rendono l’argomento della coxartrosi sempre attuale e degno di continuo approfondimento».
Il presidente del congresso, in programma sabato 30 settembre a Baggiovara, in provincia di Modena, ricorda che la coxartrosi fu argomento monotematico del congresso Siot a Venezia nel lontano 1964. «Da allora questo argomento è stato continuo oggetto di indagini, discussioni, incontri scientifici e aggiornamenti diagnostici, terapeutici e tecnologici. La patologia artrosica, prima o poi, colpisce pressochè tutta la popolazione ed è la causa più frequente, assieme all’infortunistica, di assenza lavorativa, tanto che può essere considerata “malattia sociale”. L’interessamento artrosico dell’anca – spiega il chirurgo ortopedico – è riscontrato in circa un terzo della popolazione over 70 e, considerando la sempre più prolungata aspettativa di vita, comporta un elevato impegno di risorse economiche e assistenziali».
Rachele Villa
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