Dopo un intervento per frattura del femore, il delirium non è un evento raro e non andrebbe sottovalutato, viste le possibili conseguenze, talvolta gravi, per il paziente. Una revisione della letteratura pubblicata sull’International Journal of Geriatric Psychiatry mostra la necessità di prestare una particolare attenzione verso una precisa tipologia di pazienti: l’età avanzata e la provenienza da istituti sono variabili significative, ma è il deterioramento cognitivo il principale fattore di rischio di delirium.
Toby Smith della University of East Anglia, in Inghilterra, ha coordinato la ricerca, che ha individuato 32 studi per un totale di 6.704 pazienti, 2.090 dei quali hanno avuto delirium post-operatorio. L’odds ratio, che statisticamente misura l’associazione tra due fattori, è stato di 1,77 per i pazienti con più di 80 anni, di 2,65 per coloro che provenivano da istituti per anziani e di 6,07 per i pazienti con deterioramento cognitivo diagnosticato prima dell’intervento, per i quali dunque la probabilità di sviluppare delirium dopo l’operazione al femore è stata oltre sei volte superiore alla norma.
Inoltre, gli autori affermano che «i fattori intraoperatori non sembrano influenzare la prevalenza dei casi di delirio nella normale pratica clinica», ed è significativo che tra questi fattori compaiono il tipo di anestetico utilizzato, le perdite ematiche durante l’intervento e la durata dell’anestesia.
Invece, dopo l’intervento, la prescrizione di morfina e complicanze come le polmoniti o le infezioni delle vie urinarie influenzano la probabilità di sviluppare delirium. Le comorbilità di grado 3 o 4 secondo la classificazione Asa (paienti con malattia sistemica grave) raddoppiano il rischio di delirium e un’analoga associazione era già stata dimostrata da studi che avevano preso in esame altri tipi di chirurgia.
Lavori precedenti avevano anche riportato un aumento di rischio per i pazienti che prima dell’ammissione in reparto erano rimasti per almeno dieci ore in un reparto di emergenza; Smith e colleghi non hanno preso in esame questa variabile, ma hanno considerato la durata di ricovero prima dell’intervento, non riscontrando tuttavia associazioni particolari con la probabilità di sviluppare delirium post-operatorio.
Conoscere i fattori di rischio è molto importante, anche perché esistono contromisure efficaci. Qualche tempo fa, proprio su Tabloid di Ortopedia, il professore ordinario di neuropsicofarmacologia all’Università Tor Vergata di Roma Antonio Trabucchi aveva spiegato che, specie per i pazienti con deterioramento cognitivo, «prima di tutto bisogna cercare di stressare il meno possibile l’individuo che ha avuto la frattura: l’ambiente deve essere accogliente, le luci e i rumori devono essere ridotti al minimo, si deve permettere e anzi incoraggiare la presenza di un familiare all’interno della stanza di degenza in maniera che la persona abbia riferimenti conosciuti e soffra in misura minore di disorientamento; tutto il personale deve esserne consapevole e adottare criteri di rapporto sereni e tolleranti».
Giampiero Pilat
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Smith TO, Cooper A, Peryer G, Griffiths R, Fox C, Cross J. Factors predicting incidence of post-operative delirium in older people following hip fracture surgery: a systematic review and meta-analysis. Int J Geriatr Psychiatry. 2017 Apr;32(4):386-396.