Mal di schiena colpa del tempo? L’affermazione ha più o meno gli stessi fondamenti scientifici di «piove, governo ladro». I meteoropatici convinti che i propri dolorini derivino dal “tempo che non è più come quello di una volta” vengono smentiti da due nuove ricerche condotte presso il George Institute for Global Health di Sidney, che depennano le intemperie dalle cause di mal di schiena e artrosi. Gli esperti entrano nel dettaglio e scagionano pioggia, direzione del vento, umidità e temperature.
Gli studi che contraddicono il senso comune di molti di noi sono due: il primo (1) ha preso in esame episodi di mal di schiena in 981 partecipanti e ha valutato le condizioni atmosferiche nei giorni precedenti, senza individuare alcun elemento di correlazione. I ricercatori hanno rilevato soltanto che il clima caldo ha aumentato leggermente le probabilità di mal di schiena, ma si tratterebbe di un effetto clinicamente poco rilevante. Anche quest’ultimo risultato, se pur scarsamente significativo, va in direzione opposta all’opinione prevalente che attribuisce soprattutto alle basse temperature l’insorgere di dolori. C’è da dire che temperature davvero basse in Australia non ci sono praticamente mai…
Chris Maher, uno degli autori, ha tirato in ballo l’epoca romana, a cui risalirebbe la convinzione che il dolore e il tempo inclemente siano collegati, «ma la nostra ricerca suggerisce che potrebbe trattarsi di un equivoco: le persone ricordano gli eventi che confermano il loro parere preesistente». Maher attribuisce poi alla «particolare sensibilità degli esseri umani» il fatto che prenderemmo nota del mal di schiena quando piove e fa freddo, mentre non ci faremmo troppo caso quando il clima è mite e soleggiato.
Il secondo studio (2), sull’osteoartrosi di ginocchio, ha incluso 345 pazienti ed è giunto a conclusioni analoghe. Manuela Ferreira, che lo ha coordinato, finisce addirittura per bacchettare i metereopatici, ammonendo di non lamentarci del cattivo tempo, di concentrarci su ciò che possiamo modificare e di non preoccuparci troppo di qualcosa che non dipende da noi. Insomma, quello che sosteneva Epicuro 2.300 anni fa.
Ma chi può dirsi davvero esperto di pioggia, nebbia e umidità? Gli inglesi, of course, e gli inglesi non ci stanno: si sono convinti che spettava a loro risolvere il dubbio millenario, e hanno deciso di farlo con l’aiuto delle nuove tecnologie. L’idea è venuta all’epidemiologo Will Dixon, della University of Manchester, che sta conducendo un progetto intitolato “Cloudy with a chance of pain”, presentato al British Science Festival presso l’Università di Swansea. Dixon ha ideato e validato una app e arruolato 13mila partecipanti che, per sei mesi, digiteranno quotidianamente i propri sintomi su cellulare: il software li accoppierà con la situazione meteorologica, rilevata in automatico. Per i risultati bisognerà attendere fino alla primavera del 2018. Probabilmente la ricerca di Dixon non riuscirà a dare una risposta definitiva all’annosa questione, ma potrebbe aprire una nuova era nelle ricerche epidemiologiche: addio a questionari e interviste e spazio all’utilizzo delle app per la raccolta dei dati.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
1. Beilken K et al. Acute Low Back Pain? Do Not Blame the Weather-A Case-Crossover Study. Pain Med. 2016 Dec 15.
2. Ferreira ML et al. The influence of weather on the risk of pain exacerbation in patients with knee osteoarthritis – a case-crossover study. Osteoarthritis Cartilage. 2016 Dec;24(12):2042-2047.