«Il ritorno a un congresso in presenza è un punto fermo per la ripartenza» dice Giovanna Beretta. Ripartenza significa anche tornare a riflettere sui problemi clinici ancora aperti, affrontando al contempo l’eredità lasciata dalla pandemia: il long Covid
In un momento di passaggio epocale, mentre si profila un lento e progressivo ritorno alla normalità dopo le emergenze più gravi della pandemia da SarsCoV2, si tiene a Milano, dal 28 al 31 ottobre, il 49esimo congresso nazionale della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer).
Il congresso, che ha scelto il titolo emblematico “Le radici del futuro”, è presieduto da Giovanna Beretta, direttrice della struttura complessa di Medicina riabilitativa e neuroriabilitazione presso l’Ospedale Niguarda di Milano.
«Con la sua operosità, accoglienza e capacità di innovazione, coerenti con una tenace tradizione storica e culturale, non poteva esserci sede più adatta di Milano – afferma Beretta –. Non a caso il titolo vuol sottolineare come da questa città passino davvero molte delle radici del futuro italiano e anche quelle della fisiatria».
Dottoressa Beretta, quali contenuti e quale messaggio vuole veicolare questa edizione del congresso Simfer?
Il congresso Simfer 2021 fa della identità scientifica del fisiatra il proprio motivo conduttore. Le nuove tecnologie, dalla robotica alla realtà virtuale, dalle procedure diagnostiche strumentali sino alle attività di interventistica mininvasiva, vengono considerate in un’ampia cornice culturale biologica, etica e umanistica attraverso lezioni magistrali e sessioni tematiche che coinvolgono i partecipanti con contributi qualificati. Lo stesso vale per tecniche ormai consolidate come l’elettromiografia, lo studio del metabolismo minerale, le procedure semi-invasive di infiltrazione e di neuromodulazione.
Queste proposte, filtrate da una valutazione critica che ne metta in luce vantaggi e limiti, vanno considerate non per loro stesse, ma ai fini di un’integrazione nelle diagnosi funzionali e nei trattamenti tipici della fisiatria come, per esempio, l’esercizio motorio e cognitivo.
Il congresso dà altrettanto spazio a lezioni magistrali e interventi dei partecipanti con esplicito contenuto metodologico: in tema di disegno sperimentale, statistica psicometrica, bibliometria e medicina delle evidenze quando intersecano la fisiatria.
Il ritorno a un congresso in presenza è un punto fermo per la ripartenza, per affrontare la sfida del futuro prossimo: la continuità in un mondo nuovo.
Il Covid19 lascia sintomi che possono a volte persistere per mesi e si parla sempre più spesso di long Covid. I pazienti che ne soffrono pongono problematiche nuove al fisiatra: quali sono i sintomi più comuni e che trattamenti si stanno seguendo?
Ci stiamo confrontando con un virus che lascia sequele molto differenti nei pazienti.
Oltre alle problematiche strettamente respiratorie, sono numerose le complicanze neurologiche centrali e periferiche, per esempio encefalopatie acute demielinizzanti, mieliti, polinevriti post-infettive.
Le terapie vanno necessariamente personalizzate sul singolo caso clinico, prevedendo interazioni tra specialisti diversi e percorsi riabilitativi integrati. Spesso i pazienti sono anche psicologicamente provati dal vissuto di malattia. Un trattamento integrato, condiviso con il paziente e in ambiente idoneo permette spesso di contenere gli esiti invalidanti.
Non esiste un percorso a priori e spetta al clinico la decisione del setting adeguato per ogni singolo paziente. Le possibilità sono molteplici nel panorama riabilitativo italiano e permettono di farsi carico di tutte le problematiche emergenti.
Differenze di genere nella disabilità e nella riabilitazione: quali sono le principali problematiche specifiche a seconda del genere?
Per chi torna alla vita attiva dopo un evento disabilitante emergono priorità diverse per la partecipazione alle attività di tutti i giorni.
Tipicamente, tra i pazienti più giovani, per i soggetti di sesso maschile l’obiettivo principale è il ritorno all’attività lavorativa; per i soggetti di sesso femminile rimangono ancora prioritari il recupero del ruolo e della gestione familiare, ma sempre più spesso anche dell’attività lavorativa.
Il fisiatra è lo specialista che studia la funzione, intesa come qualsiasi scambio di energia o informazione tra il soggetto e l’ambiente. L’interazione di un soggetto con l’ambiente è necessariamente guidata dalla volitività del singolo e dai suoi interessi, dalle sue proprie priorità: per questo motivo l’attenzione alle differenze di genere è da tempo evidente allo specialista fisiatra e i percorsi di riabilitazione sono uno strumento versatile ed efficace per rispondere a queste necessità.
Queste differenze sono adeguatamente recepite dal sistema sanitario? Esistono situazioni in cui la specificità di genere non viene adeguatamente valutata, con la conseguenza di trattamenti meno efficaci?
È un argomento di grande attualità per tutte le specialità e in tutti gli ambiti: si è fatto molto ed è un buon inizio.
La pandemia Covid19 ha costretto tutti gli attori sanitari a focalizzarsi sulle criticità dell’emergenza/urgenza clinica. È giunto il momento di riprendere il filo di molti discorsi: c’è ancora molto da fare.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia