Le scuole di specializzazione in ortopedia non offrono tutte un percorso adeguato e omogeneo. Il lavoro è nel privato, ma a partita Iva e con poche tutele. Dopo l’esame Ebot il futuro lavorativo sarà in Europa?
L’Associazione italiana degli specializzanti di ortopedia e traumatologia (Aisot) anche quest’anno, per il terzo anno consecutivo, ha ottenuto dalla segreteria scientifica del congresso Siot una sessione superspecialistica dedicata ai medici in formazione con la partecipazione di oltre 100 specializzandi da tutte le scuole d’Italia. «Il numero, più che raddoppiato rispetto alla precedente edizione, è prova tangibile che la nostra associazione sta compiendo grandi passi avanti in termini di visibilità tra gli specializzandi, assumendo carattere sempre più nazionale» ha commentato il presidente uscente Aisot Tommaso Bonanzinga, che proprio in occasione del congresso Siot ha passato il testimone a Laura Ramponi, che guiderà l’associazione nei prossimi due anni.
L’associazione comunica attraverso il suo sito web www.aisot.it, la pagina Facebook www.facebook.com/aisotweb e le newsletter. Il prossimo congresso nazionale Aisot si terrà a Pavia il 10 giugno e la segreteria incaricata sta già lavorando al programma scientifico.
Più che nei contenuti scientifici, le criticità per gli specializzandi saranno di tipo strettamente lavorativo e occupazionale, e abbiamo chiesto alla neopresidente Aisot Laura Ramponi di farci un quadro della situazione e delle loro aspettative per il futuro.

Laura Ramponi
Dottoressa Ramponi, quanti specializzandi rappresentate oggi e qual è la mission della vostra associazione?
Al momento contiamo 145 iscritti. L’idea di costituire l’associazione è nata qualche anno fa a Bologna quando, contattati dai colleghi della Società europea degli specializzandi in ortopedia e traumatologia (Forte), ci siamo resi conto che non esisteva a livello nazionale un punto di incontro per noi specializzandi italiani, sempre frammentati e chiusi nelle nostre scuole di appartenenza. Ecco perché nasce Aisot, per dare voce a tutti, per discutere, per unire. Per consentirci di migliorare la nostra formazione e farci sentire come una voce sola con idee condivise all’interno delle varie scuole di specializzazione, oltre che per essere presenti quando verremo chiamati a esprimere la nostra opinione sul futuro assetto della formazione in ortopedia e traumatologia in ambito nazionale ed europeo.
Un’altra mission della nostra società è quella di favorire gli scambi e dare a tutti l’opportunità di partecipare a fellowship e corsi di aggiornamento. La società Forte, alla quale siamo affiliati come tutte le altre società europee di specializzandi in ortopedia, promuove tali attività per i suoi membri. Iscrivendosi ad Aisot si diventa automaticamente membri di Forte e si può beneficiare dell’opportunità di partecipare a queste interessanti iniziative.
Quale situazione occupazionale vi troverete ad affrontare dopo la specializzazione? C’è più possibilità di lavorare nel pubblico o nel privato? Con che contratti?
Le possibilità di avere contratti nel pubblico sono limitate e spesso con soluzioni a tempo determinato o dottorati di ricerca, soprattutto se si vuole rimanere in centri di eccellenza.
Nel privato ci sono più possibilità, ma con i limiti di contratti a partita Iva e poche tutele.
L’esame Ebot presto coinvolgerà tutti gli specializzandi della comunità europea. Di cosa si tratta e quali possibilità apre ai giovani?
L’obiettivo è quello di sviluppare un curriculum europeo per ortopedia e traumatologia condiviso tra tutte le nazioni europee, includendo anche un processo unificato di valutazione e verifica che gli standard accettabili di competenza siano stati raggiunti. The European Board of Orthopaedics and Traumatology (Ebot) ha svipuppato un esame annuale (www.ebotexam.org) che tutti gli specializzandi europei possono scegliere di sostenere. L’obiettivo è quello di ottenere chirurghi ortopedici in grado di riconoscere i casi più complessi, la loro urgenza e di organizzare l’adeguato trattamento.
L’esame è suddiviso in una prima parte scritta online con 100 quesiti a risposta multipla da eseguire in tre ore e, successivamente, la seconda parte orale consistente in cinque sessioni di 30 minuti l’una. La difficoltà è tale che quest’anno hanno superato l’esame 68 candidati provenienti da 12 nazioni e, di questi, solo uno specializzando italiano.
La questione assicurativa: come specializzandi siete tutelati adeguatamente per la vostra attività in sala operatoria?
La questione assicurativa è un tasto dolente che stiamo affrontando quest’anno come associazione. Partendo dal presupposto che ogni scuola di specialità ha una copertura assicurativa differente, spesso le informazioni a riguardo non sono chiare.
La copertura per i rischi professionali e responsabilità civile verso terzi derivanti da attività svolte presso le aziende sanitarie è a carico delle stesse aziende; la garanzia assicurativa copre tutte le attività svolte presso le strutture dell’azienda nonché quelle volte in strutture esterne assimilate a quelle aziendali in forza di disposizioni normative. La garanzia copre tutte le attività assistenziali.
Le tutele per rischi professionali e per la responsabilità civile contro terzi possono essere assicurate dalle aziende sanitarie anche sulla base di norme regionali che disciplinino diverse modalità di copertura del rischio.
Le informazioni sulle garanzie per i rischi professionali e per responsabilità civile derivanti dalle attività svolte presso le aziende sanitarie con l’eventuale copertura per “colpa grave” sono reperibili presso gli uffici competenti delle stesse aziende sanitarie. A carico dell’università resta la copertura per il rischio della responsabilità civile verso terzi generale – e non professionale – derivante dall’attività didattica svolta presso le strutture universitarie, anche all’estero.
Ci sono altre criticità e problemi legati al vostro percorso di specializzazione?
Le criticità maggiori sono legate alla mancanza di un programma didattico unico a livello nazionale con rotazioni stabilite, la scarsa pratica chirurgica da primo operatore, le difficoltà logistiche ed economiche di poter fare esercitazione su cadavere o mediante simulatori.
Spesso gli specializzandi sono considerati forza lavoro per manovalanza o addetti a svolgere l’eccessiva burocrazia che riempie le giornate in ospedale. La didattica spesso è lasciata alla discrezione dei professori senza poter dare un’opinione o una valutazione dell’operato.
C’è la possibilità di svolgere un periodo fuori rete formativa fino a 18 mesi ma spesso l’effettiva realizzazione è a discrezione dei propri tutor, la copertura assicurativa è assente e non in tutte le scuole si può accedere ai fondi messi a disposizione dell’università per sopperire, in parte, alle spese.
Attualmente sta emergendo il problema del rischio radiologico: la normativa è differente da scuola a scuola. Oltre alla mancanza di indennità, molte scuole non hanno nemmeno l’obbligo di allontanamento per congedo straordinario.
Quali sono gli obiettivi e i progetti per il suo biennio di presidenza?
Gli obiettivi sono molteplici. Dapprima il coinvolgimento e la rappresentanza del maggior numero di scuole possibili con almeno un referente per scuola. Inoltre stiamo instaurando rapporti con le diverse società scientifiche italiane al fine di avere una rappresentanza all’interno delle stesse e poter avere agevolazioni per partecipare a congressi, cadaver lab, fellowship e altre opportunità di crescita professionale.
Il sostegno della Siot è stato fondamentale. Non ultimo ha messo in palio, insieme a Sigascot, 12 borse di studio per la Forte Summer School con l’obiettivo di fornire l’opportunità di preparare l’esame Ebot mediante un general review course e fornire un’opportunità per scambio di esperienze e contatti tra i partecipanti e la faculty. La prima edizione si svolgerà a Faro, in Portogallo, in agosto.
Il rinnovato sito www.aisot.it e la pagina Facebook sono strumenti fondamentali per la divulgazione delle notizie e opportunità per i nostri iscritti e non solo. Inoltre vorremmo riuscire a creare una newsletter di formazione curata dagli specializzandi per gli specializzandi. Non ultima, la già accennata questione assicurativa, che è e rimarrà uno dei punti cardine da affrontare nel prossimo futuro nel tentativo di garantire le più ampie tutele per la nostra “categoria” e quella dei giovani specialisti.
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia