
Marco Galli
Gli esperti della Società italiana della caviglia e del piede si confrontano sul trattamento delle fratture del pilone tibiale e dei loro esiti. Una chirurgia complessa ma piuttosto frequente, in particolare nella fascia d’età compresa tra 35 e 40 anni
I pazienti affetti da fratture del pilone tibiale rappresentano una realtà con la quale frequentemente l’ortopedico deve interfacciarsi in un reparto di ortopedia e traumatologia. Per questo un corso dedicato al tema nell’ambito della programmazione della Società italiana della caviglia e del piede (Sicp) rappresenta un’occasione preziosa per tutti: soci e non soci. Per l’ortopedico più giovane, che tratterà queste lesioni nella sua pratica ospedaliera quotidiana, per il più consumato ed esperto che potrà confrontare la propria esperienza con quella dei colleghi, traendone spunto di miglioramento, e per il più incallito superspecialista, appassionato di chirurgia del piede e della caviglia, che ben sa quanto possa essere complesso il recupero della funzionalità negli esiti post-traumatici sfavorevoli.
Inoltre, l’opportunità di poter accedere alla riunione Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa), che avrà luogo nella sede congressuale contestualmente al corso Sicp, permetterà di gettare uno sguardo approfondito anche sugli aspetti non chirurgici del trattamento, assistendo al dibattito scientifico tra fisiatri e fisioterapisti, assieme a tutte le altre, non meno importanti, figure professionali che condividono il comune sforzo della cura del paziente con patologia all’apparato locomotore.
Una chirurgia complessa ma di frequente riscontro
Le fratture del pilone tibiale incidono prevalentemente nell’età compresa tra i 35 e i 40 anni, quindi nel pieno dell’età lavorativa e socialmente attiva. Si può perciò immaginare come il risultato sfavorevole e la cronicizzazione degli esiti possa rappresentare un evento ad altissimo costo umano, per il singolo soggetto, e sociale, per la comunità cui appartiene. Per contrastare un simile panorama da tempo si sono mossi sia il mondo clinico che quello industriale. Sono stati registrati notevoli progressi nel disegno e realizzazione dei sistemi di osteosintesi corticali, ma anche endomidollari. Attualmente sono a disposizione del clinico una vasta gamma di placche dedicate, con fori sia per viti a compressione che per viti a stabilità angolari poliassiali. Per cercare di fare chiarezza su un’offerta che a volte può sembrare ridondante, nel programma del corso è stato dedicato ampio spazio ai sistemi di sintesi corticale, richiamandone i loro principi informatori e dettagliandone le caratteristiche fino a spingersi a fare luce sulle più promettenti prospettive di innovazione.
Ampio spazio viene dedicato anche alla cura delle lesioni dei tessuti molli che avvolgono la sede di frattura. Il trattamento delle fratture del pilone tibiale richiede un accurato planning pre-operatorio che inizia dalla valutazione delle condizioni dell’involucro cutaneo: trofismo, esposizioni, perdite di sostanza.
Nella passata edizione Efort che ha avuto luogo a Ginevra, in Svizzera, è già stato posto l’accento sulle conseguenze di un inappropriato bilancio delle lesioni dei tessuti molli. La carenza di cura dei tegumenti è sospettata di essere il principale fattore responsabile nello stridente contrasto tra i notevoli progressi delle tecniche di osteosintesi e i non pari progressi negli outcome riportati dalle revisioni delle recenti casistiche cliniche. Questa particolare criticità verrà affrontata in un approccio multidisciplinare confrontando le esperienze del chirurgo plastico con quelle degli esperti nel maneggiare estese perdite di sostanza con tecniche di terapia a pressione negativa (Npwt).
L’approccio agli esiti intra-articolari ed extra-articolari di una frattura, che per definizione coinvolge una zona di carico, è inoltre argomento di ampio respiro e che si presta a una complessa dissertazione tra gli specialisti ortopedici che si occupano di piede e caviglia.
Nella seconda parte del corso saranno affrontate le tecniche di salvataggio e sostituzione articolare della caviglia e il professor Sandro Giannini interverrà esponendo i risultati a distanza delle sostituzioni articolari biologiche. Una particolare attenzione è posta sulla sostituzione protesica, che sta diventando una realtà con le sue luci e ombre. I pazienti trattati in più giovane età possono andare incontro a chirurgia di revisione negli anni, argomento su cui esiste una letteratura molto meno ricca e su cui le “expert opinion” diventano determinanti e di assoluta ispirazione per la pratica quotidiana. Due ospiti Efas (European Foot and Ankle Society), svilupperanno l’argomento in altrettante “invited lectures”.
Questo corso, pertanto, ha l’obiettivo innanzitutto di formare i giovani specialisti a una chirurgia complessa, ma di frequente riscontro, ed è rivolto a un ampio ventaglio di figure professionali: ortopedici, fisiatri, specializzandi di ortopedia e medicina fisica, fisioterapisti e studenti di fisioterapia. Ha inoltre l’intento di favorire il confronto tra gli esperti, in un clima d’interazione tra le specialità coinvolte nel trattamento di questi pazienti, condividendo le specificità per produrre un risultato superiore a quanto i singoli potrebbero ottenere.
Marco Galli
Presidente del corso Sicp
Sabato 18 novembre a Roma presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Policlinico Gemelli si terrà il corso avanzato della Società italiana della caviglia e del piede, che quest’anno si incentra sul trattamento delle fratture del pilone tibiale e dei loro esiti.
Per informazioni:
segreteria Sicp
sicp@mvcongressi.it
www.simcp.it