
Nino Cartabellotta
Secondo Fondazione Gimbe un fiume di denaro pubblico sotto forma di incentivi fiscali alimenterebbe profitti privati senza integrare realmente l’offerta dei Lea e permettendo anzi l’espansione di un servizio sanitario “parallelo”. Così nel gennaio 2019, con il report sulla sanità integrativa e con l’audizione parlamentare nell’ambito della “Indagine conoscitiva in materia di fondi integrativi del servizio sanitario nazionale”, la Fondazione Gimbe ha invocato un riordino legislativo per restituire alla sanità integrativa il suo ruolo originale, ovvero rimborsare esclusivamente prestazioni non incluse nei Lea, evitando che il denaro pubblico, sotto forma di incentivi fiscali, alimenti i profitti dell’intermediazione finanziaria e assicurativa. Con il quarto Rapporto Gimbe sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale la Fondazione ha confermato che l’espansione incontrollata del cosiddetto “secondo pilastro” rientra tra le determinanti della crisi di sostenibilità del Ssn.
«In un momento di gravissima difficoltà della sanità pubblica – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – pesantemente segnata dalla carenza e dalla demotivazione del personale, non è accettabile che le agevolazioni fiscali destinate a fondi integrativi e welfare aziendale favoriscano la privatizzazione del Ssn. I dati documentano infatti che siamo di fronte alla progressiva espansione di un servizio sanitario “parallelo” che sottrae denaro pubblico per alimentare anche profitti privati, senza alcuna connotazione di reale “integrazione” rispetto a quanto già offerto dai Lea». Ma al di là della tipologia di prestazioni offerte, chi paga oggi la sanità integrativa, continuamente sbandierata come win-win solution e proposta come àncora di salvataggio per il Ssn?
«Alla Commissione Affari Sociali della Camera – spiega Cartabellotta – va riconosciuto il merito di aver riportato al centro del dibattito politico il ruolo dei fondi sanitari con l’avvio dell’indagine parlamentare. Tuttavia, con il Decreto crescita il Governo del Cambiamento ha riconosciuto la natura non commerciale dei fondi sanitari nonostante oltre 4/5 dei fondi sanitari siano gestiti da compagnie assicurative, permettendo così alle agevolazioni fiscali concesse ad enti non commerciali di alimentare i profitti di imprese commerciali».
«Come organizzazione indipendente impegnata da anni nella tutela di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico – conclude il Presidente – abbiamo il dovere morale di informare politica, sindacati, professionisti sanitari, lavoratori e cittadini che, a legislazione vigente, fondi sanitari integrativi e welfare aziendale costituiscono un sofisticato strumento di privatizzazione che erode sempre più risorse alla finanza pubblica, le redistribuisce in maniera iniqua, aumenta la spesa sanitaria totale senza ridurre quella delle famiglie ed alimenta il consumismo sanitario aumentando i rischi per la salute delle persone legati a fenomeni di sovra-diagnosi e sovra-trattamento».
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia