L’appropriatezza di una delle più praticate procedure della chirurgia ortopedica viene messa in discussione, e non per la prima volta, da uno studio recentemente realizzato presso l’Università di Helsinki. «I lavori pubblicati finora hanno già fornito prova del fatto che nei soggetti con osteoartrosi del ginocchio la meniscectomia parziale artroscopica non garantisce benefici sostanziali e, per contro, sembra aumentare il rischio di progressione della patologia degenerativa e, di conseguenza, rendere in seguito necessari interventi più invasivi, di osteotomia o protesizzazione» premettono i ricercatori finlandesi autori del Fidelity (Finnish Degenerative Meniscus Lesion Study), un trial multicentrico, controllato con placebo e condotto in doppio cieco su un campione di 146 pazienti con diagnosi di lesione sintomatica del menisco mediale imputabile a gonartrosi iniziale.
I partecipanti, tutti sottoposti ad artroscopia diagnostica, sono stati assegnati per metà al gruppo di trattamento con meniscectomia selettiva e per metà al gruppo di controllo e successivamente seguiti con riscontri clinici e radiologici in un follow-up di cinque anni.
L’efficacia dell’intervento è stata determinata sulla base dei punteggi ottenuti dai pazienti in tre scale di valutazione della sintomatologia e della funzionalità articolare di uso comune, Western Ontario Meniscal Evaluation Tool, Lysholm knee score e Knee pain after exercise, mentre la relativa sicurezza in termini di rischio di successiva evoluzione artrosica è stata stabilita a partire dalle variazioni di due parametri radiografici, il passaggio a un grado più elevato nella classificazione di Kellgren e Lawrence e parallelamente l’incremento dell’osteofitosi marginale femoro-tibiale e il restringimento dello spazio articolare secondo il sistema di misurazione sviluppato dalla Osteoarthritis Research Society International.
Al termine del follow-up sono stati registrati una percentuale di soggetti con progressione della patologia degenerativa più alta nel gruppo di trattamento che in quello assegnato alla procedura placebo e miglioramenti sintomatici praticamente sovrapponibili nei due gruppi, con una proporzione maggiore di disordini di tipo meccanico nei pazienti sottoposti a meniscectomia.
«Il nostro lavoro, che abbiamo dotato di un disegno di studio qualitativamente superiore ai precedenti, offre una conferma della limitata rilevanza clinica di un intervento tuttora diffusamente attuato nei soggetti artrosici in presenza di meniscopatia non avanzata» concludono Teppo Järvinen e collaboratori, suggerendo pertanto l’opportunità di ricorrere, per il controllo della sintomatologia nei primi stadi della patologia, a trattamenti alternativi.
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia