
Risonanza magnetica della spalla di un paziente. La freccia rossa indica l’infi ammazione articolare. Dopo che altri sintomi del Covid si sono risolti, il virus SarsCov2 ha innescato l’artrite reumatoide in questo paziente, provocando un dolore prolungato alla spalla
Il Long Covid impatta anche sull’ortopedia: anche a guarigione avvenuta, si presentano sintomatologie di diverso tipo ed emergono all’imaging anomalie muscolo-scheletriche, da identificare e seguire in follow-up
Anche dopo la sopravvivenza alla fase acuta, molti pazienti affetti da Covid19 lamentano dolori ai muscoli e alle articolazioni. Per alcuni di loro, i sintomi sono più gravi, di lunga durata e possono comprendere delle riacutizzazioni (flare) caratteristici dell’artrite reumatoide, miositi autoimmuni o le cosiddette “dita da Covid”, in cui le estremità dei piedi e delle mani possono diventare blu come se ci fossero dei geloni.
Un studio della Northwestern University, pubblicato su Skeletal Radiology, ha confermato il fenomeno e ha chiarito le cause di questi sintomi attraverso le immagini radiografiche. Si è trattato di una revisione retrospettiva dei dati relativi a pazienti trattati all’ospedale universitario della Northwestern tra maggio e dicembre del 2020.
I ricercatori statunitensi si sono resi conto che il virus SarsCoV2 può indurre l’organismo ad attaccare se stesso in modi diversi, e questo potrebbe portare a problemi reumatologici che richiederanno un trattamento per tutta la vita.
«In molti pazienti – ha detto uno degli autori, il radiologo Swati Deshmukh – i disturbi muscolo-scheletrici correlati al Covid19 guariscono, ma per alcuni i sintomi si aggravano e diventano molto preoccupanti, con un grave impatto sulla loro qualità di vita. La diagnostica per immagini (tomografia computerizzata, risonanza magnetica, ecografia) può aiutare a spiegare la ragione della persistenza dei sintomi dopo il Covid e a indirizzare i pazienti allo specialista più indicato, come un reumatologo o un dermatologo».
Ma che tipo di immagini si possono osservare in questi pazienti?
«Potremmo vedere edemi e alterazioni infiammatorie dei tessuti (fluido, gonfiore), ematomi o tessuti devitalizzati (cancrena) – ha spiegato Deshmukh. – In alcuni pazienti i nervi sono danneggiati, mentre in altri il problema è la riduzione del flusso sanguigno, con la formazione di coaguli. Penso che sia importante distinguere tra ciò che il virus causa direttamente e ciò che indirettamente induce il corpo a fare».
Nell’articolo vengono discussi i divesi tipi di anomalie muscolo-scheletriche che i radiologi dovrebbero ricercare, per consentire il trattamento più opportuno.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
IL RADIOLOGO: «NEI PAZIENTI COVID NECESSITA DI FREQUENTI FOLLOW-UP»
Riguardo al tema delle sequele del Covid19 in ambito muscolo-scheletrico, abbiamo chiesto un parere ad Alberto Aliprandi, responsabile della Diagnostica per immagini presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza e presidente della sezione muscolo-scheletrica della Socieà italiana di radiologia medica e interventistica (Sirm).
Dottor Aliprandi, quali sono le principali conseguenze muscolo-scheletriche del Covid19?
La malattia Covid19, superata la fase acuta, determina sequele cliniche poli-distrettuali di attuale interesse scientifico tra le quali, in ambito muscolo-scheletrico, sembrano prevalere fenomeni clinici con caratteristiche di mialgie (11-50%), artralgie (2,5 %); in particolare in alcuni pazienti si è osservata l’attivazione di patologie reumatiche, come la polimiosite, Les, artrite reumatoide e artropatia psoriasica.
Quali cause si ipotizzano?
La diffusione ematogena e l’invasione diretta della muscolatura scheletrica attraverso il recettore Ace2, sono stati proposti come meccanismi patogenetici che possono portare alla genesi di miositi o rabdomiolisi. Tuttavia, i meccanismi immuno-mediati sono quelli più ampliamente accettati, ipotesi rafforzata da analoghi casi descritti in seguito allla somministrazione del vaccino a sottendere un’origine autoimmunitaria del processo.
La neuropatia periferica, per citare un esempio, è una complicanza ampiamente descritta nel contesto dell’infezione da SarsCoV2. In numerosi casi di sindrome di Guillain-Barre, si è osservata l’emergenza dei sintomi a tre, quattro settimane di distanza dall’insorgenza dei sintomi respiratori. Più dubbi permangono riguardo al coinvolgimento del microcircolo e delle manifestazioni dermatologiche, aspecifiche, con coinvolgimento delle estremità (mani e dita), della cute e del sottocute che recenti studi sembrano smentire.
Quale può essere in quest’ambito il ruolo della diagnostica per immagini?
In questa nuova sfida relativa alle sequele della malattia da Covid19, la diagnostica per immagini ritengo possa dare un notevole contributo: pensiamo ad esempio alla capacità della risonanza magnetica di rilevare le alterazioni di segnale di muscoli, in termini di edema, involuzioni o atrofia, dei tendini, della condizione infiammatoria articolare e tendinea, della midollare ossea (con le possibili alterazioni edematose, ischemiche o necrotiche) o delle strutture nervosa specie quelle site in profondità.
In questi pazienti deve essere inoltre considerata la necessità di frequenti follow-up. In questo contesto può essere estremamente utile la metodica ecografica, in particolare se si tratta di muscoli, tessuti molli o nervi superficiali o nelle valutazioni delle piccole articolazioni.
Infine, come noto il primo step deve essere sempre rappresentato dall’imaging a raggi X, mentre l’utilizzo dalla tomografia computerizzata andrebbe valutato in relazione alla necessità specifica del paziente per il rispetto dei principi Alara (as slow as reasonably achievable) in ambito radiprotezionistico.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia