Inadeguati per lavorarci e forse anche per essere curati, secondo la Società europea di medicina d’emergenza i pronto soccorso sono in affanno in mezza Europa. Le soluzioni sono note, ma le risorse economiche, e non solo in Italia, prendono un’altra strada
I reparti di pronto soccorso sono attualmente luoghi non sicuri sia per i professionisti che per i pazienti, non solo in Italia ma in tutta Europa, secondo i risultati di un’indagine internazionale realizzata per conto della Società europea di medicina d’emergenza (Eusem) e pubblicato sullo European Journal of Emergency Medicine (1).
Le ragioni principali sono attribuite alle carenze di personale e al sovraffollamento, dovuti alla non disponibilità di posti letto nei reparti. Gli intervistati al sondaggio hanno anche ritenuto di non avere un supporto sufficiente da parte dei responsabili della gestione ospedaliera.
Circa il 90% del personale sanitario interpellato denuncia che a volte il numero di pazienti nei centri di emergenza-urgenza supera la loro capacità di fornire cure sicure e che questo sovraffollamento è un problema regolare. È ben noto che, oltre a causare disagio ai pazienti e ai professionisti e ostacolare la loro capacità di fornire assistenza, il sovraffollamento comporta un rischio sostanziale di danni per la salute degli assistiti e un aumento della mortalità.
Un analogo sondaggio è stato condotto tra i pazienti: i risultati sono ancora da pubblicare ma gli autori anticipano che sono ancora più allarmanti. Gli intervistati hanno dichiarato che al pronto soccorso erano stati assistiti da personale “arrabbiato” o “scortese”. «È probabile che questo sia dovuto a esaurimento e frustrazione – ha affermato in un editoriale James Connolly, presidente dell’Eusem – dato che la stragrande maggioranza di coloro che hanno risposto al sondaggio tra i professionisti ha dichiarato di essere orgoglioso di lavorare in un reparto di emergenza-urgenza».
Gli infermieri, rispondendo al sondaggio, hanno evidenziato una maggiore insicurezza rispetto ai medici, specie quando si trovano a dover trattare con pazienti con problemi di salute mentale. «Dal momento che in generale restano a contatto con i pazienti per periodi di tempo più lunghi, questo è comprensibile – hanno commentato i ricercatori – ma comunque preoccupante».
Giovani medici sono i più vulnerabili
Del resto, già un’indagine svolta lo scorso anno dall’Eusem (3), che si era focalizzata sul burnout tra gli operatori sanitari dei pronto soccorso europei, aveva fornito risultati allarmanti, mostrando che i professionisti più giovani e meno esperti avevano maggiori probabilità di esserne colpiti rispetto al personale più anziano ed esperto e avevano subito in modo più marcato l’impatto della pandemia di Covid-19.
«È preoccupante la scoperta che il burnout colpisce gli specialisti e i tirocinanti in medicina di emergenza più giovani in misura maggiore rispetto a quelli più anziani e con più esperienza – aveva commentato Abdo Khoury dell’Università di Besançon, in Francia –. Le esperienze negative durante la formazione possono portare al burnout e alla depressione più avanti nella carriera. Eppure questi saranno i professionisti di domani. Sempre che non decidano di abbandonare: i giovani colpiti da burnout sono infatti più propensi a pensare di lasciare il posto di lavoro. E, naturalmente, la carenza di personale che ciò potrebbe provocare non farebbe che peggiorare le cose» (4).
Lontani anni luce dalla situazione ideale
«È inquietante vedere che questo schema di cattiva organizzazione si ripete – ha dichiarato Connolly – ed è inaccettabile che si siano intraprese così poche iniziative per porvi rimedio. Anzi, la situazione sembra ancora peggiore rispetto al passato».
Il 54,2% dei professionisti ha dichiarato di essere costantemente sotto pressione esterna e di temere che questo potrebbe avere conseguenze nell’assistenza ai pazienti. Il supporto della direzione dell’ospedale è stato percepito come inadeguato: il 35% ha risposto che i dirigenti ospedalieri non hanno mai proposto né supportato l’introduzione di miglioramenti e il 47% ritiene che le procedure implementate per migliorare il flusso di lavoro nel reparto non siano mai state realmente efficaci.
«I professionisti dedicati avrebbero bisogno del supporto e dell’ambiente adatti a svolgere al meglio il proprio lavoro e i pazienti dovrebbero sentirsi fiduciosi di ricevere il trattamento migliore, ma attualmente siamo lontani da questa situazione ideale. I governi e le autorità sanitarie devono rimediare subito, prima che la situazione peggiori ulteriormente e diventi troppo tardi per arrestare la spirale di declino», ha concluso Connolly.
Certamente il tema non è nuovo, ma evidentemente le richieste di intervento non hanno finora trovato soluzioni soddisfacenti.
In Germania, risale a otto anni fa un position paper (5) in cui medici del settore segnalavano problemi finanziari e organizzativi nei reparti di pronto soccorso tedeschi e sollecitavano un maggior riconoscimento dell’importanza delle cure di emergenza nel sistema sanitario. Le proposte comprendevano un cambiamento del finanziamento ospedaliero in direzione di un sistema maggiormente basato sul budget, una migliore pianificazione strutturale per le cure di emergenza regionali, una cooperazione intensificata dei medici di medicina generale con i servizi di emergenza, una migliore rappresentanza organizzativa delle cure d’urgenza all’interno degli ospedali e un avanzamento della medicina d’urgenza nell’istruzione medica post-laurea.
Il tema tocca evidentemente tutti i sistemi sanitari europei. Le soluzioni da adottare sono in gran parte note, ma le risorse economiche, e non solo in Italia, prendono un’altra strada.
Giampiero Pilat
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia:
1. Petrino R, Tuunainen E, Bruzzone G, Garcia-Castrillo L. Patient safety in emergency departments: a problem for health care systems? An international survey. Eur J Emerg Med. 2023 May 24.
2. Connolly J. With safety in mind. Eur J Emerg Med. 2023 May 26.
3. Petrino R, Castrillo LG, Yilmaz B. Burnout in emergency medicine professionals after 2 years of the COVID-19 pandemic: a threat to the healthcare system? Eur J Emerg Med 2022; 29:279–284.
4. Khoury A. Burnout syndrome in emergency medicine: it’s time to take action. Eur J Emerg Med. 2022 Aug 1;29(4):239-240.