
Elizaveta Kon
Il Prp è ancora un prodotto «estremamente variabile e molto difficilmente standardizzabile», con difficoltà di utilizzo superiori rispetto all’acido ialuronico. Ma in entrambi i casi la tecnica infiltrativa non può essere improvvisata
Tra i trattamenti per l’artrosi al ginocchio, una condizione piuttosto comune, sono relativamente nuove le infiltrazioni intrarticolari di plasma arricchito in piastrine, o Prp. Più recentemente sono state considerate anche le Aps (autologous protein solution), le soluzioni di proteine autologhe. Elizaveta Kon, professore associato presso l’Humanitas University di Milano, è coautrice di più studi su questo argomento.
In particolare uno studio (1), pubblicato su The American Journal of Sports Medicine, ha paragonato l’uso del Prp a quello dell’acido ialuronico nel trattamento degli stadi precoci del processo degenerativo della cartilagine del ginocchio. Lo studio ha incluso 192 pazienti, divisi in due gruppi. Un gruppo ha ricevuto per tre settimane un’iniezione settimanale di Prp, l’altro di acido ialuronico. Mettendo a confronto i risultati dei due gruppi non si sono manifestate differenze. Entrambi i trattamenti si sono dimostrati efficaci nel migliorare lo status funzionale del ginocchio e nel ridurre i sintomi. Comunque, occorre ricordare il forte effetto placebo di questo tipo di trattamento, che si è manifestato anche in questo studio, in doppio cieco. Lo studio ha quindi concluso che al momento non c’è un motivo per preferire il Prp rispetto all’acido ialuronico.
Qual è il preparato migliore?
La ricerca nel campo del Prp è molto attiva, soprattutto per trovare il preparato migliore per una determinata patologia. Una particolarità del Prp è la difficoltà nell’ottenere un prodotto standard. «Il Prp non è altro che un cocktail di fattori di crescita, ottenuto concentrando le piastrine. Ci sono moltissimi tipi di Prp – spiega Kon –. Poiché è prodotto dal sangue di una persona, anche se si usa lo stesso metodo, ogni Prp contiene fattori di crescita diversi. Il Prp prodotto dal sangue di una persona può anche variare a seconda dell’ora e del giorno del prelievo. Perciò è un prodotto estremamente variabile e molto difficilmente standardizzabile». Nello studio il concentrato piastrinico veniva prodotto a partire da un prelievo unico e successivamente congelato, procedendo poi alle tre infiltrazioni settimanali.
Ancora non sono chiare le caratteristiche che deve avere il Prp per i trattamenti per l’artrosi al ginocchio. «Si discute soprattutto su due aspetti. Un primo aspetto è l’uso del preparato fresco oppure di quello congelato, che è più raro. In effetti, ci si sta orientando verso la preparazione fresca che probabilmente è migliore» dice Elizaveta Kon a Tabloid di Ortopedia. L’altro aspetto è la concentrazione delle piastrine. Su questa materia esistono linee guida italiane, che prevedono un Prp con almeno un milione di piastrine. «Comunque ci sono molte caratteristiche del Prp a parte la concentrazione e la cifra di un milione di piastrine è molto empirica» puntualizza l’esperta.
Il secondo aspetto che viene discusso è se il preparato deve avere i globuli bianchi, i leucociti. «Anche la discussione su questo aspetto è aperta e su questo tema stiamo facendo uno studio clinico nuovo, con il coinvolgimento di centri a Milano e a Bologna – spiega Elizaveta Kon –. Useremo l’Aps, che va in controtendenza rispetto al fatto di dover togliere i leucociti. In questa preparazione i leucociti, o comunque le cellule del sangue, vengono stimolati in modo che producano fattori antinfiammatori naturali. La preparazione diventa quindi un potente antinfiammatorio. Ma in questo campo ci sono tante ricerche e non è ancora chiaro quale sia la preparazione migliore».
Un primo articolo sulle ricerche sull’Aps è stato recentemente pubblicato, a primo nome Kon, su The American Journal of Sports Medicine (2). Lo studio, sempre in doppio cieco, ha coinvolto 46 pazienti. È emerso che l’Aps è paragonabile al controllo, una soluzione salina, per quanto riguarda la sicurezza. Rispetto al trattamento di controllo, dopo un anno i pazienti continuano a mostrare un miglioramento più marcato.
Tecnica infiltrativa non si improvvisa
Un importante aspetto nell’uso di questo tipo di preparazioni è il rispetto della normativa. In Italia è necessario che l’ambulatorio che usa il Prp sia collegato al centro trasfusionale. «Il centro in cui vengono applicate queste terapie deve essere autorizzato a preparare il Prp – riferisce Kon –, mentre l’acido ialuronico è infinitamente più semplice da utilizzare, perché non c’è bisogno di autorizzazione né di prelievo di sangue. Per il Prp ci sono anche i criteri di esclusione. Non è possibile effettuare queste terapie con pazienti che hanno una malattia reumatica. Oppure pazienti ai quali può essere considerato rischioso fare il prelievo di sangue, per esempio quelli con patologie cardiache oppure in pazienti molto anziani».
Ma c’è qualche differenza dal punto di vista tecnico tra le infiltrazioni di acido ialuronico e quelle di Prp? «Non c’è differenza: l’infiltrazione va fatta bene, con tutte le condizioni di sterilità e comportamento corretto – sottolinea l’esperta –. Da questo punto di vista l’acido ialuronico è più facile che venga contaminato rispetto al Prp, che ha un minimo di componente antibatterica. Però in ogni caso le infiltrazioni devono essere fatte in condizioni di buona pratica clinica».
La tecnica usata per le infiltrazioni è molto importante. «Si dà per scontato che si seguano i corsi e che si impari la tecnica corretta. Ma ogni tanto ci sono anche altre categorie, oltre gli ortopedici, che eseguono infiltrazioni. I medici di base non devono fare infiltrazioni di alcun tipo, perché le conseguenze possono essere molto negative – denuncia Elizaveta Kon –. Le conseguenze di un’infiltrazione fatta male si vedono, come un ginocchio gonfio. E noi stiamo parlando dell’articolazione del ginocchio, una delle più facili da infiltrare».
Claudia Grisanti
Tabloid di Ortopedia
1. Filardo G, Di Matteo B, Di Martino A, Merli ML, Cenacchi A, Fornasari P, Marcacci M, Kon E. Platelet-Rich Plasma intra-articular knee injections show no superiority versus viscosupplementation: a randomized controlled trial. Am J Sports Med. 2015 Jul;43(7):1575-82.
2. Kon E et al. Clinical Outcomes of knee osteoarthritis treated with an autologous protein solution injection: a 1-year pilot double-blinded randomized controlled trial. Am J Sports Med. 2018 Jan;46(1):171-180.