G.M. Peretti e collaboratori riportano in un articolo apparso sul Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia lo stato dell’arte e i nuovi approcci basati su ingegneria tissutale al trattamento delle lesioni osteo-condrali. Viene offerta anche una descrizione preliminare della sede anatomica in cui insorgono tali lesioni, ossia la giunzione osteo-condrale.
Numerosi sono gli approcci terapeutici al trattamento delle osteoartrosi. Tra questi si trovano le tecniche tradizionali (tecniche di stimolazione midollare, impianto di autograft osteocondrali, alloimpianti, e impianto di protesi a rivestimento focale), e le tecniche di ingegneria tissutale, le quali prevedono l’impianto di substrati (scaffold) inerti assorbibili (membrana di fosfato di calcio e acido polilattico e poliglicolico, e altri), che possono essere seminati o meno con cellule autologhe o eterologhe.
Se, da una parte, l’esperienza clinica dei materiali di ingegneria tissutale per la cura delle lesioni osteo-cartilaginee è ancora limitata, la buona compatibilità fra scaffold e osso subcondrale fa ben sperare sul futuro utilizzo di tali materiali nella clinica. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di associare gli scaffold a materiali biologicamente attivi, quali il concentrato piastrinico e le molecole appartenenti alla famiglia delle proteine morfogenetiche dell’osso, che potrebbero favorire il processo di guarigione, o all’inclusione di cellule condrali o di molecole portatrici di informazioni biologiche, il cui scopo è quello di dare uno stimolo proliferativo alle cellule e di mantenerne il fenotipo desiderato nel tempo.
Essendo oramai ampiamente stabilita l’importanza dell’unità morfo-funzionale del complesso osso-cartilagine in questo tipo di lesioni, l’utilizzo di materiali “intelligenti” con ottima compatibilità come gli scaffold cellulati o acellulati potrebbe rappresentare realmente un approccio terapeutico efficace delle lesioni cartilaginee.
Peretti GM, Pozzi A. GIOT agosto 2011;37(suppl.1):167-172.