Una caduta della pressione arteriosa media a valori inferiori a 60-70 mmHg è legata a gravi complicanze post-operatorie, quali lesioni miocardiche, lesioni acute del rene e aumento della mortalità. I primi 30 giorni sono i più critici
Sul sito di ImProVe Think Tank (www.improvethinktank.org) è disponibile il rapporto “Miglioramento della sicurezza del paziente: l’importanza dell’assistenza perioperatoria e il monitoraggio efficace”, un documento redatto dal gruppo paneuropeo formato da anestesisti, chirurghi e rappresentanti delle organizzazioni di tutela dei diritti dei pazienti, impegnato nella sensibilizzazione del mondo scientifico e delle istituzioni sul tema delle complicanze post-operatorie e nel miglioramento della sicurezza degli interventi ad alto rischio.
Il tasso di mortalità legato a questo tipo di complicanze è, infatti, molto elevato nei primi 30 giorni dopo un intervento ad alto rischio. Il rapporto focalizza l’attenzione su una complicanza che risulta essere particolarmente pericolosa se non efficacemente monitorata: l’ipotensione intra-operatoria.
Nel rapporto si chiede di garantire l’attuazione e l’aderenza alle linee guida europee sul monitoraggio emodinamico durante gli interventi chirurgici, specialmente se ad alto rischio, migliorando la formazione dei medici e assicurando fonti di finanziamento agli ospedali per investire in tecnologie innovative di monitoraggio emodinamico in grado di rilevare dati fondamentali per elaborare strategie d’intervento nelle politiche sanitarie.
I 30 giorni post-operatori sono i più critici
Secondo le stime dell’ImProVe Think Tank in Europa sono ogni anno 2,4 milioni i pazienti che si sottopongono a interventi chirurgici ad alto rischio e in uno studio internazionale su oltre 44mila pazienti quasi il 17% ha sviluppato una o più complicanze post-operatorie, mentre lo 0,5% è deceduto (1). Dati provenienti dal Regno Unito suggeriscono, inoltre, che l’80% delle morti post-operatorie si verifica nella sottocategoria dei pazienti ad alto rischio, che rappresenta il 10% del totale (2). Ricontestualizzando questa tendenza in ambito europeo, il rapporto dell’mProVe Think Tank stima che siano circa 192mila i pazienti che muoiono annualmente nei 30 giorni successivi all’intervento chirurgico (1).
L’instabilità emodinamica che si manifesta come cali della pressione arteriosa è nota come ipotensione intra-operatoria, ed è una condizione tutt’altro che rara in sala operatoria (3, 4) dal momento che risulta essere una complicazione ricorrente degli interventi ad alto rischio, nonchè un importante fattore di rischio per mortalità post-operatoria.
«Una tecnologia di monitoraggio emodinamico dovrebbe essere presente in ogni sala operatoria, per essere utilizzata per tutte le procedure ad alto rischio. Una caduta della pressione arteriosa media a valori inferiori a 60-70 mmHg è legata a gravi complicanze post-operatorie, quali lesioni miocardiche, lesioni acute del rene e aumento della mortalità (5, 6) – commenta Marco di Eusanio, direttore Sod Cardiochirurgia, azienda ospedaliero universitaria Ospedali Riuniti di Ancona –. Se la pressione arteriosa venisse efficacemente monitorata, si potrebbero evitare queste complicanze e l’esito post-operatorio cambierebbe in modo significativo» conclude il membro dell’ImPrOve Think Tank.
Anche Franco Valenza, anestesista presso l’Istituto Nazionale dei Tumori (Milano) e membro dell’ImPrOve Think Tank sottolinea come negli ultimi anni gli investimenti nelle tecnologie e nella formazione professionale abbiano spesso risentito di forti tagli nel budget. L’agenda dell’ImPrOve Think Tank si propone dunque di sensibilizzare medici, pazienti e istituzioni per ampliare la formazione dei medici, garantendo l’aderenza e l’attuazione delle nuove linee guida europee sul monitoraggio emodinamico durante gli interventi chirurgici, andando a coinvolgere sempre più i pazienti in un dialogo sui rischi che l’ipotensione intra-operatoria può arrecare.
«Spesso, infatti – commenta Luciana Valente della Senior International Health Association (Siha) e membro dell’ImPrOve Think Tank – i pazienti non sono consapevoli dei rischi derivanti dal mancato utilizzo di una tecnologia di monitoraggio digitale innovativa e potrebbero, quindi, non chiedere la migliore gestione perioperatoria. Inolte, più un paziente è coinvolto in una procedura, migliori saranno i risultati, a partire da un chiaro e trasparente dialogo sulla gestione del rischio, tra il team medico, il paziente e la famiglia».
Luca Marelli
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia:
1. International Surgical Outcomes Study group. Global patient outcomes after elective surgery: prospective cohort study in 27 low, middle and high-income countries Br J Anaesth. 2017 Sep 1;119(3):553.
2. Pearse RM, Moreno RP, Bauer P, et al. Mortality after surgery in Europe: a 7 day cohort study. Lancet. 2012;380(9847):1059-1065.
3. Bijker JB et al. Incidence of intraoperative hypotension as a function of the chosen definition: literature definitions applied to a retrospective cohort using automated data collection. Anesthesiology. 2007;107(2):213-220.
4. Wesselink EM et al. Intraoperative hypotension and the risk of postoperative adverse outcomes: a systematic review. Br J Anaesth. 2018;121(4):706-721.
5. Sessler DI, Bloomstone JA, Aronson S, et al. Perioperative Quality Initiative consensus statement on intraoperative blood pressure, risk and outcomes for elective surgery. Br J Anaesth. 2019;122(5):563-574.
6. Salmasi V, Maheshwari K, Yang D, et al. Relationship between Intraoperative Hypotension, Defined by Either Reduction from Baseline or Absolute Thresholds, and Acute Kidney and Myocardial Injury after Noncardiac Surgery: A Retrospective Cohort Analysis. Anesthesiology. 2017;126(1):47-65.