La prevenzione delle infezioni in ortopedia raggiunge un nuovo standard: il nuovo sistema di disinfezione messo a punto dalla start-up italo-svizzera 99 Technologies permette di ridurre le infezioni ospedaliere del 30% grazie all’azione di perossido di idrogeno e ioni d’argento, veicolati attraverso una nebbia secca, simile a un gas.
Il percorso che ha portato, oggi, a una soluzione altamente innovativa per combattere le infezioni ospedaliere, risale a 15 anni fa. Già avviato nel 1999 come iniziativa filantropica e che dal 2012 si avvale del sostegno dell’agenzia dell’Innovazione del Canton Ticino (Fondazione Agire), con l’obiettivo di prevenire, quanto più efficacemente, la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria nosocomiale, si è concretizzato nella start-up italo-svizzera, con sede a Lugano, 99 Technologies SA.
La messa a punto di un servizio che attivamente combina perossido di idrogeno e cationi d’argento attraverso un sistema di nebulizzazione a “nebbia secca”, stabilisce un nuovo punto di riferimento qualitativo nel campo della sanificazione ospedaliera.
Come funziona il processo di disinfezione
Il processo di disinfezione è costituito da tre fasi distinte. Nella prima, la soluzione – chiamata 99S – è trasformata in una nebbia assolutamente secca, simile a un gas: centinaia di milioni di piccole gocce, di dimensioni inferiori a un micron, vengono uniformemente distribuite in tutto l’ambiente, generando così un sub-micro coating. Nella seconda fase entra in azione il perossido di idrogeno, attaccando istantaneamente tutte le sostanze organiche con cui viene a contatto; i cationi di argento completano l’attività battericida e causano l’inattivazione di virus, batteri, spore, funghi e biofilm presenti nell’aria e sulle superfici, assicurando il prolungamento nel tempo dell’azione biocida. Infine, i radicali liberi generati dal perossido di idrogeno si trasformano rapidamente in ossigeno e nell’aria non rimane nessun residuo dannoso: dopo un periodo di tempo molto ridotto è possibile predisporre l’ambiente trattato per il riutilizzo.
I vantaggi di questo sistema di disinfezione a base di perossido di idrogeno e ioni d’argento sono molti: il sistema è poco ingombrante e maneggevole, il dosaggio è programmabile e la tracciabilità è completa, sono sufficienti basse concentrazioni, le apparecchiature elettromedicali sopportano senza danno l’azione del perossido d’idrogeno perché non ci sono rischi si ossidazione o corrosione e inoltre agisce a temperatura ambiente. Essendo estremamente facile da programmare e utilizzare, non richiede la presenza di personale specializzato e, infine, il costo contenuto (al di sotto dei diecimila euro) rende il sistema appetibile anche per piccole strutture e studi medici.
Le prove di efficacia
Secondo recenti test clinici, questa soluzione è in grado di ridurre del 30% le infezioni ospedaliere. Per rendersi conto di quello che può significare, basta riportare questa percentuale alle cifre totali che caratterizzano il problema. Nel 2005 si sono registrate 475.000 infezioni negli ospedali italiani, con 15.000 decessi, e i costi aggiuntivi sono stati stimati in 1 miliardo e 864 mila euro; mediamente le degenze aumentano dai sette ai dieci giorni per ogni paziente e solo il 22% dei Drg coprono i costi delle complicanze, mentre le denunce e il contenzioso sono in aumento.
Com’è noto, il problema è particolarmente sentito in ortopedia e traumatologia: è in questi reparti che, secondo una ricerca della Marsh, compagnia assicurativa internazionale attiva nella consulenza e gestione dei rischi, si denuncia il maggior numero di richieste danni per infezioni ospedaliere: quasi il 30% del totale.
L’andamento negli anni delle infezioni ospedaliere, nonostante il diffondersi delle buone pratiche per ridurne l’incidenza, sconta un’aggravante che si sta facendo di anno in anno più preoccupante: il diffondersi della resistenza agli antibiotici che, secondo le stime, è stata ormai sviluppata dal 70% dei microrganismi implicati nelle infezioni ospedaliere. Tra queste, aumentano i timori legati al Clostridium difficile, un batterio gram-positivo molto resistente, grazie alla capacità di formare spore, responsabile di gravi infezioni nelle strutture sanitarie dei paesi industrializzati dove si possono verificare diffuse epidemie. In ospedale, la percentuale dei soggetti colonizzati dal germe può raggiungere il 25% e sono proprio i pazienti stessi a rappresentare la fonte primaria del germe, ma la fonte secondaria è costituita dall’ambiente contaminato per via diretta o indiretta; le spore infatti possono persistere in ambiente per mesi o anni mostrando elevata resistenza ai comuni detergenti e disinfettanti usati in ambiente ospedaliero.
Tra i numerosi microrganismi contro cui la soluzione 99S è stata testata con successo c’è proprio il Clostridium difficile e uno degli studi più interessanti è stato condotto all’Ospedale Maggiore di Lodi. Nella struttura erano già state implementate tutte le misure offerte dalla disinfezione tradizionale ed è stata successivamente introdotta la disinfezione con il sistema 99 Technologies. Nel periodo di utilizzo, l’incidenza del Clostridium si è drasticamente ridotta nei reparti in cui è stato sperimentato il 99 Tech, passando dal 4,23% allo 0,61%, mentre è rimasta immutata negli altri; dopo l’interruzione dell’utilizzo della soluzione, il microrganismo è tornato ai livelli precedenti. Gli autori dello studio riferiscono che dal punto di vista economico c’è stato un risparmio diretto dovuto soprattutto al minore utilizzo di manodopera, ma i benefici principali si manifestano nel lungo periodo, nella riduzione dei costi aggiuntivi di disinfezione straordinaria, nell’ottimizzazione dell’uso delle strutture e soprattutto nella riduzione dei casi di infezione.
Un altro batterio molto pericoloso è lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (Mrsa), responsabile di molte infezioni nosocomiali ma comparso anche fuori dall’ambiente ospedaliero; ne sono stati collocati quattro ceppi, associati a epidemie, in cinque punti all’interno di una stanza e si è visto che in alcuni casi è stato in grado di sopravvivere per almeno un mese. Anche contro l’Mrsa la decontaminazione con nebbia secca di perossido di idrogeno è risultata efficace.
Segnaliamo infine i test in vivo condotti in Perù. Essi sono significativi in quanto in Perù la tecnologia è stata testata in condizioni particolarmente probanti, sia per le difficili condizioni igienico sanitarie riscontrate in alcune strutture sia per la viarietà climatica del Paese. Qui un elevato numero di test di efficacia ha confermato la capacità dei sistemi di 99 Technologies di poter controllare efficacemente la carica batterica nelle condizioni più disparate ed essere un efficace strumento di disinfezione e prevenzione delle infezioni correlate all’assitenza.