
Andrea Fidanza ha presentato lo studio al 104° congresso Siot
Secondo uno studio condotto negli Usa l’uso di cannabinoidi nei pazienti sottoposti a protesi di anca e ginocchio non ha mostrato nessun aumento di complicanze o fallimenti prematuri dell’impianto
La cannabis terapeutica ha un effetto antidolorifico molto forte e non sorprende che venga usata da soggetti affetti da cancro o malattie osteoarticolari. Si tratta però di un tema delicato, perché la stessa pianta ha notoriamente effetti psicotropi.
Per cominciare a fare chiarezza, bisogna distinguere tra i due principi attivi che la caratterizzano: se il Thc (delta-9-tetraidrocannabinolo) stimola la sintesi della dopamina nel cervello comportando euforia, rilassamento, fame chimica, alterazione della coscienza spazio-tempo e delle funzioni sensitive, il Cbd (cannabidiolo) non è psicoattivo e ha elevate proprietà antidolorifiche.
In Canada e in gran parte degli Stati Uniti, la cannabis è legale ed è percepita come opzione terapeutica nei pazienti con dolore cronico, ma non esistono ancora dati definitivi a riguardo. Inoltre, ci sono studi da cui risulta che i Paesi in cui la cannabis è legalizzata si registrano tassi più bassi di overdose da oppiacei e di suicidi negli uomini tra i 20 e i 39 anni.
Un’indagine in California
Negli ultimi anni il dibattito sull’utilizzo terapeutico della cannabis ha interessato anche l’Italia, ma le evidenze scientifiche sul suo impiego in ortopedia, riguardo alla prevalenza e agli effetti nei pazienti sottoposti a sostituzione protesica, sono molto limitate.
Per offrire delle riflessioni basate sulle prove scientifiche, alcuni ricercatori italiani – durante un periodo da Research Fellows seguiti dal professor Pierfrancesco Indelli presso la Stanford University della California – hanno studiato, e poi presentato al congresso nazionale Siot dello scorso anno, le variazioni nel tempo dell’utilizzo preoperatorio di cannabinoidi e oppioidi in pazienti sottoposti a protesi d’anca e di ginocchio e analizzato la correlazione tra l’assunzione di queste sostanze e le complicanze post-operatorie.
Il lavoro è stato reso possibile dal fatto che in California, dove l’impiego di cannabis a scopo terapeutico è permesso dal 2003, negli esami di routine preoperatoria è inserito anche il test tossicologico nelle urine (in modo da differire gli interventi di quei pazienti utilizzatori di sostanze che certamente aumentano il rischio di fallimento o complicanze, come metanfetamine e cocaina).
Lo studio, di tipo retrospettivo, ha incluso pazienti sottoposti a sostituzione protesica primaria di anca o ginocchio tra il 2012 e il 2017 presso il Veterans Hospital di Palo Alto. Nei sei anni considerati, sono state effettuate 1.831 procedure chirurgiche (su 1.519 pazienti) e, nel 97% dei casi, era disponibile il test tossicologico dell’urina effettuato durante il mese antecedente all’intervento. La prevalenza complessiva dell’uso preoperatorio di cannabis e oppioidi nel 2012 era rispettivamente dell’11% e del 23%, con un utilizzo più frequente tra i pazienti sottoposti a sostituzione d’anca rispetto a quella di ginocchio.
Gli effetti clinici
«Secondo la nostra conoscenza – ha dichiarato Andrea Fidanza, uno degli autori della ricerca – questo è il primo studio a identificare prevalenza e trend dei consumatori di cannabis e oppiodi. Nel 2017 rispettivamente il 15 e 17% della popolazione da noi esaminata ne consumava. L’analisi statistica ha mostrato un significativo aumento dell’utilizzo della cannabis in corrispondenza di una altrettanto significativa riduzione dell’utilizzo di oppioidi dopo la legalizzazione delle droghe leggere in California».
Ma quali sono stati gli effetti clinici di questo consumo nei pazienti? Le complicanze a 30 giorni sono state di poco inferiori per i consumatori di cannabis (1,5%) rispetto ai non consumatori (1,9%); anche la mortalità a 90 giorni è stata leggermente minore (l’1,5% rispetto all’1,6%). Si tratta di differenze non rilevanti dal punto di vista statistico e, cautamente, Fidanza conclude che «nell’Istituto esaminato, l’uso di cannabinoidi nei pazienti sottoposti ad artroplastica non ha mostrato correlazioni con complicanze o fallimento prematuro dell’impianto, contrariamente a quanto precedentemente riportato in letteratura».
Secondo il ricercatore, d’altra parte, il proibizionismo pone diversi problemi: «permette a un importante mercato nero di espandersi e la qualità dei prodotti non è sottoposta ad alcun controllo. Inoltre, i costi della repressione sono elevati ed è difficile raggiungere i consumatori con misure di prevenzione. Bisognerebbe testare altri modelli disciplinari, che tengano conto della realtà attuale».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Denduluri SK, Woolson ST, Indelli PF, Mariano ER, Harris AHS, Giori NJ. Cannabinoid and opioid use among total joint arthroplasty patients: a 6-year, single-institution study. Orthopedics. 2021 Jan 1;44(1):e101-e106.