Migliore funzionalità e meno dolore sono stati registrati nei pazienti sottoposti a protesi totale di caviglia in uno studio condotto presso il Rothman Institute dell’ospedale universitario di Philadelphia.
La ricostruzione chirurgica rappresenta un vero e proprio cambiamento nella vita delle persone con artrosi di caviglia in fase avanzata, una condizione dolorosa che pregiudica la capacità dei pazienti di salire e scendere le scale, uscire da una macchina e persino di camminare. I ricercatori americani hanno dimostrato che la sostituzione totale della caviglia è in grado di aumentare la libertà di movimento dei pazienti di oltre il 60% e questo si traduce in molto meno dolore e in un miglioramento continuo della funzionalità durante i due anni successivi alla chirurgia.
L’artroplastica totale della caviglia, con la sostituzione completa dell’articolazione, è diventata un’opzione efficace solo nell’ultimo decennio. Le nuove metodologie e i dispositivi di ultima generazione offrono risultati positivi evidenti, ma secondo gli autori i pazienti volevano saperne di più riguardo alla rapidità e all’entità del recupero.
Steven Raikin, direttore del Foot and Ankle Service al Rothman Orthopedic Institute, ha coordinato lo studio e con il suo team di chirurghi ha valutato l’ampiezza dei movimenti, l’intensità del dolore e la capacità di svolgere le tipiche attività quotidiane prima dell’intervento chirurgico e poi di nuovo a tre mesi, a sei mesi, a uno e a due anni dall’intervento di artroplastica totale della caviglia. In media, la chirurgia ha migliorato l’ampiezza di movimento della caviglia nel piano sagittale del 66% e con l’aumento del range of motion è progressivamente migliorata la qualità di vita dei pazienti. «Con questi sostituti di caviglia – ha affermato Raikin – siamo in grado di offrire un notevole miglioramento nella possibilità di muovere l’articolazione e nella sintomatologia dolorosa».
I punteggi del dolore dei pazienti sono crollati da 74 a 15 in una scala di cento unità, mentre la misura della loro capacità di portare a termine esercizi che si svolgono normalmente nella vita quotidiana è salita da 50 a 80 su 100, durante i due anni di follow-up.
Quando il team ha analizzato i risultati chirurgici, hanno scoperto che la finestra di recupero critico è avvenuta molto prima di quanto pensassero. I mesi cruciali sono stati i primi, anche se poi, sia pure di minore entità, i cambiamenti positivi sono continuati fino ai due anni successivi all’intervento. «La stragrande maggioranza del miglioramento percepito dai pazienti avviene nei primi sei mesi – ha detto Raikin – e questo è importante perché ci offre una solida base per motivarli maggiormente».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia:
Hendy BA, McDonald EL, Nicholson K, Rogero R, Shakked R, Pedowitz DI, Raikin SM. Improvement of outcomes during the first two years following total ankle arthroplasty. J Bone Joint Surg Am. 2018 Sep 5;100(17):1473-1481.