Da inizio giugno l’American Academy of Orthopaedic Surgeons (Aaos) ha iniziato a raccogliere all’interno dei suoi registri protesici i dati dei pazienti con diagnosi confermata di Covid19, ai quali è stato assegnato uno specifico codice (ICD-10 – U07.1). La positività al virus verrà segnalata come comorbidità preoperatoria, diagnosi al momento del ricovero o come motivo di riammissione. Tale codice è abilitato in ciascuno dei registri Aaos, tra cui l’American Joint Replacement Registry (il più grande registro nazionale al mondo sulle protesi di anca e ginocchio), lo Shoulder & Elbow Registry, il Musculoskeletal Tumor Registry e l’American Spine Registry, frutto della collaborazione con l’American Association of Neurological Surgeons (Aans).
«Abbiamo intrapreso un’azione rapida per comprendere l’impatto attuale e futuro di Covid19 sulle cure in ambito muscolo-scheletrico – spiegano in Aaos –. Con oltre 1,97 milioni di procedure in quattro registri, il programma dei registri Aaos già oggi raccoglie dati clinici a supporto di chirurghi ortopedici, ospedali, sistemi sanitari e centri di chirurgia ambulatoriale per fornire la più alta qualità possibile delle cure. Oggi più che mai, è fondamentale raccogliere dati che forniranno ulteriori approfondimenti sulla qualità delle cure e sugli esiti dei pazienti ortopedici nell’ambito della malattia Covid19».
In concreto, aggiungendo il codice al programma di registro Aaos, i siti che forniscono i dati avranno la possibilità di monitorare l’impatto di Covid19 sui pazienti sottoposti a future procedure di sostituzione articolare. Il monitoraggio dei dati Covid19 aiuterà ad analizzare l’impatto di questa malattia sugli esiti, le tendenze degli interventi in base alla pausa nella chirurgia elettiva e gli esiti riportati dai pazienti sulle procedure ritardate. Su una scala più ampia, i dati a lungo termine dei registri consentiranno approfondimenti futuri su Covid19 e sul suo impatto sugli esiti clinici.
Il Registro italiano artroprotesi
E in Italia? Il Registro italiano artroprotesi (Riap) non ha ancora previsto di inserire l’informazione Covid nella raccolta dati ma i suoi responsabili sono consapevoli che, dal punto di vista epidemiologico, le analisi dei dati del 2020 risentiranno pesantemente del lockdown. «Condurremo certamente delle analisi per mese, per cluster temporali, per valutare le differenze nei volumi di attività – ci ha detto Marina Torre dell’Istituto superiore di sanità, responsabile scientifica del Riap –. Gli effetti del lockdown sulla chirurgia protesica sono talmente eclatanti che non possiamo non analizzarlo, o peggio ancora annegarlo in una media annuale. Senza analisi per cluster temporali, tra l’altro, risulterebbe certamente un forte calo degli interventi protesici, che però sappiamo essere dovuto al lockdown e non a fattori fisiologici».
Dopo un aumento tendenziale negli anni, i volumi della chirurgia protesica sono quindi destinati a scendere nel 2020. «Più avanti nel tempo saremo in grado di valutare, analizzando numeri aggregati e non di singoli pazienti, se gli interventi prima sospesi e poi rimandati verranno in qualche modo recuperati, se cioè il volume di chirurgia protesica perso con il lockdown verrà recuperato o meno nell’anno successivo. Nel frattempo, con gli esperti del comitato scientifico del Riap, stiamo valutando la fattibilità di inserire l’informazione Covid nella raccolta dati» conclude Marina Torre.
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia