Uno studio pubblicato sull’European Heart Journal ha indagato a quale intensità l’attività fisica risulti maggiormente benefica per la salute: il team di ricercatori del National Institute for Health and Care Research (Nihr) Leicester Biomedical Research Centre ha dimostrato che il rischio di malattie cardiovascolari si riduce maggiormente quando l’attività fisica è di intensità almeno moderata.
Le attuali linee guida sull’attività fisica del Regno Unito raccomandano per gli adulti almeno 150 minuti di attività fisica di intensità moderata (ad esempio una camminata veloce), o in alternativa 75 minuti di attività intensa (ad esempio una corsa) alla settimana. Da qui nasce lo scopo della ricerca: valutare se a parità di volume di attività fisica svolta, calcolato moltiplicando l’intensità dell’allenamento e il tempo dedicato, si avessero maggiori benefici con l’attività intensa piuttosto che con quella moderata.
Paddy Dempsey, ricercatore presso l’Università di Leicester e presso l’Unità di Epidemiologia del Medical Research Council dell’Università di Cambridge, ha dichiarato: «La maggior parte degli studi su larga scala finora ha utilizzato solo questionari per determinare i livelli di attività fisica dei partecipanti, ma l’intensità e la durata dell’attività fisica sono difficili da identificare con precisione. Senza registrazioni accurate della durata e dell’intensità dell’attività fisica non è mai stato possibile distinguere il contributo dell’attività fisica intensa. I dispositivi indossabili – ha continuato il ricercatore – ci hanno aiutato a registrare con precisione l’intensità e la durata del movimento di quasi 90mila partecipanti alla UK Biobank. Siamo così riusciti a pubblicare un’analisi dei dati che dimostra che svolgere attività fisica ad alta intensità comporta una maggiore riduzione del rischio di malattie cardiovascolari».
Gli autori hanno analizzato l’associazione tra il volume e l’intensità dell’attività fisica e l’incidenza delle malattie cardiovascolari in 88.412 adulti non affetti da malattie cardiovascolari in Gran Bretagna. I soggetti hanno indossato per una settimana un activity tracker sul polso dominante, mentre partecipavano allo studio della UK Biobank. I dati sul movimento raccolti tramite l’accellerometro del dispositivo sono stati utilizzati per calcolare il volume totale di attività, distinguendo il volume derivante da attività moderata da quello derivante da attività intensa.
Il numero di eventi cardiovascolari insorti, comprese le cardiopatie ischemiche e le malattie cerebrovascolari, è stato poi registrato tra i partecipanti allo studio per un periodo medio di follow-up di 6,8 anni.
Gli autori hanno riscontrato che il volume totale di attività fisica era fortemente associato a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e hanno dimostrato che il rischio era ulteriormente ridotto se il volume derivava da attività fisica intensa. I tassi di malattie cardiovascolari erano inferiori del 14% quando l’attività fisica moderata o alta rappresentava il 20% del volume totale anziché il 10%, anche nei soggetti che avevano bassi livelli di attività.
È interessante notare che anche aumentando il volume totale di attività fisica, se la percentuale di attività fisica ad intensità alta o moderata rimane costante, si ottiene uno scarso effetto benefico sul rischio di malattie cardiovascolari.
Luca Marelli
Giornalista Tabloid di Ortopedia