
Antonio Moroni
La tecnica, di recente introduzione, consente di ripristinare con precisione l’anatomia dell’articolazione resecando la testa del femore ma mantenendo interamente il collo del femore. L’accoppiamento è in ceramica-ceramica
Si chiama artroplastica ibrida dell’anca ed è una tecnica intermedia fra il rivestimento e la protesi, che solitamente si adotta in pazienti con gravi deformità della testa del femore o con osso meccanicamente debole ma con elevate richieste funzionali, situazione questa assai frequente nei pazienti di sesso femminile.
L’ha ideata e introdotta nella pratica clinica Antonio Moroni, direttore dell’unità operativa di Ortopedia II all’Irccs Galeazzi – San Siro di Milano e professore ordinario di malattie dell’apparato locomotore presso l’Università Vita-Salute San Raffale di Milano.
Questa tecnica permette ottimi risultati su tempi di recupero, funzionalità dell’anca e soddisfazione dei pazienti. Essendo una tecnica molto giovane, però, mancano inevitabilmente dati di lungo periodo.
Professor Moroni, cos’è l’artroplastica ibrida dell’anca?
Abbiamo denominato “artroplastica ibrida dell’anca” una nuova tecnica chirurgica che abbiamo introdotto nel 2016 e che consente di riprodurre fedelmente l’anatomia e la biomeccanica dell’anca da protesizzare, evitando quelle alterazioni del centro di rotazione, dell’offset, della lunghezza e della versione che si producono inevitabilmente in misura più o meno grave a seguito di un intervento protesico tradizionale.
L’artroplastica ibrida dell’anca è una tecnica che presenta elementi in comune sia con la chirurgia di rivestimento, sia con la chirurgia protesica tradizionale, e per tale motivo è stata definita “ibrida”. Come nella chirurgia di rivestimento è possibile ripristinare con estrema precisione l’anatomia dell’articolazione, ma a differenza di questa la testa del femore viene resecata, mantenendo però interamente il collo del femore.
Come si esegue l’intervento?
L’intervento si basa su uno studio accurato di tomografia assiale computerizzata dell’anca da operare. Le immagini vengono elaborate al computer e viene prodotto un impianto custom made che viene impiantato con uno strumentario dedicato.
La tecnica chirurgica è guidata dalla pianificazione preparatoria computerizzata e dall’apposito strumentario prodotto solo per quel particolare intervento. L’uso di questo strumentario consente di ripristinare fedelmente l’anatomia dell’anca precedente alla patologia che ha portato all’indicazione chirurgica.
La tribologia è ceramica/ceramica e questo consente di utilizzare teste di grande diametro, a differenza di quanto avviene con la chirurgia protesica tradizionale, assai simile a quella della testa del femore del paziente con ovvi vantaggi sulla motilità e sulla stabilità articolare. La componente acetabolare è metallica a fissazione biologica e presenta un sottile inserto di ceramica delta preassemblato.
A livello femorale si esegue una osteotomia a livello della porzione distale della testa del femore. L’osteotomia è guidata da un apposito strumentario. Il collo del femore e quindi il grado anatomico di versione dello stesso sono conservati. Lo stelo viene inserito dopo opportuna preparazione nel collo del femore senza invadere il canale diafisario. Sul cono dello stelo si inserisce la grande testa protesica, anch’essa di ceramica delta e di diametro assai simile a quello della testa originale del femore del paziente.
Quali sono i pazienti ideali per questo tipo di intervento?
Utilizziamo questa tecnica chirurgica soprattutto nei pazienti attivi, con osso di buona qualità, nei quali non possiamo utilizzare la chirurgia di rivestimento a causa di un’eccessiva usura della testa del femore, che talora è troppo danneggiata per poter essere rivestita. È indicata anche nelle donne giovani e attive che per vari motivi spesso non sono buone candidate alla chirurgia di rivestimento.
Quali sono invece le controindicazioni?
Le controindicazioni sono costituite da osso insufficiente da un punto di vista meccanico e da significative deformità congenite o post-traumatiche dell’estremità prossimale del femore. Preoperatoriamente eseguiamo sempre un’analisi densitometrica allo scopo di studiare la qualità dell’osso del paziente.
In presenza delle giuste indicazioni, quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’artroplastica ibrida dell’anca?
I vantaggi rispetto alla tecnica tradizionale sono la mininvasività, la possibilità di ripristinare correttamente l’anatomia e la biomeccanica articolare, il mantenimento del patrimonio osseo del paziente, il mantenimento del collo del femore e quindi della versione, la non invasione del canale diafisario, il minor rischio di lussazione, la maggiore motilità articolare.
Lo svantaggio, essendo una tecnica di nuova introduzione, è la mancanza di risultati a lungo termine.
Quali sono i materiali utilizzati?
Il ministelo custom made è metallico e su di esso viene assemblata una testa protesica in ceramica delta. La componente acetabolare consiste di una conchiglia metallica all’interno della quale è inserito un inserto preassemblato di ceramica delta.
Quali risultati avete ottenuto con questa tecnica?
I risultati clinici sono estremamente brillanti relativamente al tempo di recupero, alla funzionalità dell’anca e alla soddisfazione dei pazienti.
Essendo una tecnica nuova mancano dati relativi alla longevità. Non abbiamo infatti risultati a un follow-up superiore a due anni. La bassissima usura della tricologia ceramica-ceramica è comunque un elemento che consideriamo molto positivo e ci dà fiducia relativamente alle aspettative sui risultati a lungo termine.
Un altro elemento molto positivo ai fini della predizione della longevità di questa nuova tecnica mininvasiva è costituita dall’ottima sopravvivenza a medio termine che abbiamo ottenuto con impianti protesici di design analogo a quelli della chirurgia protesica tradizionale (steli di lunghezza standard) associati a cotili con inserti preassemblati in ceramica e teste di grande diametro in ceramica del tutto analoghi a quelli che utilizziamo nella tecnica mininvasiva. La nostra casistica con cotili con inserti di ceramica preassemblati associati a steli standard con teste in ceramica di grande diametro consta di più di 800 interventi eseguiti a partire del 2012, con una sopravvivenza a un follow-up minimo di cinque anni del 98,8%.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia