Roma, ottobre 1930. La foto in bianco e nero ci porta in una sala della Clinica chirurgica di Roma. È in corso una seduta dell’annuale congresso della Società italiana di ortopedia (Sio). Il ventunesimo, per l’esattezza; ma nell’intestazione degli atti – e chissà se anche nei manifesti di allora – emerge anche, tra parentesi, il numero romano “VIII”: ottava edizione dell’era fascista.
L’istantanea riprende metà della platea, il che fa ipotizzare non più di un’ottantina di partecipanti, su un totale di 194 iscritti alla società scientifica. Numeri di altri tempi. Le sedie in legno, l’eleganza dell’abbigliamento formale, il cappello modello “Lobbia” a occupare qualche posto, si presentano come fedeli testimoni dell’epoca. Al centro della sala fa bella mostra di sé un proiettore; ai lati, alcune piante sembrano vivacizzare un po’ lo scarno arredo e la rigida atmosfera di un’assise scientifica.
A non essere ripreso dalla macchina fotografica è proprio il padrone di casa, il professor Riccardo Dalla Vedova, direttore dal 1912 della Clinica ortopedica e traumatologica romana, istituto che avrà la sua nuova e autonoma sede solo nel 1935. È presidente sia del congresso che della società scientifica, al termine del suo mandato triennale. Facile immaginare che stia lì dietro al tavolo degli oratori, parzialmente visibile in basso a sinistra.
Il primo dei due temi principali di relazione è “Il trattamento chirurgico della tubercolosi del ginocchio”; e osservando il diafanoscopio alla parete si scorgono – come panni stesi – quattro lastre radiografiche che inquadrano, con ogni probabilità, dei relativi casi clinici. A incaricarsi di esporre l’argomento, Antonio Mezzari e Alberto Fusari, rispettivamente direttore e aiuto dell’Ospedale Marino di Valdoltra, nell’Istria ancora italiana. Secondo tema “I progressi recenti della protesi e degli apparecchi ortopedici”; qui relatore Mario Camurati, allievo di Vittorio Putti all’Istituto Rizzoli di Bologna.
Per completare la didascalia della foto, abbiamo indicato alcuni personaggi che hanno praticamente fatto la storia dell’ortopedia italiana. Emilio Comisso (1), che dell’Ospedale di Oltra (nato come Ospizio Marino nel 1909) era stato il primo direttore; Francesco Delitala (2), scuola bolognese, primario di un reparto di Ortopedia e Chirurgia infantile a Venezia, prima del suo ritorno al Rizzoli come direttore; Eduardo Calandra (3), direttore della Clinica ortopedica di Palermo; Riccardo Galeazzi (4), direttore dell’Istituto dei Rachitici di Milano, che nella seduta amministrativa verrà eletto presidente della Sio (diventerà Siot nel 1935) oltre che presidente del successivo congresso; Dario Maragliano (5), titolare della cattedra di Patologia chirurgica e primo incaricato dell’insegnamento di ortopedia all’Università di Genova; Ugo Camera (6), primario della sezione chirurgica dell’Ospedale Regina Margherita di Torino e anche lui futuro docente universitario; Luigi De Gaetano (7), direttore della Clinica ortopedica di Napoli.