
Da sinistra Maurizio Turiel
e Matteo Briguglio
Uno studio condotto al Galeazzi di Milano da un cardiologo e un nutrizionista suggerisce di correggere l’ipovitaminosi D prima dell’intervento di chirurgia protesica: «il miglioramento della funzionalità cardiaca può ridurre le complicanze»
«Oltre l’80% dei nostri pazienti anziani cardiopatici, che sono in lista per un intervento di chirurgia ortopedica maggiore di anca o ginocchio, presenta ipovitaminosi D. Un protocollo di supplementazione precoce, seppur iniziato appena dopo l’operazione chirurgica, risulterebbe efficace nel correggerla. Tale correzione è stata associata a un miglioramento della funzionalità miocardica, anticipando potenzialmente il recupero funzionale, con possibile diminuzione delle complicanze». Lo affermano Maurizio Turiel, responsabile scientifico del Servizio di Cardiologia dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi e Fellow dell’European Society of Cardiology, e Matteo Briguglio, nutrizionista ricercatore della direzione scientifica del medesimo ospedale. Entrambi autori di uno studio pubblicato sul Journal of Geriatric Cardiology (1), hanno osservato gli effetti cardiaci della supplementazione di vitamina D in 47 pazienti con pregressa malattia cardiovascolare e che presentavano ipovitaminosi D di varia entità, sottoposti a chirurgia protesica di anca o ginocchio.
Le prove scientifiche sulla vitamina D
Negli ultimi anni, la vitamina D è stata al centro dell’attenzione di ricercatori e clinici, dato che la sua carenza è stata collegata a effetti avversi per la salute delle ossa e ad altre gravi condizioni come il cancro, malattie autoimmuni, il diabete, la sindrome metabolica, l’ipertensione, la deficienza cognitiva e, appunto, le malattie cardiovascolari. Più che una vitamina, si tratta infatti di un ormone, che interviene in numerosi processi fisiologici: sappiamo che esistono recettori di vitamina D in diversi distretti corporei e che regolano aspetti del metabolismo fosfo-calcico, la funzione neuromuscolare, l’immunità e il riconoscimento di cellule relazionate con la patologia muscolare e con malattie autoimmuni.
L’organismo umano si rifornisce di vitamina D attraverso l’esposizione alla luce del sole, la dieta (l’olio di pesce ne previene la deficienza) e l’assunzione di integratori. Sull’effettiva utilità di questi ultimi, sulle indicazioni e sui dosaggi, restano però molte controversie.
Un gruppo di ricercatori cinesi ha raccolto i risultati di 33 studi clinici randomizzati condotti su un totale di 51.145 partecipanti per analizzare l’effetto della supplementazione di calcio, di vitamina D o dell’associazione calcio-vitamina D. La metanalisi è stata pubblicata su Jama (2) e le sue conclusioni non sono confortanti: le persone con più di 50 anni che assumono calcio o vitamina D, da soli o in combinazione, non riducono la probabilità di subire fratture rispetto a chi non segue nessun trattamento.
D’altra parte, una revisione Cochrane (3) ha mostrato il contributo della vitamina D nel ridurre la mortalità negli anziani, sia tra coloro che vivono in maniera indipendente sia in quelli ospitati nelle case di riposo, e ha suggerito un trattamento di cinque anni per migliorare l’aspettativa di vita. L’effetto positivo viene attribuito alla correlazione inversa con le patologie del metabolismo cardiovascolare e osseo.
Vitamina D e chirurgia protesica
Nello studio condotto al Galeazzi, gli autori hanno osservato che 50 μg al giorno di calcifediolo sono stati in grado di correggere i livelli sierici di vitamina D in maniera efficace appena dopo un mese in pazienti anziani cardiopatici. L’aumento a sei mesi dei livelli di vitamina D nel sangue è stato associato a un miglioramento dei parametri ecocardiografici che sono indici di funzione ventricolare sinistra. Dopo sei mesi, i pazienti hanno mostrato un miglioramento sia della frazione d’eiezione del ventricolo sinistro del 3,94% che della deformazione longitudinale del 18,56% rispetto ai valori basali.
Ma quali soggetti potrebbero ricavare i benefici più consistenti da una somministrazione preoperatoria di vitamina D? «Anche se noi abbiamo iniziato a supplementare i nostri pazienti subito dopo l’operazione di chirurgia ortopedica – rispondono Turiel e Briguglio – raccomandiamo di iniziare a correggere un’eventuale ipovitaminosi D molto prima dell’intervento di elezione. Sicuramente i soggetti anziani cardiopatici, ma anche i soggetti con un buon compenso cardiaco dato dalla terapia farmacologica, potrebbero beneficiarne maggiormente e in qualunque periodo dell’anno, poiché la carenza di vitamina D si trova facilmente anche in quelle popolazioni a latitudini più soleggiate. Gli interventi di chirurgia ortopedica sottopongono il soggetto a un forte stress cardiaco, soprattutto se anziano. La correzione dell’ipovitaminosi D potrebbe sicuramente dare beneficio anche alla ripresa funzionale di tutto l’apparato muscolo-scheletrico».
Ma, come si diceva, restano ancora molte incertezze su come il protocollo di supplementazione debba essere organizzato in termini di molecola, dosaggio e tempistiche di intervento. Studi che analizzino popolazioni più ampie e con gruppi di controllo potrebbero sicuramente far luce su alcuni meccanismi a tutt’oggi misconosciuti. Al fine di modificare la pratica clinica, l’evidenza deve essere massima e riconosciuta da più centri e colleghi che hanno condotto studi analoghi di supplementazione.
Lo stesso team del Galeazzi ha in programma ulteriori ricerche: «abbiamo iniziato ad approfondire gli effetti cardiaci della vitamina D in associazione a parametri di stress ossidativo e di infiammazione. I nostri dati preliminari indicano un miglioramento del profilo ossidativo e una riduzione del segnale citochinico pro-infiammatorio. Infine, abbiamo in programma di applicare studi di intervento in pazienti con malattie di base immunologica/infiammatoria. Ad esempio, artrite reumatoide».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia
1. Briguglio M, Gianturco L, Stella D, Colombo C, Bonadies M, Sala O, Anselmi M, Banfi G, Turiel M. Correction of hypovitaminosis D improved global longitudinal strain earlier than left ventricular ejection fraction in cardiovascular older adults after orthopaedic surgery. J Geriatr Cardiol. 2018 Aug;15(8):519-522.
2. Zhao JG et al. Association between calcium or vitamin D supplementation and fracture incidence in community-dwelling older adults: a systematic review and meta-analysis. JAMA. 2017 Dec 26;318(24):2466-2482.
3. Bjelakovic G et al. Vitamin D supplementation for prevention of mortality in adults. Cochrane Database Syst Rev. 2014 Jan 10;(1):CD007470.