
Pietro Fiore
Una lettera del presidente Simfer Pietro Fiore rivolta a tutte le forze politiche identifica i punti critici dei servizi riabilitativi nell’attuale contesto sanitario e avanza richieste concrete per adeguarli agli standard internazionali
Alla vigilia delle elezioni politiche del 4 marzo scorso, il presidente Simfer Pietro Fiore ha pubblicato una lettera aperta a nome dei medici fisiatri italiani rivolta a tutte le forze politiche, sollevando le problematiche specifiche del settore della riabilitazione nell’attuale contesto del sistema sanitario. Contenuti che, dopo la formazione del nuovo governo, rappresentano le linee guida di quella che sarà nei prossimi anni la visione di Simfer nel colloquio con le istituzioni politiche. La società scientifica infatti ritiene indispensabile che il politico e il programmatore comprendano appieno che favorire il recupero di autonomia delle persone con disabilità, transitoria o permanente, comporta non solo benefici in termini di salute, ma anche un recupero di risorse per il sistema sanitario e di welfare, riducendo la necessità di supporto e assistenza nel lungo periodo, come evidenziato dalla letteratura internazionale. Tanto che l’Oms, nel programma “Rehabilitation 2030: a call for action”, definisce la riabilitazione come «priorità del ventunesimo secolo» per i sistemi sanitari di tutto il mondo. In Italia circa due milioni e mezzo di persone vivono in condizione di disabilità, pari a circa il 4,8% della popolazione.
Una prima risposta della politica, seppur indiretta, la si ritrova all’interno del contratto di governo M5S-Lega (vedi box in questa pagina), che ha portato da subito all’istituzione del ministero per le Disabilità.
Le richieste di Simfer alla politica
I punti su cui la Simfer intende sollecitare l’attenzione delle forze politiche e di governo, nell’interesse generale della comunità, sono anzitutto l’ampliamento e la maggiore omogeneizzazione a livello nazionale dei servizi riabilitativi. «Esiste tuttora un’area importante di inappropriatezza “per difetto”, dovuta all’incompleta risposta a certi tipi di bisogno e, elemento forse di ancor maggior criticità, alla disomogenea distribuzione dei servizi nelle diverse regioni o addirittura nell’ambito della medesima regione» sottolinea il presidente Simfer. Tali differenze sarebbero riscontrabili anche in diversi altri settori di un sistema sanitario nazionale che per altri aspetti è un modello di validità riconosciuta in tutto il mondo. «Nell’ambito della riabilitazione esse generano situazioni di intollerabile diseguaglianza in fasce particolarmente deboli e vulnerabili della popolazione e sono fonte di grave difficoltà e disagio negli operatori» sottolinea un passaggio della lettera, che come esempio porta la quota di persone colpite da ictus che accedono ai servizi riabilitativi: «nel nostro paese è tuttora complessivamente inferiore ai livelli ritenuti adeguati; altri settori in cui si riscontrano livelli insufficienti di copertura sono quelli della riabilitazione territoriale, in molte diverse condizioni del bambino, dell’adulto e dell’anziano, e gli interventi riabilitativi per le persone con storia di tumore».
Simfer ritiene importante l’adozione effettiva in tutto il paese di modelli organizzativi in rete integrata dei servizi riabilitativi, cui concorrano tutte le componenti dell’offerta sanitaria e sociosanitaria locale, sia pubblica che privata, e in cui ci sia la possibilità formalizzata di avvalersi anche del contributo di altre risorse comunitarie, con funzione integrativa e non sostitutiva. «Questi modelli – spiega Fiore – previsti dalle normative e già adottati in diverse aree del paese, sono efficaci per favorire equità di accesso alle cure, evitando carenze ma anche inutili ridondanze o inappropriatezza dei servizi».
Accanto a questi punti la società scientifica individua la promozione di modalità partecipative nella definizione delle politiche di settore e nella progettazione dei servizi riabilitativi come un importante snodo, in una prospettiva di co-costruzione che includa professionisti, utenti, politici e programmatori, nonché altre componenti di rappresentanza della comunità.
Anche l’aggiornamento dei Lea entra nell’agenda politica di Simfer: «dovrebbero essere aggiornati con modi e tempi più rapidi e flessibili rispetto al passato – sottolinea Fiore – per dare una più pronta risposta ai continui mutamenti dei bisogni. In questa prospettiva, agli organismi permanenti di monitoraggio e revisione già previsti dalle norme, deve essere assicurata la concreta possibilità di interpretare e di tradurre in pratica in tempi adeguati le istanze provenienti “dal campo”, e in particolare quelle delle componenti professionali».
Formazione in medicina riabilitativa va estesa a tutta la medicina
Altra richiesta di Simfer è il sostegno e potenziamento dell’offerta formativa nel settore della medicina riabilitativa, da un duplice punto di vista. Anzitutto per facilitare e stimolare l’accesso alla formazione del medico specialista in fisiatria, visto che già nei prossimi anni è previsto «un aggravamento della già sensibile carenza di queste figure», ma poi anche nel settore della formazione medica di base, della medicina generale e di altre specialità «in cui questa materia è spesso del tutto assente», nonché in quella degli altri professionisti del settore sanitario e socio sanitario, come raccomandato anche dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
La lettera aperta della Simfer prosegue chiedendo maggiore sostegno alla ricerca nel settore riabilitativo e agli investimenti in tecnologie innovative, che possono ampliare l’offerta dei servizi, senza incrementi o addirittura con recupero di altre risorse. «Si pensi, ad esempio, alle potenzialità della teleriabilitazione e di altre soluzioni di mHealth già disponibili, che non trovano un’effettiva diffusa applicazione anche per mancanza di una cornice normativa adeguata e di coerenti progetti di acquisizione e implementazione – riflette Pietro Fiore –. Altri settori importanti sono quelli che si riferiscono alle tecnologie robotiche, alla protesica avanzata, alla realtà virtuale e all’intelligenza artificiale».
«Ultimo, ma non ultimo aspetto – continua la lettera – è il sostegno a politiche inclusive per l’accesso e la fruizione dei servizi da parte di tutte le persone con disabilità, anche transitoria. Ciò ovviamente non riguarda solo l’ambito della medicina fisica e riabilitativa, né il solo settore sanitario o socio-sanitario, ma è cruciale perché i risultati ottenibili con gli interventi riabilitativi vengano mantenuti e si traducano in una effettiva partecipazione sociale». Estendere realmente alle persone con disabilità azioni di salute pubblica rivolte alla popolazione generale sugli stili di vita (ad esempio con la ulteriore diffusione di programmi di attività fisica adattata); promuovere l’accessibilità a tutti i servizi (sul piano fisico, normativo, informativo); favorire lo sviluppo di cultura e atteggiamenti inclusivi in tutti i settori della vita sociale: «sono alcune delle azioni su cui i fisiatri italiani sono sempre pronti a dare un contributo, come cittadini prima ancora che come professionisti, e intendono richiamare ancora una volta l’attenzione del mondo politico» conclude Pietro Fiore, presidente Simfer.
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia
MINISTERO PER LE DISABILITÀ: I CONTENUTI DEL CONTRATTO DI GOVERNO M5S-LEGA_«Uno Stato civile deve proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbia una disabilità». Sono queste le prime righe contenute nel “Contratto per il governo del cambiamento”, siglato da Lega e Movimento 5 Stelle, nel capitolo dedicato all’istituzione del nuovo ministero per le Disabilità, il cui titolare è il leghista Lorenzo Fontana. «È fondamentale consolidare e rinnovare le politiche di protezione e inclusione dedicate alle persone con disabilità e finalizzate a garantirne un concreto ed efficace sostegno durante tutte le fasi della vita – continua il documento –. Si prevede un generale rafforzamento dei fondi sulla disabilità e la non autosufficienza al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita, assicurando l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione».
Il documento programmatico sottolinea poi l’importanza di dare completa attuazione alla Convenzione Onu sul diritto alle persone con disabilità, procedendo a una completa revisione delle leggi esistenti e garantendo che ogni scelta del legislatore si collochi sempre nell’ambito di una piena consapevolezza che “le persone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri”.
Segue un elenco di aree di intervento che verranno vagliate dal governo.
Per assicurare protezione e inclusione ai soggetti con disabilità o non autosufficienti è necessario superare la frammentazione dell’intervento pubblico nazionale e locale, attraverso una governance coordinata e condivisa sugli interventi e la messa in rete degli erogatori degli interventi.
Bisogna assicurare il tempestivo aggiornamento delle agevolazioni per l’acquisto di beni e ausili per le persone con disabilità.
Deve essere garantita l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, attraverso una migliore specializzazione degli insegnanti per il sostegno e l’implementazione della loro presenza in aula. Si dovranno individuare percorsi di aggiornamento per i docenti curricolari e per tutte le figure presenti nella scuola. È necessario un intervento culturale di contrasto ai pregiudizi sulle disabilità, assicurando che nel percorso didattico vi siano dei momenti di ascolto e incontro con la disabilità, anche con il coinvolgimento delle associazioni dei disabili.
Bisogna fare una ricognizione dello stato di attuazione della legge 68/99 sul collocamento al lavoro delle categorie protette, con una particolare attenzione per le disabilità gravi, assicurandone il rispetto nel pubblico e incentivando le assunzioni nel settore privato e, se necessario, contemplando percorsi lavorativi specifici per disabilità fisiche e/o psichiche.
È necessario garantire l’accessibilità di luoghi, beni e servizi attraverso un effettivo abbattimento delle barriere architettoniche, contemplando anche un audit civico nella realizzazione di opere pubbliche.
Occorre implementare una “politica per la vita indipendente” che favorisca l’accesso delle persone con disabilità ad abitazioni di recente concezione o costruzione. Servono politiche di housing sociale che coinvolgano il privato e introducano, negli oneri di urbanizzazione, quote da riservarsi alle persone con disabilità. Bisogna favorire il cohousing e organizzare corsi di formazione specifica, tenuti da personale sanitario e tramite incontri di automutuoaiuto, per aumentare conoscenze e competenze dei caregivers.
È necessario garantire la completa accessibilità dei contenuti e documenti della Pubblica Amministrazione, in ottemperanza alla Direttiva UE 2016/2102 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici.
Per fare tutto questo e al fine di dare adeguata rappresentanza alla disabilità nell’agenda politica, i due partiti di governo hanno istituito un dicastero dedicato. «Si dovrà infine garantire un’adeguata rappresentanza anche attraverso l’istituzione di un Garante regionale quale figura di riferimento in caso di inadempienze e violazioni dei diritti delle persone con disabilità» conclude il documento.