Richiesta risarcitoria arriva dopo oltre tre anni dall’evento. La frequenza è simile tra urgenza ed elezione. Quella di anca e femore è la chirurgia a maggiore sinistrosità. «Finalmente sappiamo di cosa veniamo accusati» commenta Piero Galluccio
I dati relativi ai primi 18 mesi di Siot Safe, il sistema di protezione collettivo messo a punto dalla Società italiana di ortopedia e traumatologia, sono stati esposti durante il congresso nazionale della società scientifica (Roma, 4-7 novembre) da Piero Galluccio, chirurgo ortopedico e coordinatore del comitato sinistri.
Siot Safe, di cui era stata decisa l’adozione due anni fa, ha preso ufficialmente il via il primo gennaio del 2020. Come ha fatto notare il past president Siot Francesco Falez, dopo un iniziale entusiasmo, l’andamento dell’arruolamento dei soci non è stato così eclatante, ma forse non era facile cogliere lo stravolgimento culturale che poteva determinare, specialmente in un momento in cui tutte le attenzioni sono state ben presto reclamate dall’emergenza prodotta dalla pandemia.
Oggi i soci di Siot Safe sono quasi 1.500, con una media che si avvicina ai cento associati al mese, ma «mi viene da riflettere – dice Falez – sul fatto che ancora sono pochi i giovani ad aver aderito al sistema, che in realtà è nato per loro: forse non hanno avuto modo di capire in cosa consiste realmente il progetto, che non è una assicurazione e non si pone in competizione con i sistemi assicurativi, ma è un sistema di protezione della categoria, la connessione di tutti i soci in un tutto organico. Siot Safe si è organizzato in due commissioni distinte: una per l’operatività generale del sistema e l’altra relativa ai sinistri; entrambe ci danno un valore aggiunto e ci permettono da un lato di opporci al monopolio delle compagnie assicurative che vogliono in qualche modo gestirci, e dall’altro di acquisire una conoscenza dei campi in cui avvengono le richieste risarcitorie e capire, mediante l’analisi dei sinistri, i nostri punti di debolezza e le opportunità di miglioramento».
L’analisi dei sinistri
È stato poi Piero Galluccio a fornire le cifre, facendo notare che una media di cento associati al mese non permette di effettuare un’analisi statistica significativa, «ma si tratta di dati reali, che delineano concretamente una situazione che finora era rimasta in larga misura sconosciuta».
Intanto una precisazione: secondo la terminologia assicurativa, la data del sinistro non è quella in cui è avvenuto il fatto, ma quella della carta di citazione con pretesa risarcitoria. Premesso questo, quanti sono stati i sinistri attribuiti a un migliaio di ortopedici nel corso dei 18 mesi di vita di Siot Safe? Duecento: circa un sinistro al mese ogni cento ortopedici, che arriva mediamente dopo 1.314 giorni dall’evento che ha determinato la richiesta, quindi con un tempo di latenza medio di tre anni e sette mesi. «Il dato non deriva solo dalle nostre statistiche, ma è confermato dai principali database. Ma noi abbiamo fatto qualcosa in più, abbiamo analizzato i sinistri uno per uno» ha detto Galluccio.
Si è così operata una distinzione tra due gruppi. Il primo è costituito dai sinistri veri e propri: i procedimenti penali, quelli civili, le messe in mora dall’ente (quando è l’ente che, ritenendo il medico responsabile di un danno, chiede una relazione e lo mette in mora) e le richieste danni che il medico riceve direttamente. Tutti questi sinistri sono stati circa 80. Gli altri sono “circostanze” o “fatti”, come richieste di relazione, denunce precauzionali, che hanno un peso molto diverso, tanto che la stessa assicurazione non li quota, non ne tiene conto per il costo della polizza assicurativa, fino a che non vengono effettivamente confermati come sinistri.
Gli 80 sinistri in 18 mesi riguardano appena il 5% degli iscritti. Se si entra nel dettaglio analizzando i procedimenti penali, i dipendenti intramoenia risultano i più interessati (per il 70%), mentre i procedimenti civili sono più spesso scatenati dagli interventi di elezione rispetto alle urgenze, per il 63%.
«Finalmente abbiamo dei dati – commenta Piero Galluccio –. Fino a ieri molte cose non si sapevano, io per esempio pensavo che la sinistrosità coinvolgesse maggiormante le urgenze rispetto alla chirurgia d’elezione e invece non e così, sono più o meno alla pari».
Invece, un dato atteso e di rilievo è che alcuni settori sono più interessati rispetto ad altri: anca e femore raggruppano quasi un terzo dei casi complessivi e, anche da questo punto di vista, si sono evidenziate differenze tra la chirurgia d’elezione e d’urgenza. I sinistri relativi alla prima sono in maggior misura riferiti a interventi sull’anca, seguiti da quelli al ginocchio; anche nel caso dell’urgenza, viene prima l’anca, ma subito dopo mano, gamba e piede: quindi c’è una localizzazione diversa da tenere presente.
Origine dei sinistri è la sala operatoria
Ma quali sono le cause dei sinistri? L’analisi evidenzia che in due casi su tre si tratta di errori chirurgici; subito dopo vengono le infezioni, che avvengono anch’esse in sala operatoria: è dunque questo il contesto in cui nascono quasi tutti i problemi. «Nei prossimi mesi analizzeremo questi dati in dettaglio per capire di cosa si tratta, con l’obiettivo di ridurre i sinistri. Infine, ricordiamo gli errori nella gestione clinica: si tratta di pochi casi, ma tutti corrispondono a decessi. Un elemento di criticità di cui dobbiamo tenere conto».
Le infezioni al sito chirurgico hanno una prevelenza tre volte maggiore nella chirurgia d’elezione rispetto all’urgenza, mentre l’errore di gestione clinica è più frequente nella chirurgia d’urgenza: «si tratta probabilmente di pazienti deceduti per altre cause che non dipendono dall’intervento – ipotizza Galluccio – ma che qualcuno ritiene di voler addebitare al collega».
Infine, dall’esame dei numeri del primo rapporto Siot Safe emerge un gruppo di ortopedici super sinistrati: rappresentano il 4% del totale degli iscritti e concentrano il 60% della sinistrosità, avendo ricevuto da due a cinque avvisi di sinistro ciascuno. Chi sono? Risulta che si tratta di professionisti con maggiori responsabilità primariali, che lavorano nei centri più attrezzati
«Finalmente, dopo decenni bui, cominciamo a sapere di cosa veniamo accusati – conclude Galluccio –. Non mi sembra che questi numeri giustifichino l’allarme verso la nostra specialità, ma ci aiuteranno a implementare l’azione formativa. La mia valutazione è che i prinicpali aspetti su cui focalizzarci siano tre: infezioni, chirurgia protesica e comunicazione col paziente».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia