Una tavola rotonda al congresso Siot ha discusso del rapporto tra ortopedici, aziende sanitarie e industria. Spesso sono le intercettazioni a svelare il contratto occulto. Intanto i grant educazionali creano tensione tra Siot e Assobiomedica
“Il buono, il brutto e il cattivo: corrotti e corruttori”. Era questo il titolo volutamente provocatorio della tavola rotonda istituzionale che è andata in scena all’ultimo congresso Siot di Bari. Un incontro voluto fortemente dai presidenti del congresso, Biagio Moretti e Vincenzo Caiaffa, e organizzato dietro le quinte dal legale della Siot Ernesto Macrì. L’obiettivo non era quello di identificare chi fosse – tra industria, medici e aziende sanitarie – il buono, il brutto e il cattivo, ma piuttosto fare un po’ di chiarezza in un momento in cui tutto il mondo dell’ortopedia è sotto la lente d’ingrandimento della magistratura per le note vicende giudiziarie e le accuse a carico di chirurghi ortopedici.
«Siamo in un momento molto particolare» ha detto il neopresidente Siot Francesco Falez. «Abbiamo visto negli scorsi anni tante situazioni che forse non riusciamo a comprendere in pieno e dove comunque siamo coinvolti a vario titolo» ha sottolineato Biagio Moretti. Rapporti di consulenza con le aziende per la progettazione di impianti, successivo utilizzo clinico, sponsorizzazioni per eventi formativi, partecipazione alle commissioni di gara e tante altre ancora sono le situazioni in cui l’ortopedico non sempre sa come evitare i rischi. «Noi dobbiamo pretendere che ci sia un percorso unico e condiviso – ha detto Moretti –. Con le istituzioni competenti si faccia chiarezza e questa tavola rotonda ha lo spirito unico di incentivare la formazione di un tavolo tecnico tra le istituzioni, governato dalla nostra società scientifica, per arrivare a dare una risposta chiara a queste problematiche». «Vogliamo creare un vademecum che possa essere utile a tutti gli ortopedici» ha annunciato Falez.
Anche l’unità della categoria e la sua capacità di incidere a livello politico possono essere utili in questo percorso. A richiamare questi concetti è stato Michele Saccomanno, presidente del sindacato Nuova Ascoti: «Dobbiamo essere uniti nel fare opinione. Dobbiamo ritrovare l’orgoglio per far sì che qualcuno si preoccupi di quello che pensiamo noi. Non possiamo vivere nella posizione inversa. Noi siamo una classe colta. Noi siamo una medio borghesia che in questa epoca ha la forza e la capacità di dettare opinione, ma dobbiamo essere uniti – ha detto Saccomanno, invitando tutti i colleghi a iscriversi al sindacato –. Se siamo comunità, costituiamo una forza che fa opinione».
Corrotti e corruttori
Si apre il dibattito. «Qual è oggi il vero senso della corruzione nella nostra professione? Quando noi medici possiamo avere paura di essere giudicati corrotti?» si chiede Falez dal palco del congresso.
«In Italia esiste una casistica abbastanza sperimentata su quello che è l’indirizzo di pensiero giuridico rispetto a comportamenti che possiamo considerare potenzialmente ad alto rischio – risponde l’avvocato Giorgio Calesella di Milano presente alla tavola rotonda –. Penso si possa affermare che il punto centrale delle relazioni che devono governare i rapporti tra gli stakeholder – imprese, medici e strutture ospedaliere – si declini in tre passaggi: l’obbligo della trasparenza nei rapporti, che porta a prevenire il conflitto di interessi e, punto più pericoloso, alla realizzazione del contratto occulto, che è il punto di arrivo delle tesi accusatorie nella quasi totalità dei procedimenti che riguardano il mondo della sanità». Insomma attraverso un meccanismo di mancata trasparenza delle relazioni, si generano conflitti di interessi che a loro volta definiscono i rapporti tra clinici e aziende come dei contratti occulti a tutti gli effetti e che diventano l’aspetto chiave del rapporto corruttivo.
Per l’avvocato sia le aziende che i clinici sono a conoscenza del fatto che la legge pone dei vincoli alle loro relazioni. Relazioni che devono sottostare a delle regole, a volte gravose perché impongono tempi da rispettare, documenti da predisporre, autorizzazioni da richiedere. Ma queste regole, se rispettate, sono in grado di connotare in senso positivo i comportamenti e le relazioni tra tutti gli attori coinvolti. «L’inevitabile superfetazione di sostrati di normative che si sono aggiunte nel tempo rappresenta da un lato sicuramente un onere per le imprese, per le aziende sanitarie pubbliche e private e un appesantimento per il clinico, ma alla fine è un sistema che di fatto agisce come garante per tutti» spiega Calesella. All’opposto il mancato rispetto delle regole rende lo stesso comportamento, prima trasparente e di scarso rischio di rilievo penale, grigio o peggio ancora nero. «Molte volte a parità di comportamenti (stessi fatti), la connotazione di pericolosità o non pericolosità può dipendere banalmente dal rispetto di una regola» sottolinea l’avvocato.
Di più: anche in presenza di una condotta sbagliata da parte di un clinico, la possibilità di dimostrare lo sforzo di adeguarsi al rispetto di una regola può essere un importante elemento di difesa in caso di indagini, escludendo il dolo, che è una componente psicologica del reato sempre valutata nei reati contestati ai medici. «Laddove il dolo non vi fosse e sussista invece una colpa, ancorché grave, parleremmo di un illecito perseguibile dal punto di vista civile e non penale» spiega Giorgio Calesella.
Intercettazioni e contratto occulto
Ma la dimostrazione documentale di aver seguito le regole non può nulla contro intercettazioni in grado di smentirle. «Spesso ci troviamo di fronte a situazioni formali praticamente ineccepibili. Parallelamente però abbiamo qualche chilo di intercettazioni ambientali, su computer, su email e whatsApp da cui risulta palesemente che i soggetti che hanno partecipato a quei colloqui avevano in mente tutt’altro, magari anche senza una volontà precisa di delinquere» rivela l’avvocato Calesella.
Riguardo all’utilità che è oggetto dell’atto corruttivo, Calesella ha spiegato che nella formulazione del reato di corruzione tale utilità è descritta non solo come materiale ma anche immateriale. Un concetto rimarcato e accentuato dalla legge anticorruzione recentemente approvata dal Parlamento e che insieme al Sunshine act per la trasparenza in sanità modificherà il quadro normativo in materia.
Le tensioni con Assobiomedica
Il tema della corruzione si incastra con il rapporto tra i medici, le società scientifiche e l’industria. Dopo l’approvazione dei codici etici di autoregolamentazione di MedTech prima e Assobiomedica poi (1, 2), si registra una tensione proprio tra Siot e Assobiomedica, con un confronto che è iniziato qualche settimana prima del congresso di Bari, che ha vissuto un importante capitolo nella tavola rotonda “Il buono, il brutto e il cattivo: corrotti e corruttori” e che vedrà altri momenti di confronto in futuro. Ma la tensione è anche all’interno della stessa Assobiomedica: alcune importanti aziende ne sono uscite proprio per avere libertà di azione rispetto al codice etico.
Il nodo è il divieto per le aziende aderenti ad Assobiomedica di sostenere direttamente i costi di partecipazione di singoli medici agli eventi formativi di terzi (vincolo che decade in caso si tratti di eventi aziendali); grant educazionali in forma anonima dunque, che tra l’altro devono passare dalla cosiddetta “verifica di conformità preventiva”, una sorta di valutazione da parte di Assobiomedica degli eventi formativi attraverso una piattaforma dedicata. La Siot non ci sta e non accetta un giudizio di qualità sui suoi eventi da parte delle aziende. «Credo di essere sufficientemente in grado di dire ciò che è eticamente corretto e ciò che fa qualità. Noi siamo la Siot e non accettiamo imposizioni» ha detto Falez dal palco del congresso. «Non c’è alcun tipo di valutazione sul contenuto del congresso – assicura Fernanda Gellona, direttore generale di Assobiomedica –. La nostra piattaforma valuta solo la rispondenza della manifestazione ai criteri del codice etico, che sono di tipo organizzativo: sede, date, tempistiche. Nulla ha a che vedere con la parte scientifica».
Ma la posizione di Siot, Otodi, Auot, Sicoop e Sigascot è chiara ed è stata messa nero su bianco in una nota congiunta: «le società scientifiche ortopediche da anni, anche in virtù di precedenti accordi con le associazioni di imprese, ormai si fanno garanti della scientificità degli eventi patrocinati, con adeguate garanzie circa il programma, la sede, la data, l’aderenza a criteri di sobrietà, predisponendo annualmente un contingentato programma di eventi ai quali le imprese possono partecipare con l’affitto di spazi espositivi e/o con l’erogazione di contributi per la partecipazione dei medici. Fermo restando che le imprese possono decidere se e come partecipare a tali eventi, si ritiene che la “verifica di conformità preventiva” imposta alla società scientifica non sia proponibile».
Da parte sua Assobiomedica difende il proprio codice etico di autoregolamentazione, scritto per aggiungere alle leggi dello Stato delle «regole di tipo comportamentale per rendere ancora più virtuoso il rapporto tra le industrie e gli operatori sanitari» anche alla luce del fatto, ricorda Gellona, che sempre di più l’attività congressuale fa parte di quell’insieme di elementi contestati dalla magistratura nei recenti fatti di cronaca. «La trasparenza è la strada maestra» ha detto il direttore generale di Assobiomedica, assicurando che «nessuna impresa intende tagliare gli investimenti sugli eventi congressuali delle società scientifiche» ma allo stesso tempo «dobbiamo fare in modo che, in questo momento così difficile in cui i prodotti troppo spesso vengono acquistati a peso e solo al prezzo più basso, le imprese abbiano a disposizione degli spazi per far conoscere le loro tecnologie».
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia
1. MedTech Europa, codice etico blocca le sponsorizzazioni aziendali (www.orthoacademy.it/medtech-codice-etico-blocca-sponsorizzazioni)
2. Assobiomedica si allinea a MedTech: stop alla sponsorizzazione diretta (www.orthoacademy.it/assobiomedica-si-allinea-a-medtech-stop-sponsorizzazione-diretta)