Dopo le limitazioni alla formazione imposte dalla pandemia, gli specializzandi in ortopedia e traumatologia chiedono un cambio di passo alle loro scuole. Al congresso Aisot è in programma una tavola rotonda con i docenti dell’Auot
«Venerdì 10 e sabato 11 settembre saremo onorati di ospitare a L’Aquila, nella nostra Università, il congresso nazionale dell’Associazione italiana specializzandi in ortopedia e traumatologia (Aisot), che torna in presenza dopo il dramma dell’ultimo anno». L’invito giunge dai tre presidenti del congresso, Andrea Fidanza, Alessio Giannetti e Raffaele Pezzella, esponenti dell’Aisot guidata da Filippo Vandenbulcke.
Le due giornate congressuali saranno suddivise in tre sessioni: la chirurgia mininvasiva nell’atleta, la formazione medico specialistica, le infezioni dell’apparato muscolo scheletrico. Lectio magistralis, casi clinici, confronto interattivo e poster rappresenteranno la cornice dei lavori. Saranno messi in palio premi quali partecipazioni a cadaver lab per le migliori relazioni.
Alla vigilia del congresso abbiamo chiesto ai tre presidenti di raccontarci come hanno vissuto la pandemia gli specializzandi in ortopedia e traumatologia e di fare un’analisi preliminare di come è cambiato in questi mesi e come cambierà il loro percorso di formazione. Un argomento che verrà discusso proprio a L’Aquila, coinvolgendo tutti i soci Aisot.
Da specializzandi come avete vissuto le prime ondate della pandemia? Molti di voi hanno dovuto interrompere la formazione e prestare servizio nei reparti Covid, questo ha costituito solo un handicap o anche un’opportunità?
Di certo, mettersi a disposizione del Paese nel momento in cui il nostro Servizio sanitario era preso d’assalto è stato, ed è, motivo di orgoglio e responsabilità. Secondo una recente indagine della Corte dei conti, più di 5.000 medici specializzandi sono stati reclutati nell’emergenza Covid. La prima ondata ha trovato l’intero sistema formativo del passato non pronto e non adatto a gestire una pandemia, senza tener conto dei limiti e deficit strutturali che le diverse realtà sanitarie hanno mostrato.
L’interruzione del processo formativo specialistico propriamente detto è stato inevitabile per tutte le discipline a prescindere dal settore; soprattutto le scuole di ambito clinico, infatti, hanno concentrato quasi tutta l’attenzione su SarsCoV2.
Geograficamente, il coinvolgimento dei giovani ortopedici nei reparti Covid si è concretizzato maggiormente nelle regioni del nord. Questo ha comportato l’obbligo e l’impegno di studiare nuovi capitoli della medicina, distanti dalla gestione muscolo-scheletrica, ma che con umiltà, perseveranza e senso di responsabilità abbiamo portato avanti, nonostante stress e crolli psicologici provocati dalla disarmante sensazione di sentirsi più piccoli di un virus di 100 nm.
Il vero handicap sarebbe non ripensare completamente la formazione medico specialistica, non solo per recuperarne interruzioni, ma soprattutto per non trovarci ancora impreparati nel futuro.
Com’è cambiata la situazione nei reparti di ortopedia e traumatologia dalla prima fase della pandemia a oggi?
Il collasso previsto per il 2021 del Servizio sanitario nazionale a causa di un sovraccarico di richieste e liste d’attesa raddoppiate non sembra ancora verificarsi. O almeno non del tutto. Gli ospedali pubblici, anche nei loro reparti chirurgici, sono stati fortemente convertiti in presidi Covid, mentre le strutture private sono state le prime a ripartire con gli interventi in elezione. Considerando che la traumatologia, anche quella Covid free, è stata comunque garantita, i pazienti in attesa di interventi di ortopedia o hanno optato per il privato, o hanno imparato a convivere o a gestire la propria sintomatologia, ovvero ancora oggi stentano a tornare in ospedale in attesa della risoluzione definitiva della pandemia e della vaccinazione di massa.
Chi ci rimette di più è quella larga fetta di popolazione che non può permettersi un consulto privato, anche perché la capacità risolutiva di una struttura pubblica rimane la stessa di sempre, anzi probabilmente ad oggi risulta anche ridotta per gli obblighi sul distanziamento: per i medici specializzandi ben poche opportunità si prospettano.
C’è, o si intravede, un ritorno alla normalità nella formazione specialistica? Sarà una normalità corrispondente a quella precedente alla pandemia oppure si vedranno dei cambiamenti?
La speranza è che nel futuro non sia considerata “normalità” quella scarsa preparazione o scarsa predisposizione all’insegnamento che spesso si riscontra in molte scuole: i medici specializzandi delle discipline chirurgiche sono quelli che hanno espresso il giudizio più duro nel valutare la propria scuola di specializzazione, rispondendo al questionario di soddisfazione della qualità formativa erogata e percepita proposto dall’Osservatorio nazionale.
Ripensare il processo di formazione specialistica, anche a seguito dell’applicazione del Decreto Calabria, dei Decreti CuraItalia, del Bando Figliuolo per vaccinatori, sarà argomento di discussione del nostro congresso nazionale, in cui è prevista anche una tavola rotonda Aisot-Auot (Accademia universitaria di ortopedia e traumatologia) a cui prenderà parte anche Maria Cristina Messa, la ministra dell’Università e della Ricerca.
Ci sarà un nuovo esame nazionale o europeo obbligatorio? Gli specializzandi italiani sarebbero pronti, o questo dovrebbe comportare modifiche nella formazione?
L’European Board of Orthopaedics and Traumatology (Ebot) exam è stato tenuto per la prima volta a Rodi, in Grecia, nel 2000. L’Ebot concretizza un valore inestimabile di informazioni a livello europeo sulle prestazioni, competenze acquisite, autonomia e qualità dei giovani ortopedici, fornendo un prospetto veritiero della formazione ortopedica in Europa e la capacità di identificare e correggere eventuali carenze che possono esistere. Ovviamente questo esame va affrontato in lingua inglese, e le carenze anglofone degli italiani sono storiche e non riguardano solo la sfera sanitaria. Tuttavia, in Italia ancora non appare “fortemente consigliato” mettersi a confronto con gli altri Paesi. Anzi, nel 2020 non si è nemmeno tenuto il test finale di specializzazione che, seppur non convalidante il titolo, almeno forniva un quadro di confronto nazionale.
Certo è che risulta fondamentale prefissarsi l’obiettivo: se l’Ebot dovesse divenire obbligatorio, allora la formazione andrebbe totalmente rivisitata: la Federation of Orthopaedic and Trauma Trainees in Europe (Forte) ogni anno propone una Summer School di preparazione all’esame finale Ebot, e di certo gli italiani non appaiono tra i più preparati a livello internazionale.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
L’IMPATTO PRATICO E PSICOLOGICO DELLA PANDEMIA SUGLI SPECIALIZZANDI_L’Associazione italiana degli specializzandi in ortopedia e traumatologia (Aisot) ha contribuito a studiare come la pandemia abbia cambiato la routine lavorativa degli specializzandi in tutta Italia, analizzando le ripercussioni sulla loro vita quotidiana e condizione psicologica.
L’articolo risultato da questo studio, intitolato “Has the Covid19 pandemic changed the daily practices and psychological state of orthopaedic residents?” è stato pubblicato sulla rivista internazionale Clinical Orthopaedics and Related Research. Dal manoscritto si evince come la pandemia, stravolgendo la quotidianità lavorativa degli specializzandi in ortopedia abbia avuto importanti ripercussioni su stato d’ansia, depressione, quantità e qualità del sonno notturno, alimentando inoltre ripensamenti sulle ambizioni future dei giovani medici, sia per quanto riguarda i progetti lavorativi che quelli personali e familiari, come avere un figlio. Interessante è stato notare come le ripercussioni psicologiche del Covid19 siano state peggiori di quelle registrate durante le passate epidemie Sars ed Ebola.
Parte degli specializzandi coinvolti nello studio sono stati impegnati in prima linea nella gestione dell’emergenza sanitaria, in particolare quelli nell’Italia settentrionale, e alcuni di loro si sono ammalati, sacrificando, più di altri, la formazione specialistica.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Castioni D, Galasso O, Rava A, Massè A, Gasparini G, Mercurio M; Associazione Italiana Specializzandi in Ortopedia e Traumatologia,. Has the COVID-19 Pandemic Changed the Daily Practices and Psychological State of Orthopaedic Residents? Clin Orthop Relat Res. 2021 Mar 22