Chi indossa il corsetto a tempo pieno per curare la scoliosi e fa sport ha maggiori probabilità di migliorare rispetto a chi non ne pratica. Lo dice uno studio condotto da Isico (Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale), premiato con il Sosort Award durante l’ultima conferenza internazionale della società scientifica a San Francisco.
«Per noi è stato un grande onore e motivo di profonda soddisfazione non solo per il riconoscimento al lavoro corale di ricerca e raccolta dati che è stato fatto in Isico, ma anche per il messaggio che possiamo dare ai pazienti: lo sport, praticato più volte a settimana anche a livello agonistico, ha effetti positivi per chi indossa il corsetto e non ha quindi nessun senso vietare l’agonismo a chi ha la scoliosi» afferma Alessandra Negrini, fisioterapista e specialista di Isico che ha condotto la ricerca.
Lo studio ha incluso 785 pazienti, età media 12 anni, che hanno indossato il corsetto per più di 20 ore al giorno, con curve in media di 40° e che sono stati valutati con una radiografia dopo 6 e 18 mesi dalla prescrizione della terapia in corsetto e di esercizi specifici per la scoliosi. Sono stati confrontati i risultati dei pazienti che praticavano sport almeno due volte alla settimana con quelli di chi non praticava sport o lo praticava solo una volta alla settimana. È stato considerato come miglioramento una riduzione della curva superiore a 5° gradi Cobb.
«Possiamo affermare che lo sport, pur non essendo una terapia come gli esercizi specifici per il trattamento della scoliosi, ha un impatto positivo nel miglioramento per chi indossa il corsetto rigido (Sforzesco o Sibilla) – ha detto Negrini –. Inoltre maggiore è la frequenza sportiva, più alta è la probabilità di miglioramento. Praticare sport una sola volta a settimana non ha nessun effetto positivo, da due volte in su invece l’effetto è ben più marcato. Possiamo quindi accantonare i divieti allo sport agonistico che ci sono spesso stati per pazienti con scoliosi e corsetto. Noi, in Isico, abbiamo sempre creduto che poter continuare a praticare il proprio sport sia fondamentale per i nostri pazienti, costretti già ad accettare un cammino in salita nel corso della loro terapia. Lo sport, sovente una passione per questi ragazzi, può semplificare l’accettazione della terapia stessa».
Il passo successivo per la ricerca? Lo studio non evidenza uno sport superiore ad altri per impatto positivo: «Non è stato possibile analizzare l’impatto della pallavolo rispetto al nuoto o alla danza, ad esempio, perché i ragazzi fanno scelte personali e cambiano spesso oppure praticano più sport contemporaneamente – conclude Alessandra Negrini –. Ad oggi su questo sappiamo ancora poco, quello che faremo nel prossimo futuro è valutare l’effetto dei singoli sport».
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia:
Negrini A. Effect of sport activity added to full-time bracing in 785 risser 0-2 adolescents with high degree idiopathic scoliosis.