La terapia fisica può essere altrettanto efficace della chirurgia per curare certi tipi di mal di schiena cronico: lo suggerisce un nuovo studio statunitense, finanziata dal National institute of arthritis and musculoskeletal and skin diseases e pubblicato in aprile su Annals of Internal Medicine (1). Le ricerche che giungono a risultati simili sono ormai molte e di alcune di queste abbiamo già parlato su Tabloid di Ortopedia e OrthoAcademy.it (2, 3).
La nuova ricerca si è focalizzata sula stenosi spinale lombare che, producendo una pressione sulle radici dei nervi, è causa di dolore, intorpidimento e debolezza che vanno dalla schiena fino alle gambe; i trattamenti possibili sono l’intervento chirurgico di decompressione o, appunto, la terapia fisica, molto meno invasiva e rischiosa.
«Gli eventi avversi associati alla chirurgia si verificano dal 15 al 20 per cento dei casi e metà di questi sono gravi e alcuni potenzialmente fatali – ha affermato il principale autore dello studio, Anthony Delitto dell’università di Pittsburgh –. I rischi della terapia fisica sono invece notevolmente inferiori».
Lo studio ha incluso 169 pazienti con più di cinquant’anni già precedentemente candidati per la decompressione chirurgica che, secondo il procedimento usuale, sono stati suddivisi in base ad un algoritmo di randomizzazione: i pazienti di un gruppo hanno ricevuto l’intervento a cui erano stati indirizzati, mentre quelli dell’altro hanno seguito una terapia fisica standard al ritmo di due sessioni settimanali per un totale di sei settimane. Riesaminati dopo sei mesi, un anno e due anni, le condizioni dei pazienti dei due gruppi sono risultate identiche: non si sono riscontrate differenze significative riguardo al dolore e alla funzionalità generale.
Non tutti i pazienti hanno ottenuto un miglioramento significativo, in genere sia l’approccio conservativo che quello chirurgico hanno mostrato benefici a partire dalla decima settimana dopo la terapia, diventati sempre più rilevanti nei quattro mesi successivi e mantenuti per tutti i due anni di follow-up.
In entrambi i gruppi, gli autori hanno osservato una risposta fortemente individuale da parte dei pazienti e non sono riusciti a spiegarsi la ragione per cui alcuni pazienti sembrano reagire meglio di altri alla terapia fisica o al trattamento chirurgico. «La nostra idea – spiega Delitto – è stata di mettere a confronto le due terapie in modo molto preciso, paziente per paziente, ma all’interno di ciascun gruppo abbiamo visto risultati molto diversificati; invece, a livello complessivo c’è stato un miglioramento medio del tutto simile».
C’è però un elemento che potrebbe aver condizionato i risultati: il costo della terapia fisica, che è stato parzialmente sostenuto dai pazienti stessi. Gli autori fanno notare che l’84% dei partecipanti si è presentato regolarmente alla prima sessione, ma solo due su tre sono andati ad almeno la metà delle sessioni prescritte: «diversi membri dello studio ci hanno riferito che la condivisione del costo della terapia è stato uno degli ostacoli maggiori ad una frequenza regolare». Questo renderebbe ancora più significativi i buoni risultati della terapia fisica, ottenuti nonostante una compliance tutt’altro che ottimale, e gli autori concludono raccomandandola come prima opzione.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
1. Delitto A, Piva SR, Moore CG, Fritz JM, Wisniewski SR, Josbeno DA, Fye M, Welch WC. Surgery versus nonsurgical treatment of lumbar spinal stenosis: a randomized trial. Ann Intern Med. 2015 Apr 7;162(7):465-73.
2. Lurie JD, Tosteson TD, Tosteson A, Abdu WA, Zhao W, Morgan TS, Weinstein JN. Long-term outcomes of lumbar spinal stenosis: eight-year results of the Spine Patient Outcomes Research Trial (SPORT). Spine (Phila Pa 1976). 2015 Jan 15;40(2):63-76.
www.orthoacademy.it/stenosi-spinale-chirurgia-terapia-conservativa
3. Zaina F, Tomkins-Lane C, Carragee E, Negrini S. Surgical versus non-surgical treatment for lumbar spinal stenosis. Cochrane Database Syst Rev. 2016 Jan 29;1:CD010264.
www.orthoacademy.it/stenosi-esercizi-e-corsetto-funzionano-quanto-il-bisturi