L’osteoartrosi è annoverata dall’Organizzazione mondiale della sanità tra le patologie croniche ad alto impatto sociale in ragione degli elevati tassi di incidenza e prevalenza, degli ingenti costi economici diretti e indiretti e delle ripercussioni sulla qualità della vita dei pazienti, essendo attualmente, soprattutto nei paesi occidentali, la più comune causa di compromissione funzionale e dolore in una fascia di popolazione in espansione qual è quella geriatrica. In Europa, sempre secondo i dati Oms, risulta essere la condizione invalidante più diffusa tra gli over 75 dopo le forme di demenza e i deficit uditivi. La localizzazione a livello dell’articolazione del ginocchio, presente in circa un terzo dei casi, ne fa la condizione associata a disabilità motoria più frequente dopo i 60 anni di età.
La ricerca di una strategia terapeutica che rappresenti un’opzione alternativa o quantomeno preventiva rispetto alla soluzione chirurgica, con il duplice obiettivo della riabilitazione funzionale e della riduzione della sintomatologia algica, costituisce dunque una priorità sanitaria. Per questo lo studio pubblicato lo scorso maggio dal Journal of the American Academy of Orthopaedic Surgeons ha messo a confronto, mediante la tecnica statistica della metanalisi a rete con relativo ranking di efficacia, i principali trattamenti farmacologici locali e sistemici impiegati nella gestione conservativa dell’artrosi del ginocchio.
La rilevanza di questo lavoro risiede, come sottolineano David J. Jevsevar, ortopedico del Dartmouth-Hitchcock Medical Center di Lebanon nel New Hampshire, e i suoi collaboratori descrivendo il razionale della loro ricerca, nella scelta di includere nella metanalisi esclusivamente trial randomizzati controllati caratterizzati da buona qualità metodologica, basso grado di eterogeneità, adeguata ampiezza dei campioni (almeno 30 soggetti per gruppo), sufficiente durata dei follow-up (almeno 28 giorni) e recanti prove di efficacia di livello elevato; vale a dire le migliori evidenze scientifiche disponibili relative agli esiti clinici dei trattamenti di interesse.
Questi ultimi – infiltrazione intrarticolare con preparati a base di acido ialuronico, di corticosteroidi o di plasma arricchito in piastrine (Prp) e somministrazione orale di paracetamolo, diclofenac, ibuprofene, naprossene o celecoxib – controllati con placebo negli studi primari, sono stati poi classificati dagli autori per l’efficacia relativa sugli outcome dolore e deficit funzionale.
Dai risultati della metanalisi dei 56 studi inclusi, emerge che tutti i trattamenti attivi considerati sono più efficaci del placebo nella riduzione della sintomatologia algica, con l’infiltrazione intrarticolare di corticosteroidi al primo posto per l’entità degli effetti, seguita in una graduatoria 1 a 5 dall’assunzione per via orale di ibuprofene, dall’infiltrazione intrarticolare di Prp e dall’assunzione per via orale di naprossene e di celecoxib. Per quanto riguarda gli esiti funzionali, invece, nessun trattamento locale si è dimostrato superiore al placebo in modo statisticamente significativo, mentre risulta efficace quello sistemico con tutti i Fans testati, con il naprossene in testa, seguito da diclofenac, celecoxib e ibuprofene.
Nella valutazione degli effetti su entrambi gli outcome combinati è ancora il naprossene per via orale ad avere la meglio, che quindi «si classifica come trattamento di prima scelta – concludono gli autori – non solo per l’efficacia ma anche in considerazione del buon profilo di sicurezza della molecola, da utilizzare in terapia singola oppure, allo scopo di ottimizzarne il risultato, in associazione con l’infiltrazione intrarticolare di corticosteroidi».
Sconsigliata invece, in definitiva, è la somministrazione di paracetamolo, meno efficace dei Fans e potenzialmente controindicato per la tossicità epatica.
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia
Jevsevar DS , Shores PB, Mullen K, Schulte DM, Brown GA, Cummins DS. Mixed treatment comparisons for nonsurgical treatment of knee osteoarthritis: A network meta-analysis. J Am Acad Orthop Surg. 2018;26(9):325-336.