
Marco Vecchietti
Sono 19,6 milioni gli italiani forzati al pagamento di prestazioni sanitarie essenziali. Di questi, il 50% è costituito da anziani e malati cronici. Un italiano su due, a prescindere dal proprio reddito, si dichiara rassegnato a pagare di tasca propria le prestazioni che neanche prova a prenotare tramite il Ssn. Sono questi i dati del rapporto Rbm-Censis presentati in occasione del Welfare Day 2019, di recente svolto a Roma.
«È chiaro che così non si può continuare – ha spiegato Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Rbm Assicurazione Salute, commentando i risultati dell’indagine realizzata su un campione nazionale di 10.000 cittadini maggiorenni – i dati parlano chiaro. Occorre pianificare un veloce passaggio da una sanità integrativa a disposizione di pochi, con solo 14 milioni di italiani che hanno una polizza sanitaria, a una sanità integrativa diffusa, un vero e proprio welfare di cittadinanza, attraverso l’evoluzione del welfare integrativo da strumento contrattuale a strumento di tutela sociale».
Il travaso nella sanità privata
Secondo i dati del Rapporto, su 100 tentativi di prenotazione al servizio sanitario nazionale per visite ginecologiche, 51,7 sono quelli che transitano nella sanità a pagamento. Per le visite oculistiche, sono 45,7 e 38,2 per le visite dermatologiche. La situazione non è migliore per le visite ortopediche, per le quali sono 37,5 i tentativi fluiti nel privato e anche per gli accertamenti diagnostici vale lo stesso discorso: 30,1 le ecografie, 27,4 gli elettrocardiogrammi, 26,3 le risonanze magnetiche e 25,7 le radiografie. Per non parlare poi delle cure odontoiatriche, pagate per il 92% di tasca propria dai pazienti. Ci sono poi altre spese molto importanti: i farmaci, lenti e occhiali, protesi e presidi. Una situazione che ha portato al ricorso a prestiti e credito al consumo per finanziare le proprie cure.
I tempi di attesa per una prestazione non lasciano molta scelta al cittadino. Se si pensa che l’attesa per una visita endocrinologica è in media di 128 giorni, 114 per una visita diabetologica, 65 per una visita oncologica, 58 per una visita neurologica, 57 per una visita gastroenterologica, 56 per una visita oculistica, 54 per una visita pneumologica, 49 per una visita chirurgo-vascolare e 49 per una visita cardiologica, è evidente che il cittadino debba rivolgersi al privato anche per quelle prestazioni che rientrano nei Lea.
Sanità integrativa come secondo pilastro
«Raddoppiare il diritto alla salute degli italiani è una priorità ormai improcrastinabile – ha commentato Vecchietti – e per farlo serve la sanità integrativa. Non è più sufficiente dunque limitarsi a garantire finanziamenti adeguati alla sanità pubblica. È necessario, invece, affidare in gestione le cure acquistate dai cittadini al di fuori del Ssn attraverso un secondo pilastro sanitario aperto, da affiancare ad esso. Il secondo pilastro sanitario non è un modello nel quale i cittadini ricevono le cure privatamente, bensì un sistema di “gestione a monte” delle prestazioni sanitarie erogate al di fuori del Ssn. Non è la sanità integrativa a spingere i consumi privati ma è la crescita della spesa sanitaria privata a richiedere un maggiore livello di intermediazione delle cure private dei cittadini. La sanità integrativa, fondi e polizze sanitarie – conclude Vecchietti – sono in grado di garantire un aiuto concreto di fronte al costante innalzamento dei bisogni di cura e alla necessità di pagare una quota delle cure sempre maggiore di tasca propria».
Lucia Oggianu
Giornalista Tabloid di Ortopedia