Tumore a cellule giganti (TGC) del sacro in ragazza di 20 anni: guarigione della lesione (a 3 anni) valutata con TC. A confronto immagini TC prima del trattamento embolizzante e chirurgico (a sinistra) e dopo (a destra). Fonte: www.btm.ior.it
Il tumore a cellule giganti è generalmente considerato benigno. Le trasformazioni maligne sono state documentate nel 16% dei casi. La neoplasia può assumere forme aggressive e formare metastasi. Questi tipi di tumore tendono a essere clinicamente silenti nelle fasi iniziali del loro sviluppo e a non manifestare sintomi particolari fino a quando non raggiungono grandi dimensioni. Quando i tumori a cellule giganti colpiscono le estremità, ampie escissioni hanno mostrato di garantire un miglior controllo della neoplasia rispetto a interventi chirurgici di curettage intralesionale, anche se spesso al prezzo di significativi deficit funzionali.
Se la localizzazione è a livello sacrale i problemi si fanno molto difficili da affrontare e quale sia l’approccio migliore rimane un argomento controverso: il volume della massa tumorale in una posizione più delicata, la minaccia di gravi emorragie intraoperatorie, la difficoltà di una rimozione completa del tumore senza il sacrificio delle radici dei nervi sacrali sono tutti fattori estremamente critici. Molte di queste neoplasie coinvolgono i segmenti sacrali superiori e spesso si estendono attraverso l’articolazione sacroiliaca. Che fare allora? «L’opzione della chirurgia conservativa, supportata da un efficace controllo dell’emorragia intraoperatoria, dovrebbe essere considerata come valida procedura alternativa». È quanto affermano i medici del Centro Tumori Muscolo-scheletrici dell’Università di Pechino riportando i risultati di un’analisi retrospettiva. Lo studio è stato condotto sulla base delle cartelle cliniche e delle radiografie di 24 pazienti sottoposti a chirurgia conservativa per questa forma tumorale. La durata media del follow-up è stata di 58 mesi, dopo che tutti i pazienti erano stati sottoposti a procedura conservativa aiutata dalla completa occlusione dell’aorta addominale, per minimizzare le emorragie intraoperatorie durante la rescissione del tumore.
La percentuale di complicazioni osservate è in linea con quanto riportato da altri studiosi. La più frequente è rappresentata da problemi di guarigione delle ferite, dovuti specialmente da processi infettivi, riscontrati in quasi il 30% dei casi. La fuoruscita di liquido cerebrospinale è stata riscontrata in 1 paziente su 5 ed è stato attribuito a lesioni della dura madre e della cauda equina.
Lo studio evidenza una serie di cifre interessanti, anche se dovrebbero essere prese con cautela a causa della base statistica piuttosto ristretta. Per esempio: la perdita di sangue è stata mediamente di 3217 ml; la durata media dell’intervento di 190 minuti; le recidive tumorali si sono manifestate nel 29% dei casi, mentre la sopravvivenza media a cinque anni, senza recidive, è stata del 69.6%.
Guo W, Ji T, Tang X, Yang Y. Outcome of conservative surgery for giant cell tumor of the sacrum. Spine 2009 May 1;34(10):1025-31.