Accanto ai noti disturbi provocati dall’uso prolungato dei dispositivi di protezione individuale, dalle lesioni da pressione alle reazioni cutanee, l’Oms lancia l’allarme su un vero e proprio rischio di incolumità fisica: lo stress da calore, una seria condizione medica.
Maschere, schermi, guanti e tute infatti, soprattutto se usati in combinazione e per tempi prolungati, intrappolano il calore e il sudore del corpo, limitandone il fisiologico raffreddamento e aumentando la temperatura corporea, che può quindi andare fuori controllo. Per l’Oms questo eccessivo e incontrollato aumento di temperatura può portare a eruzione cutanea da calore, crampi muscolari e sensazione di spossatezza, fino al possibile svenimento. La manifestazione più violenta è il colpo di calore, che richiede un trattamento medico in emergenza per prevenire danni agli organi (cervello, cuore, reni, fegato, muscoli) e che può portare persino alla morte.
Ecco allora come prevenire lo stress da calore: anzitutto mettere in pratica il sistema Buddy (il sistema del compagno), che prevede di controllare se stessi e il collega durante l’attività per identificare precocemente i sintomi di stress da calore. Altri suggerimenti forniti dall’Oms nel corso online gratuito “Occupational health and safety for health workers in the context of Covid19” sono quelli di limitare il tempo di utilizzo dei dispositivi individuali e di trascorrere le pause tra una procedura e l’altra in una zona fresca; bere molta acqua; monitorare la propria produzione di urina per colore e volume. Una quantità ridotta di urine e il colore più scuro sono infatti un buon indicatore di disidratazione, anticamera del colpo di calore.
Per Livia Barenghi, biologa ed esperta di prevenzione infezione crociata, «La variabilità allo stress da calore è molto ampia sia dal punto di vista inter-individuale (età, sesso, malattia, ecc.) sia intra-individuale (assunzione di farmaci antipertensive o diuretici, allenamento, idratazione) (1). Il problema è emergente come conseguenza del lavoro in ambiente vincolato, con l’obbligo di utilizzare Dpi adeguati sia per gli operatori che i pazienti (2, 3) e ovviamente si aggrava in un microclima caldo. Non è noto lo stress termico specifico ma, in generale, l’utilizzo dei Dpi può comportare l’aumento del metabolismo in modo considerevole e indicativamente del 50% (4). Lo stress da calore può essere legato all’utilizzo improprio (ad esempio prolungato e non monouso) dei camici idrorepellenti o delle FFP». Dopo ogni procedura è quindi necessario prendersi il tempo per svestirsi in sicurezza, lavarsi le mani in un luogo fresco e idratarsi, evitando però di farlo con bevande alcoliche o a base di caffeina (5, 6).
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia:
- Notley SR, Flouris AD, Kenny GP. Occupational heat stress management: Does one size fit all?. Am J Ind Med. 2019;62(12):1017-1023.
- www.inail.it shotlink: https://bit.ly/3kfjpKL
- Binazzi A, Levi M, Bonafede M, et al. Evaluation of the impact of heat stress on the occurrence of occupational injuries: Meta-analysis of observational studies. Am J Ind Med. 2019;62(3):233-243.
- Hanson MA. Development of a draft British standard: the assessment of heat strain for workers wearing personal protective equipment. Ann Occup Hyg. 1999;43(5):309-319.
- Bongers CC, de Korte JQ, Catoire M, et al. Infographic. Cooling strategies to attenuate PPE-induced heat strain during the COVID-19 pandemic. Br J Sports Med. 2020;bjsports-2020-102528.
- Osha. Protecting Workers from Heat Stress. www.osha.gov/OshDoc/data_Hurricane_Facts/heat_stress.pdf