
Iacopo Chiodini
Hanno fatto molto discutere i risultati di un ampio studio condotto presso la University of California, San Francisco, e pubblicati sul prestigioso New England Journal of Medicine (1). L’oggetto dello studio è la vitamina D e in particolare l’utilità di una sua supplementazione allo scopo di ridurre il rischio di fratture. Le conclusioni appaiono lapidarie: «l’integrazione di vitamina D3 – colecalciferolo – non ha comportato un rischio di fratture significativamente inferiore rispetto al placebo in soggetti sani di mezza età o anziani, non selezionati per carenza di vitamina D, massa ossea ridotta o osteoporosi».
Alla base del dibattito scatenato dallo studio sembra però esserci un equivoco di fondo, relativo al tipo di persone a cui dovrebbe essere prescritta un’integrazione con vitamina D. Se i ricercatori americani hanno analizzato il rischio di fratture in persone sane, senza particolari problemi di densità ossea, al contrario la maggior parte delle linee guida si occupa invece dell’opportunità di somministrare vitamina D a soggetti a rischio. Nel nostro Paese ne è un chiaro esempio la nota Aifa 96, che indica la supplementazione in pazienti con livelli plasmatici di vitamina D < 20 ng/ml e, indipendentemente dai livelli di vitamina D, in pazienti affetti «da osteoporosi da qualsiasi causa o osteopatie accertate».
«I report dei media non sempre hanno saputo contestualizzare i risultati del lavoro, portando a commenti potenzialmente fuorvianti – scrive in una nota la Siommms (Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello mcheletro) –. Questo studio è in contrasto con la prescrizione di vitamina D secondo la nota Aifa 96? Decisamente no».
Ma in cosa è consistito lo studio californiano? Prima di tutto, si è trattato di uno studio ancillare del “Vital” (2), un altro trial randomizzato controllato che aveva l’obiettivo di valutare se l’integrazione di vitamina D3 (2.000 UI al giorno), di acidi grassi n-3 (1 g al giorno), o di entrambi, fosse in grado di prevenire il cancro e le malattie cardiovascolari in uomini e donne ultracinquantenni.
Attingendo ai dati raccolti, si è voluto valutare la questione di più specifico interesse ortopedico, cercando di capire se l’integrazione con vitamina D3 senza la concomitante somministrazione di calcio fosse in grado di ridurre il rischio di fratture rispetto al placebo, stabilendo come endpoint primari le fratture totali, non vertebrali e dell’anca, sia da fragilità che traumatiche.
Come si è detto la risposta è stata negativa, ma con la specifica che i quasi 26mila partecipanti non sono stati reclutati sulla base di carenza di vitamina D, massa ossea ridotta o osteoporosi.
«Vi sono alcuni aspetti discutibili nello studio – ha affermato il presidente Siommms Iacopo Chiodini – come il fatto che i livelli di vitamina D fossero disponibili su 17mila soggetti all’inizio della sperimentazione e solo su 6mila alla fine, come anche l’inclusione di tutte le fratture e non solo quelle da fragilità. Il reale problema è tuttavia il tipo di obiettivo scelto, che è metodologicamente sbagliato. In sostanza i risultati dicono semplicemente che, se sei sano, non hai l’osteoporosi e non hai deficit di vitamina D, la supplementazione non serve a ridurre il rischio di qualsiasi frattura, non solo da fragilità. Era in realtà un risultato abbastanza atteso. Infatti, se voglio sapere se un farmaco previene una malattia lo devo testare in soggetti a rischio di avere quella malattia. Non mi posso aspettare che un agente farmacologico funzioni se lo somministro a chi non ne ha bisogno». Quindi per Chiodini, che è anche responsabile del Centro malattie del metabolismo osseo e diabete di Auxologico e professore associato di Endocrinologia all’Università di Milano, era prevedibile che dare vitamina D, come in questo studio, a soggetti non carenti e non a rischio di frattura, non portasse ad alcun effetto in termini di riduzione del rischio di frattura.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
1. LeBoff MS, Chou SH, Ratliff KA, et al. Supplemental Vitamin D and Incident Fractures in Midlife and Older Adults. N Engl J Med. 2022 Jul 28;387(4):299-309.
2. Manson JE, Bassuk SS, Buring JE; VITAL Research Group. Principal results of the VITamin D and OmegA-3 TriaL (Vital) and updated meta-analyses of relevant vitamin D trials. J Steroid Biochem Mol Biol. 2020 Apr;198:105522.