I conflitti in Iraq, Afghanistan e altre parti del mondo hanno esposto un gran numero di militari a lesioni traumatiche da combattimento. Un esito estremo sono le amputazioni, relativamente frequenti in questa popolazione, su cui si è focalizzato uno studio britannico pubblicato sul Journal of Bone and Mineral Research. Lo studio è stato condotto su 575 militari con lesioni traumatiche da combattimento e 562 senza lesioni. Gli autori hanno rilevato un totale di 416 amputazioni, più frequentemente dell’arto inferiore; al momento dell’amputazione, i soldati avevano mediamente 22 anni, un’età in cui l’osteoporosi è rara.
I risultati mostrano che i militari che avevano subito amputazioni traumatiche spesso avevano una bassa densità ossea nella regione dell’anca. Secondo gli autori, i cambiamenti nella salute delle ossa sembravano essere dovuti più a problematiche biomeccaniche che sistemiche ed erano evidenti solo in quelli con amputazioni degli arti inferiori.
Le conseguenze a lungo termine dell’osteopenia e dell’osteoporosi includono fratture da stress, fratture del collo del femore e del cuneo vertebrale, con gravi implicazioni sulla perdita di mobilità, dipendenza fisica e morbilità, compresa la compromissione dell’uso futuro della protesi. Sebbene attualmente non ci siano prove dirette che l’amputazione influenzi il rischio di fratture, una densità minerale ossea inferiore implica certamente un maggior rischio.
«Speriamo che i risultati che abbiamo ottenuto stimolino la realizzazione di ulteriori ricerche riguardo alle possibilità di invertire i cambiamenti della densità minerale ossea – ha affermato uno degli autori, il capitano Alex Bennett, professore di riabilitazione –. Dobbiamo indagare sul ruolo delle protesi e dell’esercizio fisico nel contrastare la perdita di densità minerale ossea per ridurre il rischio a lungo termine di frattura dell’anca. Siccome trattamenti sistemici come la terapia con bisfosfonati non sono indicati in questa popolazione composta da giovani adulti, è importante individuare altre strategie efficaci per ridurre il rischio di fratture dell’anca».
Giampiero Pilat
Giornalista Tabloid di Ortopedia