Quello della gestione del dolore nell’immediato post-operatorio rimane un aspetto critico della chirurgia protesica, tuttora sospeso tra la necessità di contrastare le possibili ripercussioni a lungo termine e l’impiego razionale dei farmaci a disposizione, tra cui gli oppioidi, il paracetamolo e i Fans.
Per superare la scarsità di dati di buon livello sull’efficiacia in chirurgia protesica di paracetamolo e fans è stato disegnato lo studio PaNsaid (www.pansaid.dk), trial randomizzato controllato in doppio cieco condotto su una casistica multicentrica in Danimarca, con l’obiettivo di valutare il profilo di efficacia e sicurezza delle due classi di molecole, utilizzate sia in monoterapia che in associazione. L’obiettivo: dimostrare la validità dell’opzione multimodale nell’analgesia post-chirurgica e la relativa possibilità di limitare, con tale strategia di trattamento, la somministrazione di oppioidi.
Un campione di 556 pazienti reclutati nel biennio 2016-2017 e sottoposti ad artroprotesi totale d’anca primaria in regime di elezione sono stati trattati alternativamente con i quattro schemi terapeutici seguenti, a partire da un’ora prima dell’intervento chirurgico e poi ogni 6 ore nel corso della prima giornata post-operatoria, per un totale di 5 somministrazioni: 1.000 mg di paracetamolo + 400 mg di ibuprofene; 500 mg di paracetamolo + 200 mg di ibuprofene; 1.000 mg di paracetamolo + placebo; 400 mg di ibuprofene + placebo.
I parametri designati dagli autori per valutare gli effetti dei diversi trattamenti sono stati: il consumo di morfina, assunta con modalità patient-controlled alla dose di 1 mg/ml, nelle 24 ore seguenti l’intervento; il tasso di occorrenza (come percentuale di soggetti interessati) degli effetti avversi osservati nelle prime 24 ore e di quelli riferiti dai pazienti attraverso un’intervista telefonica a 90 giorni di distanza; l’entità della sintomatologia dolorosa, espressa su scala visuo-analogica, a riposo e durante flessione a 30 gradi dell’articolazione dopo 6 e dopo 24 ore dall’intervento.
L’analisi dei risultati ha indicato il consumo di morfina più basso in assoluto (20 mg in 24 ore) nel gruppo dei soggetti assegnati all’associazione paracetamolo-ibuprofene a dosi piene, anche se rispetto ai valori mediani di consumo degli altri gruppi ha superato la differenza minima clinicamente rilevante prefissata di 10 mg solo nel confronto con il paracetamolo in monoterapia.
Il trattamento combinato ha inoltre mostrato, a paragone con gli altri schemi terapeutici, una maggiore efficacia nel controllo del dolore a riposo e durante mobilizzazione nella prima giornata post-operatoria.
Quanto agli effetti collaterali l’unica differenza significativa rilevata a favore dell’associazione ibuprofene-paracetamolo ha riguardato la comparsa di nausea nelle prime 24 ore, ma degno di nota è anche il fatto che l’incidenza di eventi avversi nel follow-up successivo non ha fatto registrare un aumento del rischio con l’ibuprofene rispetto al paracetamolo da solo.
«La riduzione dell’assunzione di oppiodi ottenuta con l’integrazione di un antinfiammatorio non steroideo come ibuprofene e del paracetamolo nel protocollo di analgesia multimodale è certamente il risultato più importante sul piano clinico-sanitario – concludono i ricercatori danesi –. Inoltre l’assenza di un’influenza significativa del Fans relativamente al rischio di effetti indesiderati a lungo termine consente di candidarlo eventualmente anche in monoterapia per il trattamento del dolore nell’immediato post-operatorio».
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia