Seguendo a ruota quella dell’anca e del ginocchio, la chirurgia protesica della spalla sta avendo una crescente diffusione, grazie anche agli avanzamenti nei campi della progettazione degli impianti, delle tecniche chirurgiche e della gestione medica peri-operatoria. «Tali progressi hanno portato parallelamente a una sostanziale riduzione della durata dei ricoveri e della frequenza di complicanze» ricordano gli autori di una revisione sistematica con metanalisi condotta presso il dipartimento di Ortopedia del Hamad General Hospital di Doha in Qatar, che ha valutato efficacia, sicurezza e rapporto costi/benefici dell’esecuzione dell’artroplastica totale di spalla con degenza di durata inferiore a 24 ore.
La performance degli interventi effettuati in day-surgery è stata definita calcolando, come outcome primari, i tassi di riospedalizzazione e l’incidenza di complicanze sistemiche e locali a 30 e a 90 giorni dalla dimissione, in comparazione con gli esiti degli interventi eseguiti con degenza tradizionale.
Tra gli intenti che hanno ispirato il lavoro, oltre a quello di assecondare il vantaggio di una più limitata permanenza in ospedale per i pazienti, vi è anche quello di verificare la possibilità di migliorare l’efficienza della gestione sanitaria della chirurgia protesica della spalla sul piano economico, sulla base dei risultati positivi già riportati in letteratura per l’artroplastica in day-surgery di anca e ginocchio.
Le indicazioni tratte dai dieci studi inclusi nell’analisi, per un totale di 7.637 pazienti operati in day-surgery e 192.025 in regime di ricovero standard (maggiore di 24 ore), depongono a favore della degenza abbreviata, non mostrando differenze statisticamente significative in termini sia di riospedalizzazioni che di complicanze a 30 e a 90 giorni e anche rispetto ai tassi di revisione registrati in follow-up prolungati fino a 12-24 mesi.
«Nel trarre qualsiasi conclusione sull’opportunità di ricorrere al ricovero di durata inferiore a 24 ore per l’artroplastica di spalla dobbiamo però tener conto del livello qualitativo degli studi reperiti, che sono tutti con disegno retrospettivo e condotti su gruppi di pazienti non sempre omogenei per caratteristiche demografiche e cliniche, attinti a volte da database e registri e a volte da altre fonti» avvertono i ricercatori qatariani. I quali tuttavia mettono in evidenza un elemento degno di nota, vale a dire il fatto che in media nelle popolazioni analizzate i pazienti operati in day-surgery erano relativamente più giovani e in migliori condizioni di salute rispetto a quelli con degenza prolungata. «Questo dato, che pure è una conseguenza dell’eterogeneità metodologica dei lavori considerati, può suggerire che l’assegnazione dei pazienti all’una o all’altra delle modalità di ricovero è in genere preceduta da una stratificazione di rischio. E che pertanto la chirurgia protesica di spalla in day-surgery può essere considerata un’alternativa sicura in soggetti selezionati».
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia