Tra i pazienti che si sottopongono a chirurgia della spalla, sono pochi coloro che devono tornare sotto i ferri perché qualcosa non ha funzionato a dovere, così come sono rare le complicanze gravi associate a questi interventi, eseguiti generalmente per via artroscopica. Sicuramente ci sono però dei margini per migliorare ulteriormente e una delle condizioni per riuscirci sta nel raccogliere dati affidabili e capire quali sono i rischi effettivi.
Per colmare le lacune esistenti, un team di ricercatori dell’Università di Oxford ha utilizzato i dati del Servizio sanitario inglese, calcolando i rischi di complicanze entro 90 giorni e le percentuali di reintervento entro un anno dalle più comuni procedure di artroscopia elettiva di spalla. L’importanza dello studio sta dunque nell’ampia base di dati a cui ha potuto attingere: i risultati sono il frutto dell’analisi di 288.250 procedure artroscopiche della spalla eseguite su 261.248 pazienti a partire dai 16 anni di età, tra il 1 aprile 2009 e il 31 marzo 2017.
Il tasso complessivo di complicanze nei tre mesi successivi all’intervento artroscopico è stato dell’1,2%: in altri termini, ne è stato colpito un paziente su 81. Coaguli di sangue nei polmoni, polmoniti, attacchi cardiaci, danni renali acuti, ictus, infezioni del tratto urinario e infezioni profonde sono state le complicanze gravi riscontrate. I tassi sono stati diversi a seconda del tipo di procedura, ma le differenze sono praticamente scomparse nelle analisi che hanno tenuto conto dell’età, del sesso e delle comorbilità. L’evento avverso più comune è stata la polmonite (un caso ogni 303 pazienti), mentre l’embolia ha colpito soltanto un paziente su 1.428.
Quanto ai reinterventi, sono stati uno su 26 entro un anno. Le infezioni hanno inciso meno di quello che ci si poteva aspettare: soltanto una ogni 1.111 pazienti, mentre sono state un po’ più comuni dopo la riparazione della cuffia dei rotatori (una ogni 526 pazienti).
Si sono osservati tassi di reintervento particolarmente elevati dopo l’operazione di rilascio della capsula articolare nella spalla congelata, dato che secondo gli autori sottolinea la natura poco prevedibile e ancora poco compresa di questa condizione.
Nel corso degli otto anni presi in esame, il numero di procedure artroscopiche alla spalla è aumentato, con la sola eccezione della decompressione subacromiale. Secondo gli autori, «poiché il numero delle procedure artroscopiche alla spalla continua ad aumentare, le stime fornite dovrebbero risultare di grande interesse per medici e pazienti», anche se, essendosi trattato di uno studio osservazionale, i ricercatori non hanno potuto stabilire le cause delle complicazioni, senza contare che quelle abbastanza lievi da non richiedere l’ospedalizzazione o il consulto di uno specialista non sono state registrate.

Il grafico mostra le distribuzioni per età di diversi tipi di procedure artroscopiche della spalla. Vengono riportate: decompressione subacromiale, riparazione della cuffia dei rotatori, escissione dell’articolazione acromion-claveare, stabilizzazione gleno-omerale, rilascio della spalla congelata
Giampiero Pilat
Giornalista Tabloid di Ortopedia