
L’intelligenza artificiale cerca di rilevare se ci sono o meno picchi sui tubercoli tibiali nell’articolazione del ginocchio Credit: University of Jyväskylä
Una diagnosi precoce di artrosi di ginocchio può risparmiare al paziente una trafila di esami, evitare di anticipare trattamenti e talvolta evitare persino la chirurgia protesica. I raggi X costituiscono il metodo primario di indagine e, per una corretta lettura delle immagini, potremo avere presto l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Un’applicazione sviluppata da ricercatori dell’Università di Jyväskylä, in Finlandia, è stata in grado di diagnosticare correttamente l’artrosi nell’87% dei casi, come si può leggere sulle pagine di Diagnostics.
«Lo scopo del progetto era addestrare un sistema di intelligenza artificiale a riconoscere i segni precoci di osteoartrosi a partire dalle immagini di una radiografia – ha detto Anri Patron, il ricercatore responsabile dello sviluppo del metodo –. I medici esperti sanno riconoscere queste caratteristiche, ma ancora non si era riusciti a farlo in modo automatico. Per lo sviluppo del modello di intelligenza artificiale sono state utilizzate circa 700 immagini radiografiche, e altre 200 per la successiva fase di convalida». In particolare l’applicazione, basata sulla ormai collaudata tecnologia informatica delle reti neurali artificiali, analizza la conformazione dei tubercoli tibiali nell’articolazione del ginocchio e cerca di rilevare se ci sono picchi, riconosciuti come possibile segno precoce di artrosi.
Sami Äyrämö, responsabile del laboratorio di intelligenza artificiale dedicato ad applicazioni sanitarie dell’Università di Jyväskylä, ha spiegato che la ricerca si inscrive in uno sforzo globale, portato avanti in tutto il mondo, per arrivare a una diagnosi precoce affidabile dell’artrosi. «Sono già stati sviluppati diversi modelli di intelligenza artificiale in grado di rilevare casi gravi che sarebbero facilmente individuabili da qualsiasi specialista. Tuttavia non si era ancora riusciti a realizzarne uno sufficientemente accurato da poter rilevare le manifestazioni allo stadio iniziale: ed è proprio di questo che abbiamo soprattutto bisogno. L’obiettivo è che in futuro esistano sistemi di intelligenza artificiale utilizzabili anche dai medici di medicina generale, rendendo possibile una diagnosi più frequente dell’artrosi allo stato iniziale, più facile da trattare in modo efficace».
«Se riusciremo a fare diagnosi precoci – ha spiegato il chirurgo Juha Paloneva, uno degli autori dello studio – potremo evitare incertezze ed esami costosi come la risonanza magnetica. Inoltre, il paziente potrà essere motivato a prendere le misure consigliate per rallentare o addirittura arrestare la progressione dell’artrosi sintomatica. Nel miglior scenario possibile, molti pazienti potrebbero anche evitare la chirurgia di sostituzione articolare».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia