Secondo le linee guida più diffuse la diagnosi eziologica della borsite olecranica acuta prevede l’agoaspirazione del versamento per stabilirne innanzitutto la natura, settica o asettica.
Poiché nella casistica dei servizi di emergenza le due tipologie si presentano approssimativamente con pari frequenza, la raccomandazione di anteporre l’indagine strumentale all’intervento terapeutico si basa sull’opportunità di limitare il ricorso al trattamento antibiotico ai casi di infezione certa. Secondo gli autori del lavoro pubblicato sulla rivista della Society for Academic Emergency Medicine statunitense il razionale di tale orientamento, per quanto scontato, si scontra con la necessità di evitare le complicanze – la fistolizzazione in primo luogo – che alla procedura di agoaspirazione non di rado si associano, oltre che con la scarsità di evidenze che depongano a favore di tale approccio piuttosto che dell’avvio di un trattamento antibiotico empirico sulla base del solo sospetto di causa settica.
Il loro studio è consistito nell’analisi retrospettiva di 266 accessi, per un totale di 264 pazienti adulti, avvenuti presso il pronto soccorso della Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, tra il 2011 e il 2018, con sintomatologia riferibile a borsite olecranica acuta, la cui evoluzione è stata poi verificata in follow-up di non meno di tre mesi nell’86% dei casi e di almeno sei nell’83% dei casi.
Sul totale degli accessi l’agoaspirazione è stata eseguita in pronto soccorso solo in quattro casi e in quelli restanti i 186 pazienti con diagnosi di borsite di sospetta natura infettiva sono stati per lo più dimessi con la prescrizione di una terapia antibiotica empirica (79%), in un terzo dei casi con copertura per Staphilococcus aureus meticillino-resistente, oppure, in presenza di indici di maggiore gravità (alti valori di Pcr, febbre, evidenza di cellulite), sottoposti al medesimo trattamento in regime di ricovero (21%).
Il follow-up a lungo termine ha dato i seguenti esiti: nell’88,1% dei casi trattati con antibioticoterapia empirica a domicilio l’infiammazione della borsa si è risolta senza complicanze, nel 6% è stata effettuata un’agoaspirazione dopo la dimissione dal pronto soccorso, risultata positiva per causa infettiva solo in due casi su sette, e nel 6,7% si è reso necessario un ricovero a distanza di uno o due giorni; dei 67 pazienti sui 76 dimessi senza trattamento di cui è stato seguito il decorso il 91% non avuto bisogno di alcun intervento terapeutico, quattro hanno subito interventi di vario tipo (aspirazione terapeutica o diagnostica, borsectomia, artrocentesi) per cause non settiche e solo due hanno ricevuto successivamente una terapia antibiotica in regime di ricovero; tra i pazienti ospedalizzati l’89% è andato incontro a risoluzione non complicata con il trattamento empirico, con copertura per Staphilococcus aureus meticillino-resistente nel 77% dei casi, e su 38 solo tre sono stati sottoposti ad agoaspirazione diagnostica durante la degenza.
«Nel complesso i nostri riscontri indicano che nella gestione in emergenza delle borsiti olecraniche acute di sospetta natura infettiva la prescrizione di un’antibioticoterapia empirica può essere un intervento di prima linea adeguato – concludono i ricercatori –. Ovviamente a condizione che se ne valutino preventivamente rischi e benefici per il singolo paziente».
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia