
A) Immagine di un paziente mentre utilizza un dispositivo di realtà virtuale; B) Schermata di un tipico ambiente immersivo nella realtà virtuale con l’esempio di un testo di comunicazione da parte del personale che sta eseguendo l’intervento Fonte: Faruki et al., 2022, Plos One, CC-BY 4.0
Le procedure di chirurgia della mano sono eseguite sempre più spesso, con l’aumento di patologie come l’artrosi e la sindrome del tunnel carpale.
Generalmente i pazienti ricevono un anestetico regionale per bloccare il dolore prima della procedura, con l’impiego della tecnica di Monitored anaesthesia care (Mac), che consiste in un sedativo somministrato per via endovenosa – come il propofol – per mantenere i pazienti calmi durante le procedure, sedati ma abbastanza lucidi da poter seguire le istruzioni del medico. Una sedazione eccessiva può però portare all’abbassamento della pressione sanguigna, all’ostruzione delle vie aeree superiori e, raramente, a complicazioni potenzialmente gravi come ictus, infarto o insufficienza respiratoria.
Nel tentativo di ridurre questi rischi, i ricercatori del Centro medico Beth Israel Deaconess di Boston hanno condotto uno studio controllato randomizzato per determinare se l’immersione del paziente nella realtà virtuale può ridurre la necessità di sedativi durante la chirurgia della mano senza avere un impatto negativo sul benessere del paziente. I risultati sono stati giudicati positivamente, come riportato su Plos One.
I ricercatori americani hanno arruolato 34 adulti che sono stati sottoposti a un intervento chirurgico alla mano con anestesia regionale tra dicembre 2018 e agosto 2019. Suddivisi in due gruppi, ai pazienti a cui è stata applicata questa nuova tecnologia sono state fatte indossare cuffie con cancellazione del rumore e uno scenario di realtà virtuale progettato per favorire il rilassamento e la calma, scelto tra diverse opzioni (prato, bosco, cima di una montagna ecc.).
A tutti i pazienti è stata data la possibilità di ottenere la somministrazione di anestetici o antidolorifici supplementari, ma i 17 inseriti nel gruppo “realtà virtuale” ne hanno richiesti molti meno: in particolare, solo quattro di loro hanno ricevuto propofol durante la procedura, mentre nel gruppo di controllo è stato necessario per tutti i pazienti.
Tuttavia, un numero significativamente maggiore di soggetti immersi nella realtà virtuale ha ricevuto un’anestesia locale supplementare dal chirurgo rispetto al gruppo di controllo, suggerendo che il blocco nervoso preoperatorio è molto importante per il successo di questa tecnica.
Dai questionari di follow-up compilati dopo l’intervento chirurgico, risulta che la soddisfazione generale dei pazienti è stata simile tra i due gruppi: tutti hanno dichiarato che il dolore è stato ben controllato e che si sono sentiti rilassati durante l’intervento chirurgico.
Sorprendentemente, nel gruppo realtà virtuale la dimissione dall’unità di cure post anestesiologiche è avvenuta mediamente 22 minuti prima rispetto al gruppo di controllo.
Anche dal punto di vista funzionale, nel controllo avvenuto un mese dopo l’intervento, non è stata riscontrata alcuna differenza.
«L’utilizzo della realtà virtuale nella gestione dei pazienti con dolore o ansia ha fornito un’esperienza immersiva in grado di distrarli dall’elaborazione delle esperienze spiacevoli che comunemente vengono associate a un intervento chirurgico – ha commentato l’anestesista Brian P. O’Gara, autore senior dello studio –. Utilizzando l’immersione nella realtà virtuale, i potenziali danni di una sedazione non necessaria possono essere evitati senza compromettere il comfort del paziente durante la chirurgia della mano».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia