Molte volte, i giovani pazienti sottoposti a chirurgia dell’anca per conflitto femoro-acetabolare devono tornare in sala operatoria per un nuovo intervento: questo rischio è stato messo in evidenza da una ricerca presentata all’ultimo congresso dell’American Orthopaedic Society of Sports Medicine.
Com’è noto questa condizione, dovuta a caratteristiche anatomiche che determinano un contatto anomalo tra la testa del femore e l’acetabolo durante alcuni movimenti dell’anca, colpisce non solo le persone di mezza età ma spesso anche i giovani adulti e gli atleti.
Per aiutare i chirurghi ortopedici a comprendere meglio i parametri radiografici associati al successo della chirurgia primaria, Philip Serbin dello Scottish Rite for Children di Dallas, un ospedale pediatrico specializzato nel trattamento di condizioni ortopediche e lesioni sportive, ha condotto uno studio prospettico finalizzato a determinare i parametri radiografici preoperatori che possono prefigurare la necessità di reintervento in caso di conflitto femoro-acetabolare.
Con i suoi colleghi, Serbin ha arruolato 87 pazienti di età inferiore ai 19 anni (età media 16 anni con il 73,6% di soggetti di sesso femminile) che erano stati sottoposti a un intervento chirurgico primario per conflitto femoro-acetabolare.
Dieci di loro (l’11,5%) hanno dovuto essere operati una seconda volta, a una media di 20,6 mesi dopo la chirurgia primaria. Tra questi pazienti e coloro che non hanno ricevuto un reintervento, non sono state trovate differenze nei dati demografici, nell’attività fisica praticata, nel tipo di intervento chirurgico, né riguardo a eventuali patologie del labbro acetabolare o all’angolo osseo compreso tra linea di base e linea acetabolare (angolo alfa).
Tuttavia alcune differenze significative sono state individuate: in particolare nell’angolo laterale del bordo centrale di Wiberg (Lcea) e nell’indice Fear (femoro-epiphyseal acetabular roof): l’analisi ha indicato che i pazienti con punteggi di Lcea inferiori a 21 e con indice Fear superiori a -8,8 erano a maggior rischio di reintervento.
Serbin ha riferito che, nei pazienti sottoposti a trattamento per conflitto femoro-acetabolare, il rischio di reintervento si è associato a segni radiografici di displasia dell’anca, indicanti che i pazienti con un acetabolo meno profondo devono più frequentemente ripetere l’operazione. «I chirurghi – ha detto l’ortopedico statunitense – possono utilizzare questi parametri per avere un aiuto nel processo decisionale chirurgico, per prevedere meglio i risultati e informare i pazienti di un potenziale successivo intervento chirurgico».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia