Nella prevenzione delle infezioni delle ferite traumatiche o chirurgiche l’efficacia dei trattamenti sistemici e topici è spesso limitata da un lato dall’attivazione dei processi flogistici e dall’altro dalla formazione dei biofilm microbici.
Obiettivo della sperimentazione condotta presso la Texas Tech University è stato quello di testare l’efficacia in vitro dei due composti antisettici maggiormente utilizzati per la disinfezione locale, lo iodopovidone e l’argento colloidale, confrontandone il potere antibatterico nell’uso separato e in associazione.
I ricercatori hanno verificato gli effetti di tre diversi interventi, con solo iodopovidone (Betadine) al 5%, solo argento colloidale in formulazione gel e iodopovidone al 5% + argento-gel, confrontandoli anche con formulazioni placebo, su ceppi di Staphylococcus aureus compresi alcuni meticillino-resistenti, Staphylococcus epidermidis, Pseudomonas aeruginosa e Klebsiella pneumoniae in coltura. Gli esiti dell’esposizione delle popolazioni batteriche alle diverse preparazioni antisettiche sono stati verificati dopo 24 ore sia attraverso la conta delle unità formanti colonia, sia con la microscopia confocale a laser.
Il Betadine 5% da solo non ha soppresso completamente nessuno dei ceppi batterici testati, l’argento colloidale è risultato efficace al 100% su tutti i microrganismi tranne che su Klebsiella pneumoniae e il trattamento combinato con i due prodotti ha invece dimostrato un potere antimicrobico superiore, garantendo l’eliminazione totale anche delle colonie di Klebsiella.
«La migliore performance della combinazione di Betadine con argento-gel è verosimilmente dovuta al fatto che i due prodotti hanno meccanismi di azione in parte differenti» commentano Ted Reid e collaboratori. All’argento viene infatti attribuito un potere sia battericida che batteriostatico, che sarebbe da ricondurre ai legami che gli ioni del metallo sono in grado di stabilire con le proteine di membrana e con il materiale genetico dei batteri provocandone la denaturazione.
«Lo iodopovidone, benché caratterizzato da uno spettro microbicida molto ampio che include batteri gram-positivi e gram-negativi, spore batteriche, virus, protozoi e funghi, non copre tutta la gamma dei patogeni che possono colonizzare le ferite e ha un’efficacia che dipende anche dalla concentrazione – concludono gli autori –. Per tale motivo in associazione i due composti operano sinergicamente».
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia