Da tempo l’interesse per le proprietà terapeutiche degli estratti vegetali si traduce in studi sperimentali finalizzati a documentarne con metodo scientifico efficacia e sicurezza e determinarne quindi la potenziale rilevanza clinica. Con un disegno randomizzato controllato con placebo in doppio cieco realizzato presso il Menzies Institute for Medical Research di Hobart, capitale della Tasmania, in collaborazione con la Southern Medical University di Guangdong, in Cina, gli autori hanno testato gli effetti di un estratto di Curcuma longa nel trattamento sintomatico e patogenetico dell’osteoartrosi del ginocchio.
«La curcumina, il principale principio attivo della pianta, è nota per le molteplici azioni biologiche di possibile valore terapeutico – spiegano i ricercatori australiani –. Tra queste, i meccanismi che sono alla base della sua attività antiossidante e antinfiammatoria possono rivelarsi vantaggiosi per la gestione di patologie scheletriche con una componente flogistica importante».
Facendo seguito a un lavoro di revisione sistematica con metanalisi del 2017, che aveva portato a risultati promettenti ma non definitivi a causa della bassa qualità metodologica degli studi inclusi e della loro scarsa generalizzabilità in quanto tutti condotti in paesi asiatici, il contributo di Benny Antony e collaboratori depone a favore della validità del preparato fitoterapico, anche se limitatamente agli outcome sintomatici.
I partecipanti al trial, 70 pazienti di età compresa tra i 50 e i 70 anni, con diagnosi clinica di osteoartrosi del ginocchio secondo i criteri della ACR ed evidenza ecografica di sinovite essudativa e con sintomatologia dolorosa e compromissione funzionale, hanno assunto un estratto acquoso di Curcuma longa titolato in polisaccaridi bioattivi e curcuminoidi alla dose di 1.000 mg/die suddivisa in due somministrazioni (36 pazienti) o alternativamente un placebo con identica modalità (34 pazienti) per un periodo di 12 settimane.
Nel corso del follow-up sono stati controllati a intervalli prestabiliti attraverso esame obiettivo, misurazione soggettiva del dolore, della limitazione funzionale e della qualità di vita (con varie scale) e valutazione del versamento e della cartilagine articolare con risonanza magnetica (T2 relaxation time).
Nel gruppo in trattamento, rispetto al gruppo con placebo, è stato riscontrato un miglioramento sintomatico statisticamente significativo e superiore alle variazioni comunemente rilevate negli studi sui farmaci convenzionali (acetaminofene, Cox-2 inibitori, Fans), unitamente a un minor consumo concomitante di antidolorifici e antinfiammatori e a un numero inferiore di effetti avversi, due elementi che forniscono un’ulteriore conferma della rilevanza clinica dei risultati. Nessun cambiamento è stato invece osservato nei controlli radiologici, verosimilmente – come commentano i ricercatori – in ragione della durata troppo breve del follow-up.
«Lungi dall’essere una dimostrazione risolutiva, nel nostro studio abbiamo constatato una discreta efficacia dell’estratto di curcuma associato a un buon profilo di sicurezza – concludono –. Tanto che ci sentiamo di richiamare l’attenzione su questo prodotto vegetale come possibile opzione nel trattamento quantomeno sintomatico delle forme artrosiche a carattere infiammatorio».
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia