Alcuni ricercatori dell’Università di São Carlos, in Brasile, in collaborazione con i colleghi dell’University College di Londra, hanno proposto sul Journal of Cachexia Sarcopenia and Muscle una modalità efficace, semplice ed economica per prevedere il rischio di una futura disabilità funzionale negli anziani.
Analizzando i dati di oltre 3mila persone over 60 hanno confermato che la lentezza dell’andatura può essere considerata un predittore, indipendente da altri fattori, della perdita della capacità di svolgere le attività basilari e strumentali che sono fondamentali nella vita quotidiana.
«È un risultato importante perché facilita il monitoraggio del problema – ha affermato il gerontologo Tiago da Silva Alexandre, autore senior dello studio –. Consente a fisioterapisti, medici e geriatri ma anche a qualsiasi operatore sanitario di rilevare il rischio».
La perdita della capacità di eseguire in autonomia attività elementari, come alzarsi dal letto, fare il bagno, prepararsi i pasti o usare i mezzi di trasporto, può precedere o apparire contemporaneamente alla condizione di fragilità, riscontrata in un’ampia percentuale di persone anziane e che può essere definita come uno stato clinicamente riconoscibile di maggiore vulnerabilità, risultante da un declino associato alla riduzione della riserva fisiologica, con un conseguente aumento del rischio di cadute, ospedalizzazione e morte.
La diagnosi di fragilità comporta oggi una serie di valutazioni che possono essere complesse, richiedere attrezzature e questionari. «La velocità della camminata – ha dichiarato la prima autrice dell’articolo, Dayane Capra de Oliveira – è un indicatore semplice da rilevare, che permette agli operatori sanitari di identificare le cause precocemente, in modo che gli interventi possano risultare più efficaci».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia