
Radiografia di una colonna vertebrale con impianto di stimolatore
del midollo spinale
Credit: Mconnell, CC BY 3.0
La stimolazione del midollo spinale, tecnologia medica utilizzata per trattare le persone con mal di schiena cronico, non fornisce sollievo a lungo termine e può anche essere dannosa, secondo una recentissima revisione della Cochrane Collaboration. La stimolazione del midollo spinale comporta l’impianto di un dispositivo che invia impulsi elettrici al midollo con lo scopo di interrompere i segnali nervosi prima che arrivino al cervello.
In letteratura, gli autori hanno trovato 13 studi clinici randomizzati controllati, garanzia di una buona qualità scientifica, che hanno confrontato i risultati ottenuti con l’applicazione di questa tecnica rispetto all’assenza di trattamento in 699 partecipanti. La maggior parte degli studi disponibili ha però misurato solo i risultati a breve termine, meno di un mese dopo il trattamento, e solo in un caso la valutazione è avvenuta dopo sei mesi. In quest’ultimo lavoro, condotto su 50 pazienti, gli autori non hanno rilevato benefici significativi ottenuti con la stimolazione del midollo spinale sul mal di schiena rispetto all’assenza di trattamento. In compenso, un ulteriore controllo avvenuto a 12 mesi di distanza ha riportato eventi avversi come infezioni, danni alla colonna vertebrale o ai nervi, problemi alla vescica, oltre a problemi tecnici del dispositivo impiantato. Quattro pazienti hanno dovuto essere sottoposti a un nuovo intervento.
In Australia, i risultati della revisione sono stati sottoposti alle autorità sanitarie affinché vengano riviste le politiche di rimborsabilità per l’intervento di applicazione di questi dispositivi. «La stimolazione del midollo spinale è una procedura invasiva e comporta costi notevoli; alcune persone la scelgono come ultima opzione per alleviare il proprio dolore alla schiena, ma la nostra revisione ha rilevato che i benefici e i danni a lungo termine sono essenzialmente sconosciuti – ha affermato il ricercatore australiano Adrian Traeger, primo autore della ricerca –. I dati che abbiamo ricavato dalla letteratura scientifica suggeriscono anzi che i benefici sostenuti per l’intervento chirurgico non superano i costi e i rischi. La lombalgia è una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo e c’è un’urgente necessità di rivedere gli accordi di finanziamento per la cura del dolore cronico per aiutare i pazienti nella loro ricerca di sollievo. Esistono terapie fisiche e psicologiche basate sull’evidenza efficaci per il mal di schiena; garantire l’accesso a queste ultime è essenziale».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia